26 febbraio 2013

Scrivono vari – 27.02.2013


Scrive Stefano Rolando
Voglio fare un bilancio a caldo degli esiti delle elezioni in Lombardia. In un Parlamento nazionale dove rientrano i Razzi e gli Scilipoti,  si disegna un paese che non sceglie fino in fondo il cambiamento. E che  mette persino in dubbio la possibilità di realizzare una transizione. Aveva forse ragione Claudio Bisio a lamentarsi, a Sanremo, degli italiani e della loro disponibilità a credere alla demagogia di certa politica. Ai predicatori di menzogne costruite artificialmente.
Nel corso della campagna in Lombardia Umberto Ambrosoli si è rifiutato di usare quei linguaggi, quei metodi. Sono stati disegnati percorsi di riscossa possibile. Economica e civile. Con un programma attentamente compatibile. Questa proposta, come centrosinistra, ha fatto fare un balzo avanti rispetto al voto di due anni fa. Di sette anni fa. Di dodici anni fa. Eccetera. Il “Patto Civico per la Lombardia” è stato così portato in partita. Per correre fino all’ultimo per un risultato in cui il voto disgiunto avrebbe potuto essere  il segno, civilissimo, di chi tiene fede alle proprie opinioni di parte,  ma poi ragiona politicamente sulle questioni decisive. Se ne è tanto parlato ma poi, a conti fatti, quel voto disgiunto proveniente dal centro ha forse più premiato il centrodestra che il centrosinistra. Qualcuno farà meglio le analisi dei flussi.
Sulle questioni decisive la coalizione di Umberto Ambrosoli ha rimesso la Lombardia nella strada della riscossa. Lo ha fatto  con una coalizione rinnovata, coesa, ringiovanita. Ma nelle urne poi limitata solo al PD e alla Civica. Una coalizione pronta a fare comunque la sua parte per il futuro della società lombarda. Ha conquistato intanto le città più importanti della regione (Milano, Bergamo, Brescia, Monza, Lecco). Non è poco. Segnalando che il centrodestra governa per il suo successo nel contado e il centrosinistra ottiene il suo miglior risultato ventennale per il suo successo nelle dimensioni urbane. E ha conquistato il favore dei sindaci e la sinergia piena con Milano. Siccome Umberto Ambrosoli ha detto – accettando il verdetto delle urne nella conferenza stampa al Pirellone –  che è giusto avere un pensiero autocritico, forse si può dire che  per non correre dietro alla faciloneria del centrodestra in materia di tasse (al centro delle campagne sia di Maroni che di Berlusconi) e sulla questione settentrionale, questi due argomenti – che comunque interessano la gente – sono stati trattati  magari in modo non semplice, in modo non molto comunicativo. Il programma ne ha parlato, seriamente, ma magari non con la presa degli slogan che il centrodestra ha sbandierato.
A buoni conti è giusto chiedersi: chi l’ha spuntata? L’ha spuntata una coalizione che, in realtà, perde pezzi e voti, rispetto al passato. Ma non abbastanza per perdere anche un potere che detiene contro l’evidenza di un ciclo davvero esauritosi. Una guida leghista che ha in Lombardia una vera e propria ridotta perché quella Lega è al lumicino nel paese. “Vincendo in Lombardia abbiamo salvato la Lega” ha ammesso Maroni. Annunciando offensive verso Roma e verso Bruxelles.
Con l’influenza decisiva di un Berlusconi abile propagandista, che l’ Europa vede come un pericoloso salto nel passato, ma a cui l’elettorato italiano riserva ancora una quota di consenso che gli permette di mantenere in vita la confusione della “seconda Repubblica” in cui è stata rimandata l’ora dei bilanci irrevocabili. Utili sia a destra che a sinistra. E finalmente utili soprattutto alla salvezza delle istituzioni.  Vince poi il potere televisivo che ha messo Maroni e Berlusconi nelle case dei lombardi a ogni ora del giorno e della sera grazie al loro ruolo nazionale e che ha favorito enormemente Grillo per la sua spettacolarità. Il bilancio televisivo resta per Umberto Ambrosoli  un esito iniquo non corretto dalle istituzioni e dalle normative vigenti. Vince infine una coalizione che non assicura stabilità, perché gli elementi di rissa e di polemica interna sono visibili a tutti. E si esprimeranno, anche se il potere attutisce i conflitti.
Il centrosinistra lombardo ha  proposto un cambiamento ragionevole, non avventuroso, con percorsi responsabili di governo per rimettere in moto l’economia e assicurare benessere e sviluppo. Questo ha prodotto cinque punti di consenso in più rispetto al voto dello stesso centrosinistra alla Camera e quasi dieci punti in più rispetto al voto del centrosinistra al Senato. Un capitale politico in larga parte connesso agli oltre 7 punti di risultato della Lista Civica “Con Ambrosoli Presidente” che elegge, senza premio di maggioranza, quattro consiglieri più lo stesso Ambrosoli. Prevale, in buona sostanza, sia pure di poco, la paura di abbandonare i vecchi porti, di riprendere un cammino più libero e più coraggioso. Prevale ancora una volta la propaganda.
Umberto Ambrosoli ha annunciato questa sera di voler lavorare per assicurare una cultura di opposizione che si assume la responsabilità di favorire migliori istituzioni al servizio di una società’ migliore. Facendo gli auguri a Maroni a metà scrutinio gli ha anche detto che si appresta a farlo con lo spirito del “cane da guardia”.  Sperando che sia possibile il raccordo tra tutte le forze che esprimono novità e al tempo stesso inquietudine per le pesanti eredità che il centrodestra ci ha lasciato e che non sono state ancora  debellate.

Scrive Luciano Bavestrelli ad ArcipelagoMilano – Mi sono letto tutto, o quasi, l’ultimo ArcipelagoMlano e vi ho trovato tanti articoli interessanti, in particolare quello sulle donne di Camilla Gaiaschi e quello di Andrea Boitani sui trasporti. Mentre quello sull’urbanistica di Matteo Bolocan Goldstein e Andrea Di Giovanni mi è sembrato, francamente, prolisso e poco comprensibile; ma forse è un problema mio, da ingegnere, che capisce poco il linguaggio astruso degli urbanisti. Ma la domanda è: se lo capisco poco io, che ho una certa formazione e credo di non essere stupido, quanti ne capiranno qualcosa?



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