26 febbraio 2013

LE PROMESSE ELETTORALI E LA PROVVIDENZA


 

È raro avere le informazioni necessarie e sufficienti a rendere chiare le conseguenze delle nostre scelte in situazioni complicate. In politica, rarissimo. Ma dai risultati delle elezioni sono evidenti le conseguenze delle scelte di una parte politica (non abbiamo più partiti, movimenti, organizzazioni, grazie a una legge elettorale unica al mondo che nessuno ci invidia). Restituire l’IMU (in contanti se si vuole), fare un condono tombale (dopo i recenti giù tumulati), sanare gli abusi edilizi e costruire il ponte di Messina. È un annuncio di poker che ha portato via il piatto, o quel che ne rimane.

La restituzione dell’IMU prelude inevitabilmente a prelievi alternativi, non necessariamente fiscali perché si pagherà, se l’IMU sarà restituita, perdendo o pagando servizi sanitari, scolastici, sociali prima gratuiti. Si rinuncerà anche a riformare lo Stato e le istituzioni pubbliche, specie locali, che di IMU vivono. La promessa di restituire i soldi in contanti, inoltre, annuncia la più grande operazione di riciclaggio della storia e del mondo, come osserva un sacerdote che conosce bene il suo gregge.

Il condono fiscale tombale – quante volte va seppellito un fisco già moribondo? – è un incentivo a realizzare operazioni scorrette, illegali e criminali nella certezza dell’impunità. L’obiettivo non è di evadere o eludere il fisco, che per molte categorie emerse o sommerse già non esiste, ma affermare il diritto di fare ciò che si vuole: voi, ceto medio e pensionati, non sapete chi siamo noi, e va bene così.

Il condono edilizio è anche peggio, perché rende capillare l’infiltrazione criminale, la ufficializza e legalizza, se così si può dire trattandosi di azzerare le leggi. Anche in questo caso l’annuncio è un invito a progettare e realizzare ciò che verrà condonato, ma il guaio più grosso consiste nel fatto che in questo modo nell’industria edilizia a essere premiati sono (tecnicamente) i malfattori, che già da anni hanno invaso il campo in modo sistemico, approfittando sia delle complicità e della corruzione che delle proprie iniziative imprenditoriali “che non si possono rifiutare” e sono ormai di vasta gamma (dagli iniziali subappalti al partenariato, all’azionariato e al puro e semplice subentro). In tempi di credito razionato, oltre che di crisi, la liquidità di cui dispone la criminalità è una leva irresistibile di penetrazione e definitiva conquista di un mondo già largamente infiltrato.

Il ponte di Messina è la ciliegia sulla torta. Si rivolge direttamente agli interessi, grandi e piccoli, che da sempre giocano sull’uso strategicamente fantasioso e finanziariamente perverso delle risorse pubbliche (ormai molto scarse anche sul piano del credito internazionale), ed è evidente che ciò che conta è avviare i lavori, non concluderli, com’è nel costume italico e da tempo anche lombardo (pur potendosi sempre meno sfruttare i lavori avviati quali garanzie per ulteriori finanziamenti a spese di pantalone, che non ne è informato).

Il minimo comune denominatore di queste chiamate ad hoc alle urne è il salto di qualità verso il potere legislativo (verso il presunto riparo dalle leggi anche internazionali) della lotta per bande che oggi oppone tra loro gli affiliati nell’accaparrarsi risorse (non solo finanziarie) sempre più scarse.

Tutto ciò è da anni evidente all’estero, in particolare in Europa, grazie a una maggiore maturità civile e a una migliore informazione. Con il programma elettorale prima richiamato, la Provvidenza interviene a fare chiarezza per chi in Italia vuole capire. Naturalmente, come si sa da sempre, specie in Lombardia, la Provvidenza non fa tutto il lavoro. Ci sarebbe voluto anche discernimento da parte di noi italiani e in particolare lombardi, che non da oggi siamo nell’occhio del ciclone, e lo chiamiamo modello lombardo.

Molti non hanno avuto orecchie per intendere e hanno fatto il giochino delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano. La maggioranza ha fatto come le scimmiette, saremo trattati da scimmiette. Tutti.

 

Giuseppe Gario

 

 



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