6 marzo 2013

TUTTO EXPO SALVO IL DOPO


Expo in tutte le salse. Si potrebbe dire che negli ultimi giorni Expo si sia materializzata in tutte le sue possibili sfaccettature: giochi di potere, cantieri, sviluppo, malaffare, trasformazione della città, marketing territoriale, ma ancora non è chiaro cosa succederà dopo. Expo come banco di prova dei rapporti di forza nel centro destra: scorcio di un incubo? Eravamo finalmente fuori dalla caccia alla poltrona che ha paralizzato Expo per i primi due anni e mezzo, che il cambio della guardia al Pirellone sembra farci ripiombare nello stesso guado. Chi sarà Commissario Generale? Pisapia auspica Maroni, Formigoni non molla, Sala apprezza le qualità pragmatiche del neo governatore, Maroni rilancia sulla nomina governativa, “non dipende da me”.

Sullo sfondo l’arresto di Piergiorgio Baita, amministratore delegato della società Mantovani aggiudicataria dell’appalto per la costruzione della ‘piastra’ per il sito espositivo di Rho-Pero, indagato per evasione fiscale in Veneto: Expo non è oggetto diretta né indiretta di indagine, ma la preoccupazione che l’inchiesta veneta possa ostacolare i lavori c’è, al punto da desiderare le dimissioni spontanee dell’ad. Il protocollo per la legalità nei cantieri, il tema della infiltrazioni mafiose tornano alla ribalta.

Expo approda in centro attraverso le Vie d’Acqua: finanzia il progetto per la Darsena e la risistemazione di piazza XXIV Maggio, si incunea in una vicenda che tocca la trasformazione e il cuore di luoghi simbolo per i milanesi. Più di 90 milioni destinati a realizzare il canale scolmatore che collegherà la Darsena al sito: l’area espositiva è ribassata rispetto alle autostrada, in caso di piogge ingenti potrebbe allagarsi e più si costruirà più si accentuerà il fenomeno. È un opera funzionale, non sarà navigabile, speriamo sia in grado almeno di disegnare il paesaggio, così come l’economia agricola sempre si è intrecciata alla costruzione della bellezza di parchi e giardini.

È partita la grande campagna di marketing territoriale: 20 milioni di visitatori attesi, la costruzione del network non coinvolge solo la regione Lombardia, ma le principali città d’arte italiane (Venezia porta di ingresso privilegiata) e le località delle riviere, per intercettare il turismo stagionale. Enit, reti delle comunità italiane nel mondo, roadshow, ingaggiati per divulgare l’immagine dell’Italia come “paese dell’arte e dei sapori”.

Giuseppe Sala l’amministratore delegato di Expo 2015, illustrando la ricerca redatta da un team della Bocconi sull’indotto della operazione, parla di 24,7 miliardi di produzione aggiuntiva dal 2012 al 2020 e 10,5 miliardi di valore aggiunto per l’Italia, che ricadrà soprattutto su Milano e la Lombardia, e 200mila posti (non necessariamente nuovi) di lavoro necessari.

Gli appalti vanno avanti: 67 milioni per la realizzazione delle strutture di servizio in legno lamellare, chioschi negozi e servizi su progetto del gruppo di architetti milanesi quarantenni che si è affermato nel concorso di idee, così come la costruzione di reti materiali e immateriali, ultima citata la nuova “metrò dei laghi” che collegherà Lugano a Malpensa.

La macchina è decisamente in corsa: non tutti a quanto pare ne sono informati. Una ricerca Eurisko commissionata dall’ente afferma che la metà degli italiani intervistati non sa che l’Expo sarà a Milano. Forse ancora più inquietante quanto racconta Stefano Boeri a margine di una assemblea cogestita al liceo Volta: solo 5 ragazzi su 300 sanno quale è il tema di Expo. Lo impareranno presto visto anche il numero di progetti che coinvolgono le scuole con il Ministero dell’Istruzione sui temi della alimentazione sana e sostenibile.

È al milanese medio che manca qualche tassello: per ora ha visto il viale delle bandiere tra Cairoli e il Duomo e ha capito che la sera potrà andare all’Expo a cena fuori, imbarazzato per la scelta tra le culture gastronomiche del mondo, potendo assistere a spettacoli conditi di son et lumière. Ma poco più: si dovrà conquistare e coinvolgere anche la platea più vicina, oltre che costruire i pacchetti turistici per quella lontana.

E alla città intera manca la consapevolezza di cosa sarà il dopo Expo: che fine faranno i padiglioni? Resterà un parco o si potrà costruire? Risposte sospese. Sappiamo che “come eredità permanente dopo la conclusione dell’Esposizione Universale, il progetto prevede la realizzazione di un polo internazionale di studio, ricerca e divulgazione, centro di attrazione per tutte le eccellenze dell’ecologia e della sicurezza alimentare, un soggetto senza eguali al mondo”, come afferma il comunicato stampa relativo all’intesa firmata tra ministero dell’Ambiente ed Expo 2015, ma sembra di intuire che “galleggerà” nel vuoto, tanto è indistinto il paesaggio circostante.

L’ipotesi del parco tematico, di cui si è parlato molto anche in queste pagine, non pare pervenuta. Emerge qualche dettaglio ai margini: nelle aree ex Alfa Romeo ad Arese, limitrofe al sito, verrà realizzato un parcheggio, con la promessa a fine esposizione di un cambio di destinazione. Predichiamo bene, ma razzoliamo così così.

Giulia Mattace Raso



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