13 marzo 2013

HABITAT URBANO E NUOVI INQUILINI


Quando c’è poco spazio per parcheggiare, o non ci sono spazi per far giocare i bambini, alla riunione di condominio c’è sempre maretta. Nelle città sta succedendo lo stesso: “un esercito di animali selvatici sta invadendo, non sempre pacificamente, le città. Si tratta soprattutto di uccelli, ma non solo: i parchi delle metropoli europee sono affollati di scoiattoli, istrici, moscardini, faine, donnole, tassi e conigli selvatici”.

L’11 dicembre 2012, causa caccia alla lepre di una volpe nelle vicinanze dello scalo milanese di Linate, un aereo della “scalcinata” Alitalia ha dovuto interrompere la procedura di decollo. Già un paio di anni fa erano state avvistate alcune di queste creature a bordo pista. Poco male: qualche migliaia di euro di danni e non ci sono stati feriti. In Inghilterra le cose sono andate peggio, non solo ci è scappato il ferito ma si rischiava il morto sbranato. A Bromley, un borgo di Londra nel sud-est della capitale inglese, una zona di confine tra la città e la campagna dove il limite è labile e le contraddizioni del genere umano diventano più evidenti, un bambino è stato attaccato di recente da una volpe nel suo lettino a casa.

La volpe è un canide diffuso nelle città che presentano vaste zone a giardino come in Inghilterra. L’areale di diffusione europeo della volpe è il più vasto tra tutti i canidi, include tutto il territorio continentale dal Circolo Polare Artico al Nord Africa, comprese alcune grandi città come Parigi e Londra, che ne ospitano colonie stabili. Il principale nemico della volpe è l’uomo, che la perseguita fin dalla più remota antichità. La caccia alla volpe è stata molto praticata sia per puro divertimento, come la famosa caccia in uso in Gran Bretagna, sia perché veniva considerato un animale dannoso per l’economia, in quanto è particolarmente abile a penetrare nei pollai.

Se la caccia alla volpe e ad altri animali selvatici (lupo, cinghiale, lepri …) che insidiavano nelle zone rurali gli animali domestici nasce in Europa nel 1500 come forma di controllo dell’espansione demografica degli animali selvatici e per evitare che gli eventuali vettori di malattie infettive entrassero in contatto con gli animali domestici, oggi con l’enorme espansione delle città il fenomeno sembrava enormemente scemato. Nelle isole britanniche, dove nel 2004, a seguito di un referendum la cruenta caccia alla volpe è stata bandita, si stanno verificando fenomeni a dir poco inquietanti. La caccia alla volpe viene fatta comunque, violando la legge manco fossimo in Italia, e le pressioni del e sul Partito Conservatore sono notevoli per l’abrogazione del Fox-hunting ban.

La volpe non è considerata specie a rischio, anche se le popolazioni sono periodicamente e localmente decimate da malattie infettive quali la rabbia silvestre (attualmente assente dal territorio italiano) e la rogna sarcoptica. L’elevata prolificità della volpe consente comunque recuperi numerici in tempi brevi (Boitani et al. 2003). La gestione della specie della volpe in Italia è influenzata dalla concezione di “animale nocivo” in quanto predatore di selvaggina minore. Di fatto non esistono indagini specifiche al riguardo, e sembra che le densità maggiori siano raggiunte grazie alla grande disponibilità alimentare rappresentata dalle discariche di rifiuti. L’abbattimento di volpi con lo scopo del controllo numerico si è rilevato inutile, mentre risulta efficace il controllo demografico per mezzo del contenimento delle fonti alimentari e del controllo sanitario attraverso vaccinazioni.

Nel milanese oltre a quello delle volpe, c’è il problema dei cinghiali, tutte le città che sono circondate da una rigogliosa e intricata foresta sono soggetti a “problemi di condominio”. Ma se nel milanese la questione non è ancora rilevante nella bergamasca oramai la questione è allarmante ed economicamente dispendiosa per la comunità al punto tale che c’è stato un accordo tra ambientalisti e agricoltori per costituire un tavolo … e magari scatenare anche i cacciatori che oggi emigrano nell’est europeo per cacciare, esportiamo dalle valli bresciane carabine e umani che le fanno funzionare. Una nuova forma di turismo!

Non mi sorprenderei se tra poco in Germania ricominciassero gli “attenti al lupo”. Gli “attenti all’orso” sono già apparsi sui quotidiani nazionali a proposito di Jj1 “BRUNO” che nato nel parco del Brenta Adamello, era emigrato in Germania (anche lui…), ma dopo aver sbranato qualche pecora è stato crudelmente e immediatamente abbattuto, della serie efficienza teutonica.

In Emilia Romagna a proposito di volpi si parla di: “(…) Inoltre l’Istituto superiore per la protezione della fauna selvatica è l’autorità che per legge è organo consultivo in materia e questo ha dato parere favorevole per l’intervento di contenimento numerico delle volpi. Gli interventi hanno come obiettivo quello di mantenere gli equilibri faunistici e inoltre devono tenere conto delle esigenze di coesistenza con le attività dell’uomo. Ci sono animali generalisti e opportunisti, come la volpe, che non hanno predatori né seri competitori e sono estremamente adattabili ai contesti antropizzati, si moltiplicano facilmente, predando piccola selvaggina e animali da cortile e da allevamento domestico e nei nostri territori si diffondono senza alcuna selezione naturale”. (1)

È proprio questo il punto coesistere permettendo agli animali selvatici di poter scorrazzare nelle campagne circostanti le città. Ma se trovassimo una grossa volpe nel Parco Sud di Milano o una volpe che insidia un bambino al parco Sempione o ai giardini Indro Montanelli grideremmo subito allo scandalo. In realtà il centro di Milano ne è pieno ma quelle son grigie e indossano la grisaglia.

 

Riccardo Lo Schiavo

 

 

(1) http://www.redacon.it/2012/08/23/gli-interventi-di-controllo-della-volpe-non-sono-caccia/



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