6 marzo 2013

CRESCERE IN LOMBARDIA COI FONDI EUROPEI


La Lombardia investe ingenti risorse nella ricerca, innovazione e finanziamento a startup e spin-off universitari. Questi fondi vanno incrementati sia intercettando più finanziamenti Europei che attraverso accordi con istituzioni private. È questa la via per spingere il tessuto economico della regione verso percorsi produttivi legati all’innovazione e alle tecnologie: si tratta di ambiti che per loro natura risentono meno della concorrenza dei paesi emergenti.

Da qui può ripartire la crescita nella regione attraverso un impiego proficuo del patrimonio umano costituito delle tante capacità e conoscenze formatesi nei centri d’istruzione superiore, accademici e di ricerca, della Lombardia. Gli investimenti in questi settori andrebbero riqualificati e legati a obiettivi di produttività e capacità di innescare processi di crescita e sviluppo economico che possano essere oggettivamente valutati.

Gli investimenti in ricerca della regione, non dovrebbero meramente sovrapporsi ai finanziamenti nazionali alla ricerca universitaria replicandone i criteri e le strategie. Mentre lo stato nazionale ha il dovere, tutelato dalla Costituzione, di finanziare anche la libera ricerca e il sapere, questo compito non appartiene alla regione che ha invece il compito, dovendo anche far fronte alla scarsità di risorse disponibili, di promuovere il lavoro e lo sviluppo economico sul territorio.

Ecco allora che, se da un lato è da apprezzare il proposito di consultare i rettori di tutte le Università lombarde, è evidente che non dovrebbero essere queste a dettare i criteri del piano di erogazione e utilizzo dei fondi regionali nel settore della ricerca e innovazione. Criteri che invece dovrebbero seguire le direttive indicate dall’Unione Europea nel piano di coesione 2014-2020 adottato nell’ottobre 2011 e intitolato, significativamente, “Strategie di Ricerca e Innovazione per la specializzazione intelligente” anche per intercettarne i finanziamenti e ridare alla Lombardia il suo ruolo di regione centrale nel trainare lo sviluppo economico non solo dell’Italia ma dell’Europa tutta.

A differenza di quanto fatto dall’amministrazione Formigoni, il ruolo di controllo della regione non può limitarsi a stabilire i criteri d erogazione e, dopo l’erogazione, di controllo puramente formale dei modi di spesa. È ormai necessario stabilire criteri legati alle ricadute economiche: non solo pubblicazioni scientifiche, ma anche brevetti, contratti con aziende, formazione di startup e spin-off. In base a queste valutazioni aggregate che diano un indice economico dell’investimento, valutare poi la reiterazione dei finanziamenti. Dovrebbero essere evitati finanziamenti “a pioggia” e frammentati e criteri soggettivi per l’erogazione. Specialmente se di natura politica. Mentre i finanziamenti vanno concentrati in progetti che possano avere una copertura finanziaria adeguata a produrre ricadute economiche.

A tal fine sarebbe opportuno costituire un’agenzia nella quale concentrare tutte le risorse disponibili per gli investimenti nella ricerca e innovazione capace di seguire i progetti finanziati in tutte le fasi pre e post-erogazione. L’agenzia dovrebbe avere il compito non solo di indicare i percorsi attraverso i quali la ricerca finanziata possa risolversi in attività produttive innovative e in lavoro, ma anche essere di supporto per i soggetti ai quali i finanziamenti siano stati erogati.

Fondamentale, in questa prospettiva di riqualificazione della spesa in materia di ricerca e innovazione, è la valorizzazione di quel vasto patrimonio di conoscenze, capacità e talento costituito dai ricercatori precari delle università e centri di ricerca della regione, che ora in gran parte si disperde. Si potrebbe legare l’erogazione dei fondi regionali a startup e spin-off all’impiego a tempo indeterminato di un certo numero di ricercatori assegnisti e borsisti delle università e centri di ricerca. Il progetto della regione Emilia Romagna FESR segue le direttive illustrate e da esso si potrebbero trarre buone pratiche

 

Giuseppe Rotondo

 



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