4 maggio 2009

DEGRADO NELL’INFORMAZIONE


Degrado……….come imbarbarimento, degenerazione, scadimento nell’informazione? Mi chiedono gli amici di Arcipelago. O piuttosto avvilimento, paura, caduta della tensione etica nel nostro lavoro? Ecco. I tempi difficili che stanno vivendo i giornalisti, in particolare i più giovani, in una professione in piena trasformazione tecnologica e investita da una crisi economica senza precedenti stanno rimettendo in discussione una certa pigra consuetudine nel fare un mestiere con grande competenza, ma un po’ senza anima, con una forte dose di cinismo ed indifferenza come se ogni cosa che accade fosse già prevista.

Difficile però generalizzare se penso alla fatica ed al rischio del cronista che si occupa di mafia e malaffare, che corre seri pericoli per la sua incolumità, perché minacciato e “avvertito” quando denuncia intrallazzi, descrive ambienti camorristi o racconta il business dei malavitosi! Penso però che il giornalismo, specchio fedele di un’epoca che vuole solo eroi spensierati e caciaroni si sia un po’ adagiato su modelli comodi e conformisti privi di capacità critica. Ma l’informazione ha tanti canali per raggiungere il suo pubblico e il modello che ci colpisce di più è sempre quello televisivo che ci propone troppo spesso un’informazione ingessata negli stereotipi provinciali e ripetitivi di questi ultimi anni. Ma tutto cambierà perché con la tecnologia che avanza, con i sistemi integrati fra schermo televisivo e pc, non ci sarà soltanto il compito cerimoniere dei salotti televisivi, ma il giornalista che interagisce con il pubblico, che esprime dissenso, controlla la veridicità della notizia, partecipa dal vivo al divenire degli avvenimenti con l’occhio critico di chi vede e sente.

I siti dei quotidiani che sono visitati da un numero crescente di lettori e la consuetudine della partecipazione alle piazze virtuali stanno infatti creando una nuova tipologia di cittadini lettori molto sensibili alla qualità dell’informazione. Nell’inchiesta, predisposta per il nostro ordine dal sociologo giornalista Enrico Finzi e presentata lo scorso ottobre nell’aula magna dell’Università Statale di Milano, abbiamo raccontato dell’impopolarità di cui gode il giornalista. “Quasi dodici anni fa l’immagine dei giornalisti in Italia era altamente vulnerata – ci racconta Finzi- c’era stata una perdita consistente di credibilità. Oggi le cose sono peggiorate. Ma la domanda sociale di buon giornalismo è altissima. Ci sono singoli giornalisti e singole testate che godono, in controtendenza di un vissuto collettivo e di un’immagine sociale altissima”.

Secondo la percezione di chi ci segue o ci legge il giornalista è bugiardo, incompetente, esagerato, corrotto, narcisista ed auto referenziale. Poco comprensibile, poco chiaro perchè parla in gergo, soprattutto quando affronta temi economici, tecnologici o specialistici. Fortunatamente, però i dati salvano alcuni di noi che riscuotono ancora la fiducia del pubblico perché guida equilibrata dei molti saperi della società contemporanea, traduttori e interpreti fedeli della realtà, punti di riferimento certi nell’alluvione informatica di internet. Persino gli utenti pubblicitari che considerano i giornali soltanto veicoli dei loro prodotti e il giornalismo come una seccatura inevitabile, stanno arrivando a capire che avranno bisogno sempre di più di giornali credibili ad alto tasso di qualità intellettuale. Nel futuro mondo ipertecnologico, conclude la ricerca, occorrerà poi ampliare la cultura professionale del giornalista e difendere l’autonomia reale sul terreno dell’etica.

Degrado dunque anche per il giornalismo? Come diceva recentemente il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, nel corso di un dibattito dedicato agli Stati Generali dell’informazione in Francia, in Italia la stampa non è considerata come un valore dell’identità culturale del paese, da salvaguardare, da sostenere nei momenti di crisi come oltr’alpe, ma, aggiungo io, in questo momento come un male necessario da tenere sotto osservazione……fino a quando le praterie di internet non avranno conquistato la maggior parte dei lettori.

Letizia Gonzales



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