26 febbraio 2013

IMU. MA LA VERITÀ MI FA MALE


Buona parte di questa campagna elettorale, o comunque la sua parte più fragorosa, sembra essersi giocata sulla questione dell’IMU. Ma il fragore aveva un riscontro con l’effettiva dimensione economica del problema? Vediamo: un quarto delle prime case non ha pagato nulla, essendo al di sotto dell’importo detraibile (a questo nessuno aveva ancora pensato, bisognerebbe suggerirlo subito chi promette il rimborso dell’IMU: andrebbe rimborsata anche la detrazione, se no gli “incapienti” ci rimettono, si tratta sempre di poco meno di 6 milioni di contribuenti/elettori!).

L’importo medio dell’IMU pagata sulla prima abitazione è 225 euro, per un totale di 17,8 milioni di contribuenti e un’entrata totale di circa 4 miliardi di euro.; il 36% dei contribuenti ha pagato meno di 100 euro (il 18 % meno di 50); il 62% è sotto i 200 euro; l’85% è sotto i 400 euro; sopra i 600 euro sono il 6,8% dei contribuenti; i contribuenti con un imponibile superiore a 120.00 euro l’anno (1,01% del totale) hanno pagato mediamente 629 euro.

In generale l’esame del rapporto IMU / imponibile dimostra che c’è stata una buona progressività; per finire, l’introito complessivo dell’IMU sulla prima abitazione ad aliquota standard è stato di 3,4 miliardi, contro i 3,3 dell’ICI prima casa del 2007 (poi è stata abolita): cento milioni di differenza, mediamente 5,62 euro per abitazione. La differenza tra i 4 miliardi complessivi e i 3,4 ad aliquota standard è relativa alle variazioni di aliquota introdotte dai Comuni, che ne rispondono, nel bene e nel male-

Una simulazione sui dati (proprietà/rendite catastali) del 2010, dà come risultato che a seguito della maggiorazione dell’importo detraibile per la prima abitazione rispetto all’ICI 2007 (200 euro contro 103,29), il 74% delle abitazioni risulterebbe avere un’imposta minore a quella del 2007 nonostante la maggiorazione dei coefficienti (sempre ad aliquota standard, cioè al netto delle variazioni comunali dell’aliquota).

I dati che ho riportato sono ricavati da un rapporto del Dipartimento delle Finanze, reperibile facilmente sulla front page del Ministero dell’Economi e delle Finanze col titolo: “IMU – Analisi dei versamenti 2012“. Il rapporto è dettagliato e interessante, per chi desidera approfondirlo personalmente, può cliccare qui:

Mentre scrivo non si è ancora votato, e non so se l’IMU verrà rimborsata. Ma se ciò avvenisse, il risultato paradossale sarebbe questo: verrebbero prelevati soldi dalle casse dello Stato (perché di questo comunque si tratta: che provengano da un fantomatico accordo con la Svizzera, dalle tasse sulle sigarette o da qualunque altra posta del bilancio, sono soldi delle casse dello Stato cui ciascuno contribuisce con le varie imposte e tasse che paga; soldi che lo Stato deciderebbe di spendere in questo modo anziché in un altro, ad esempio per rimborsare il debito nei confronti delle imprese o per diminuire le tasse a tutti i contribuenti) per versarli a una parte dei contribuenti in maniera inversamente progressiva rispetto al reddito: ad esempio, chi non ha casa in proprietà o aveva un’IMU inferiore alla franchigia, non riavrà nulla, ma vedrà una parte delle proprie tasse spesa per rimborsare 600, 700, 1.000 euro ai contribuenti più ricchi. Evviva!

Ma, a parte questo aspetto paradossale, l’andamento dati di questa vicenda meritano una considerazione più generale: è possibile che in questo sciagurato paese non ci sia stato uno che si sia alzato a dire: “scusate, ma ci rendiamo conto che una casa ha bisogno che qualcuno asfalti la via, la spazzi, dia l’illuminazione pubblica; che qualcuno smaltisca gli scarichi della fognatura, metta i vigili e i semafori, curi i parchi e i giardinetti, gestisca i servizi scolastici comunali -e si potrebbe continuare.

Ma davvero c’è qualcuno che può pensare che questi servizi costino meno di 225 € all’anno, meno di 62 centesimi al giorno, per ogni casa servita, compresa la prima?”. (Forse è il caso di precisare che il conto esatto dei 225 euro è noto ora, ma non è una sorpresa, perché la previsione di novembre, basata sulla sola aliquota standard parlava di 209 euro).

E allora dove sta il problema, con l’IMU? Dei problemi ci sono, certo, e qualche correzione andrebbe studiata: i soldi dell’IMU dovrebbero andare direttamente ai Comuni, e il minor trasferimento di risorse (fino all’azzeramento) dallo Stato ai Comuni dovrebbe subito trasformarsi in un equivalente alleggerimento della pressione fiscale dello Stato; i valori catastali sono distorti, e questo si riflette sulle operazioni di trasferimento di proprietà, quindi bisognerebbe subito porre mano a una revisione degli estimi; le aliquote potrebbero forse essere modulate con più progressività a carico dei grandi patrimoni (il primo scaglione di contribuenti, quelli fino a 10.000 euro di reddito, ha pagato mediamente 187 euro di IMU prima casa).

Queste sono le critiche che potevano e dovevano essere fatte, a partire però dal fatto che l’IMU è culturalmente sacrosanta, che la regola generale in tutta Europa è che le imposte sugli immobili, prima casa compresa, (che sono più alte che in Italia) servono a finanziare i servizi locali. Punto.

Se qualcuno avesse avuto questo coraggio, avrebbe evitato se non altro di condannarsi alla rincorsa di quello che la spara più grossa, rincorsa inutile perché c’è sempre uno, incurante del ridicolo, che spara più in là: “diminuisco l’IMU “… “e io l’azzero”… “e io ve la rimborso”.. ” e io vi regalo anche sette pentole e due materassi” …..

Dirò di più: l’IMU è anche morale ed educativa (bisogna anche avere il coraggio di usare parole desuete e considerate piuttosto ridicole), perché è l’unica imposta veramente federale, che consentirebbe di misurare in maniera ravvicinata l’uso più o meno efficace dei nostri soldi, di stabilire un controllo del rapporto imposte/servizi a portata del cittadino. E soprattutto perché dire alla gente che l’IMU è iniqua di per sé vuol dire continuare a lisciare il pelo agli elettori facendo pensare che i servizi che ognuno di noi usa li deve pagare qualcun altro: e sappiamo come va a finire, questo qualcun altro è poi il debito pubblico, cioè il futuro, cioè il domani dei nostri figli. A meno che l’aumento smisurato del debito e degli interessi non ci seppellisca tutti molto prima.

 

Ciro Noja

 



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