26 febbraio 2013

cinema



PROMISED LAND

di Gus Van Sant [U.S.A., 2013, 106′]

con Matt Damon, John Krasinski, Frances McDormand, Rosemarie DeWitt, Hal Holbrook

“Io non vendo gas naturale ma la voglia di ricominciare”. Si presenta con questa frase da manuale del perfetto venditore, Steve Butler (Matt Damon), protagonista di Promised Land e miglior procacciatore d’affari della multinazionale del gas che rappresenta. Steve è abituato a vendere illusioni. Gira il Paese prospettando alla gente una facile soluzione ai suoi problemi economici, una “terra promessa” nascosta sotto la propria fattoria o i propri terreni.

Dave Eggers, creatore del soggetto, Matt Damon, nelle vesti di sceneggiatore e Gus Van Sant ci raccontano l’ultima missione di Steve prima di diventare dirigente della Global; l’ultima occasione in cui è costretto ad affrontare personalmente tutta questa gente che lui vede esclusivamente sotto forma di profitti per l’azienda. McKinley, in Pennsylvania, è però un posto diverso dagli altri. La democrazia sembra trovare un buon modello di attuazione, le assemblee ricevono partecipazione e importanza e la gente si aiuta per una salvezza comune. Non un terreno fertile per gli imbonitori.

La sceneggiatura di Matt Damon parte da questo radicale contrasto per evidenziare lo scontro tra valori. Da una parte il cinismo di chi approfitta e lucra sulla debolezza del prossimo, sulla povertà a seguito della crisi agricola e sull’incertezza del futuro. Dall’altra l’onestà e dignità di una popolazione che, nelle vesti di una bambina che vende limonate, decide di non farsi comprare dal denaro degli avvoltoi. Valori che Steve finisce per recuperare, rendendo così Promised Land, una storia di redenzione. Non la prima di questo 2013 cinematografico, se pensiamo al capitano di Flight (Robert Zemeckis – Denzel Washintgon) e all’ex poliziotto di Broken City (Allen Hughes – Mark Wahlberg).

Con una ripresa dall’elicottero dei terreni ancora incontaminati di McKinley, Gus Vant Sant ci saluta in chiave ottimistica. Le multinazionali milionarie sono formate da uomini come Steve Butler, che chiudono a chiave la propria coscienza. Non bisogna, tuttavia, perdere la speranza in persone comuni come Alice (Rosemarie DeWitt) e il professor Yates (Hal Holbrook) capaci di trovare il grimaldello giusto per andarla a recuperare.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Apollo, UCI Cinemas Bicocca.

 

«SCUSATE, MA NON HO SAPUTO RESISTERE»

«Scusate, ma non ho saputo resistere», sì congeda con questa battuta il Dottor King Schultz in Django Unchained [USA, 2012, 165′] di Quentin Tarantino. Allo stesso modo Christoph Waltz, attore austriaco che interpreta King Schultz, ha salutato la platea degli Academy Award dopo aver ricevuto l’Oscar al Miglior attore non protagonista.

Quello a Waltz è stato un Oscar quasi “scontato” dopo l’eccellente interpretazione del cacciatore di taglie che accompagna Django verso la liberazione della sua amata moglie. Così come, qualche anno fa, era stato giustamente premiato per la parte del colonnello SS Hans Landa in Bastardi senza gloria [USA, 2009, 153′].

Due interpretazioni indimenticabili, quelle di Waltz, entrambe scritte e riprese dalla mano di Quentin Tarantino. Waltz stesso, nel 2009, riconobbe il merito del regista che «con i suoi metodi di navigazione poco ortodossi» era riuscito a condurre la nave verso il successo; ancora nel 2013, l’attore ha ringraziato «il creatore del suo maestoso mondo, Quentin Tarantino». E, per il “maestoso mondo” creato in Django, anche il regista viene premiato dagli Academy per la Miglior sceneggiatura originale.

Un’accoppiata irresistibile Tarantino – Waltz fa tenere gli occhi incollati alla magia dello schermo, facendo crescere il prurito del desiderio di uscire dalla sala per citare, raccontare, ricordare quelle battute e quelle sequenze che gli spettatori non si stuferanno mai di vedere e rivedere.

«Ho fatto un bingo!», esulterebbe il Colonnello Landa di Bastardi senza gloria. L’ha fatto anche Waltz, il bingo, con due nomination e due premi ritirati. Ma, soprattutto, il bingo l’abbiamo fatto noi amanti del cinema scoprendo che quando Tarantino e Waltz lavorano insieme c’è sempre il rischio che stia per nascere un capolavoro.

La notte degli Oscar, ovviamente, ha premiato anche altri meritevoli, ma quando ho visto l’attore austriaco e Tarantino salire sul palco… «Scusate, ma non ho saputo resistere»!

Paolo Schipani

 

CIRQUE DU SOLEIL: MONDI LONTANI

di Andrew Adamson [Cirque du Soleil: Worlds Away, USA, 2012, 91′]

con Erica Kathleen Linz e Igor’ Zaripov, e gli artisti del Cirque du Soleil (Las Vegas)

Una fiaba antica dal sapore orientale delle Mille e una notte. Nel racconto cornice di una fiera di campagna una ragazza senza nome (che chiameremo Alice) un po’ spaesata incrocia l’amore della sua vita, un giovane trapezista che si esibisce nel piccolo circo interno alla fiera. Durante lo spettacolo il Trapezista (tutti i personaggi sono anonimi nel film), commette un errore, cade e la sabbia del palco si tramuta in un vortice che inghiotte il Trapezista e Alice portandoli in un Paese delle Meraviglie, dove vengono separati da esseri semi-umani che imprigionano il giovane. Alice con in mano un volantino del Trapezista (mezzo del riconoscimento finale) va in cerca dell’amato, guidata dal suo Bianconiglio, un triciclo che si muove da sé, all’interno dei padiglioni circensi che creano questi mondi lontani. Il Trapezista viene liberato da alcuni amici che lo portano nell’ultimo padiglione della giungla fatata, senza che prima riesca a incontrare Alice, ma solo a intravederla…

Un amore, separazione, peripezie, riconoscimento e, infine, ricongiungimento in un mozzafiato gran pas d’amour, un duetto sospeso sulle corde. Una trama antica che ha luogo in un Paese delle Meraviglie dove il teatro entra nel teatro in una spirale metateatrale, dove non importa nascondere i trucchi di scena: è questo il circo!

Come in tutte le fiabe, la morale. Quello è un Paese delle Meraviglie, nel quale le navi sono sospese nell’aria, i combattimenti avvengono su pareti verticali e il mimo diventa sovrano assoluto, prendendo il posto delle parole e persino dei nomi; ma quelle meraviglie sono create da uomini, con l’aiuto di costumi, cavi di sicurezza e tanto esercizio fisico: possiamo vivere la nostra vita come una meraviglia, come un circo.

Un’avventura da non perdere per chi, grande o piccino, abbia voglia di sognare.

Domenico G. Muscianisi

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti