5 maggio 2009

EXPO 2015. SE NON LUCIANO STANCA, CHI?


Apprendista stregone, mago della pioggia, leader? Il percorso che attende colui al quale è stata affidata la responsabilità di gestire Expo 2015 è sicuramente ben erto e pieno di difficoltà, in parte create dagli stessi compagni di strada come spesso accade nella migliore tradizione italica.

Nondimeno, ogni persona dotata di buon senso non può che augurargli il miglior successo in questa ardua impresa: questo per il bene collettivo e per la reputazione del Paese, già sufficientemente messa a rischio in altri contesti.

 

Il tema del profilo della persona capace di gestire Expo 2015 è certamente complesso e va affrontato in modo rigoroso. A questo proposito ritengo utile prendere a riferimento un modello proveniente dagli studi di strategia d’impresa; secondo Chandler, un illustre studioso statunitense degli anni ’50, deve sussistere una relazione lineare e sequenziale tra “strategia-struttura organizzativa-persone”: più precisamente, una volta definita la strategia da parte dell’imprenditore (o della coalizione di comando) sarà costruita la struttura più adatta a implementarla e verranno inserite le risorse umane necessarie.

Possiamo utilizzare uno schema logico simile per costruire il profilo della persona in grado di gestire con successo l’Expo 2015, cercando quindi di individuare le principali sfide strategiche, il contesto organizzativo, e conseguentemente le qualità personali che si rendono necessarie. Quanto diciamo intende ovviamente prescindere dalle caratteristiche e dalla storia della persona che gestirà Expo 2015, che come è noto è stata scelta nelle scorse settimane e che già ha iniziato a operare.

 

Partiamo dal primo blocco tematico: in quale contesto strategico si muove e quali priorità deve perseguire la persona che gestisce Expo 2015? Il contesto è sicuramente molto articolato: fatti anche molto recenti hanno posto in evidenza una situazione di elevata conflittualità tra i diversi portatori di interesse sul piano politico, economico, istituzionale, ma anche della cultura e dell’approccio ai problemi.

A questo si aggiunge uno scetticismo diffuso nella pubblica opinione sulla reale efficacia di iniziative di questo genere e sul fatto che queste rappresentino un volano reale della crescita: al di là delle promesse e dei dati contenuti nei documenti di pianificazione finanziaria, è nota a tutti la debacle finanziaria rappresentata da gran parte dei Giochi Olimpici degli ultimi anni, delle varie Expo, Colombiadi e simili.

Sono presenti anche dubbi sulla “qualità” delle infrastrutture da realizzare, sulla loro riutilizzabilità e l’impatto reale che tutti questi investimenti possono (o non possono) avere sulla comunità.

A questo si aggiunge un ultimo non irrilevante elemento, rappresentato dal fatto che nel momento in cui scriviamo mancano ancora 2.700 milioni di euro di dotazione finanziaria: questo costituisce una evidente spada di Damocle nelle mani di colui o di coloro che ne possono decidere l’assegnazione.

A partire da queste considerazioni, il profilo della persona deve caratterizzarsi primariamente per un’elevata capacità di creazione di una visione positiva e condivisa dell’Expo. Questa deve essere percepita e vissuta come un progetto “win-win” dal quale tutti i portatori di interesse ottengono vantaggi reali non solo nel breve ma anche nel medio-lungo periodo.

Praticamente si tratta di capovolgere l’attuale percezione dell’Expo presso l’opinione pubblica: questo risultato deve essere raggiunto con un processo negoziale continuo, che sarà sicuramente non facile ma rappresenterà la reale garanzia di un successo anche “qualitativo” dell’Expo stessa.

La capacità di negoziazione della persona deve necessariamente basarsi sulla sua capacità di comprendere gli obiettivi delle altre parte coinvolte, cosa non sempre agevole in una situazione in cui attori economici, sociali, politici si mescolano e giocano partite contemporanee su più tavoli. In pratica questo significa ricreare le condizioni di collaborazione che hanno caratterizzato i momenti precedenti l’aggiudicazione, e che hanno generato quello spirito chiamato da alcuni qualificati organi di stampa “l’unità di Parigi”, momento che è stato vissuto dal nostro Paese come una reale discontinuità capace di creare aggregazione positiva.

 

 

Considerazioni analoghe possono essere svolte anche per gli elementi del profilo che riguardano gli aspetti propriamente organizzativi. Non è difficile ipotizzare che la struttura operativa che materialmente deve gestire la macchina Expo 2015 debba essere, coerentemente con lo spirito dei tempi, una struttura leggera e risparmiosa, composta da persone che provengono da esperienze ed entità diverse e solo in parte scelte direttamente colui al quale è stata affidata la macchina stessa. Il modello operativo e organizzativo sarà nuovamente molto complesso, verosimilmente un modello ibrido che contiene elementi di specializzazione funzionale, di project management, di sistema reticolare.

Per gestire efficacemente questo modello le capacità che devono essere presenti nel profilo della persona sono sostanzialmente due: la prima è quella di creare un team reale a partire da una situazione di partenza sicuramente molto frammentata, caratterizzata da numerosi elementi di incertezza e contraddistinta da modesti livelli di appartenenza delle persone all’entità Expo 2015 (perlomeno nella fase iniziale).

La seconda importante componente del profilo consiste in una superiore capacità di integrazione operativa, capacità che si rende assolutamente necessaria a fronte di un’operazione tanto complessa; questa capacità deve accompagnarsi anche a forti skills analitiche e di controllo (in particolare delle variabili di natura finanziaria).

 

Per chiudere queste considerazioni ritengo necessaria anche una riflessione sulle caratteristiche più propriamente “personali” che il ruolo richiede: si tratta di gestire una situazione sicuramente molto stressante, con un orizzonte temporale lungo (da oggi fino ai due anni successivi alla realizzazione dell’Expo): questo richiede una forte “integrity”, un grande dedizione e non è compatibile con altri incarichi di rilevo istituzionale.

L’assunzione della sfida Expo 2015 come impegno esclusivo sta a significare non solo la volontà di mettere in gioco la propria credibilità su un progetto complesso e rischioso, ma soprattutto la adesione della persona a un progetto che per essere ben gestito, richiede una forte discontinuità rispetto a precedenti esperienze avvenute nel nostro Paese. Come abbiamo ricordato sopra, in un certo momento felice questa discontinuità c’è stata: speriamo che possa riprodursi anche in futuro.

 

Carneade

 


 



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