4 maggio 2009

DEGRADO A MILANO


Questo scritto nasce un po’ per caso, durante una qualsiasi navigazione su YouTube, dopo aver digitato “Miano degrado”. Con una certa sorpresa vedo comparire una lunga serie di video amatoriali che illustrano la decadenza di alcune parti della nostra città e che potrete vedere voi stessi “cliccando”. Ho riflettuto a lungo sul “degrado” e sono arrivato a concludere che questo sia in realtà un termine assolutamente soggettivo. Ognuno di noi ha in mente un preciso “modello di environment decoroso se non ideale” e ne soffre per un qualsiasi deterioramento. Che Milano si sia “deteriorata” negli ultimi anni è un dato probabilmente condivisibile, soprattutto per chi ha visto la città mutare in peggio e ha deciso, come i nostri videoamatori, di denunciarne le forme, i modi e i costumi.

Qui non si cerca di aggiungere la voce del nostro magazine al coro di lamentazioni che giungono da ogni parte, anche perché non rappresenterebbe nulla di nuovo. Ci si limita – in questo caso – a dare spazio adeguato a chi ha deciso di mettere in atto forme di protesta attiva a un fenomeno sociale molto sentito.

 

Si inizia con le immagini di via Ferrante Aporti, dove una rampa è divenuta luogo di sosta e abbandono di immondizia di varia natura.

 

Si passa poi alle immagini dello sgombro da parte delle Forze dell’ordine nello stabile di via Gulli, dove le condizioni di vita dei suoi abitanti sono divenute da insostenibili sia per gli stessi inquilini sia per gli abitanti del quartiere.

 

Dello steso tema, una panoramica di edifici fatiscenti e abbandonati in diverse zone della nostra città, sino ad includere il famigerato parcheggio di Piazza San’Ambrogio: case popolari complete ma vuote, edifici cosparsi di graffiti, forse anche qualche rudere sopravissuto bene o male a bombardamenti e demolizioni incomplete.

 

Si passa poi ad un altro sgombro, questa volta in viale Bligny, con tanto di interviste agli inquilini del palazzo.

 

Ironico, e quasi compassato, il video amatore che mostra una serie di immagini poco edificanti della nostra città, che chiama appunto “Milano – la città della moda“, graffiti, scarichi abusivi, caselle della posta divelte, macchine parcheggiate in doppia fila e via discorrendo:

 

Eccoci al Giambellino: aiuole spelacchiate, silenzio e abbandono sono invece il soggetto di questo spezzone, con tanto di panchine divelte, edifici disabitati e la ormai consueta immondizia abbandonata ovunque.

 

“Oltre la beffa”: è il titolo di una video-intervista agli abitanti del quartiere Molise-Calvairate, che manifestano il proprio disappunto e commenti sulla riqualificazione urbana del quartiere appena conclusa. La delusione appare diffusa e generale. Come spesso accade a Milano, le migliori intenzioni si trasformano in un vero e proprio fallimento. Qualcosa ricorda l’esperienza di via Sarpi. Ma dove sono i responsabili?

 

Ci spostiamo alla metropolitana di De Angeli: un quartiere che faceva del proprio accesso alla metropolitana un motivo di vanto: ecco risultati: esercizi commerciali chiusi, graffiti ovunque.

 

Le “White di Rogoredo“, le case bianche, così come si presentano oggi: abbandono, condizioni abitative terribili e malsane dove prevale una povertà che tenta di essere decorosa, e tenta di eliminare da sé problemi come la presenza diffusa dei topi. Spazi comuni squallidi e vuoti, dove ogni guasto non viene riparato, gli immancabili graffiti, spazi verdi indecenti e mal tenuti:

 

E che fare della ex-scuola Gandhi, vuota da cinque anni, dove tristemente sventola ancora il tricolore?

 

E, inevitabilmente, l’Istituto Marchiondi a Baggio,uno degli esempi più chiari dell’architettura brutalista di Vittoriano Viganò, oggi occupato da centinaia di cittadini rumeni da ormai circa dieci anni. Inevitabile lo scontro tra i nuovi inquilini e gli abitanti di Baggio:

 

Altri giardini, altre zone: questo e’ piazzale Bacone, diventato discarica abusiva, macchine, cemento, pattume, poco altro:

 

Altra scuola, la Ada Negri, in via Comasina – forse non ne rimane che la demolizione:

 

E… gran finale: il nostro salotto buono, la Galleria Vittorio Emanuele: vedere per credere – dietro stucchi e decorazioni appartamenti abbandonati e murati per evitare le occupazioni abusive, circa trenta appartamenti vuoti i attesa che qualcosa si muova.



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