26 febbraio 2013

musica


ALZEK MISHEFF

Nel 1971 aveva da poco compiuto trent’anni e, fuggito dalla sua Bulgaria ancora schiacciata dal tallone russo, arrivava a piedi in Italia per cercar fortuna; non sappiamo dire se l’abbia “trovata” o meno, certo se l’è costruita e molto bene, con grande creatività e caparbietà, soprattutto con le sue straordinarie qualità artistiche. Ha presto sposato una bella architetta milanese, con la quale vive tra Milano e una splendida casa-museo di Acqui, e ha due italianissimi figli.

Molti lo ricorderanno per il concerto-installazione Musica del cielo del 1979 in piazza del Duomo, poi la Traversata dell’Atlantico a nuoto del 1982 (con un sottotitolo che è anche un sottointeso, Piscina della Queen Elizabeth II); o per 500 Ritratti dipinti a mano, con cui nel 1984 ha tappezzato i muri di cinque città, Milano compresa, e per i suoi 365 volti di Un ritratto al giorno, del 1991. Ma Alzek Misheff non è solo pittore o performer, è anche musicista – sicuramente un musicista sui generis e sicuramente interessante – che pochi giorni or sono ha realizzato un’opera molto particolare della quale ci fa piacere darvi notizia e per cui oggi parliamo di lui in questa rubrica.

Essere pittori e musicisti non è usuale, e il modo in cui Misheff è musicista di usuale non ha proprio nulla. Qualche anno fa inventò uno strumento con il quale dipingeva e componeva musica insieme: armato di pennello e colori, davanti a un cavalletto con una tela immacolata e a un pianoforte a coda, ritraeva un volonteroso rappresentante del pubblico – o un qualsiasi altro soggetto, o inventava un paesaggio – ma con quello stesso gesto produceva suoni tutt’altro che casuali attraverso i tasti del pianoforte. Il suo era una sorta di pennello elettronico – come fosse un telecomando – con cui posava realmente il colore sulla tela, apparentemente in modo tradizionale, mentre i tasti del pianoforte comandati dallo stesso pennello si mettevano in movimento generando una melodia. Quando il pennello si portava più in alto sulla tela le note prodotte dal pianoforte diventavano più acute, al contrario mano a mano che il pennello si abbassava la melodia si portava su note più gravi. Non solo. Quanto più velocemente il pennello si muoveva sulla tela, tanto più si alzava il volume del suono e viceversa. Poteva sembrare un gioco innocuo e privo di significato, si capiva invece molto bene che sia l’esito pittorico che quello musicale erano perfettamente controllati dal loro autore e in stretta e sorprendente relazione tra loro.

Questa performance fu ripetuta più e più volte, davanti a pubblici anche molto diversi, con risultati sempre apprezzabili e convincenti, tanto che nel 2005, al Padiglione d’Arte Contemporanea, Misheff diresse il Concerto per violino Stradivari, pianoforte Disklavier e quartetto di violini-telefonini con il violinista rumeno Eugen Sarbu, una performance in cui musiche di Bach e di Paganini venivano eseguite da un autentico Stradivari e da una specie di pianola a relais elettrici, comandati a distanza da una bacchetta a raggi infrarossi (il Disklavier), registrate e riprodotte da un quartetto di telefonini (!). E due anni dopo, alla Biennale di Venezia, con una orchestra di flauti realizzò il concerto di chiusura Scambiarsi un suono di pace: Harmonia mundi per Joseph Beuys.

L’ultima opera, di cui vogliamo parlarvi, è stata realizzata fra gennaio e febbraio di quest’anno: è un grande affresco – in realtà una tela di circa 9 x 3 metri – che fa da fondale alla Sala del Consiglio Comunale di Acqui e rappresenta un’orchestra sinfonica con il direttore rivolto al pubblico come per salutare o ringraziare, e dunque rivolto anche allo stesso Consiglio, quasi a dirigerne i lavori come si trattasse di una seconda, democratica e armonica orchestra formata dai rappresentanti del popolo.

Pensate che meraviglia un Consiglio Comunale che si confronta vis-à-vis con un’orchestra sinfonica tanto da esserne influenzato, con i Consiglieri spinti a comportarsi come quei musicisti che devono fondere le loro sensibilità e unire le loro competenze per finalizzarle a un unico risultato e raggiungere una perfetta concertazione!

La cosa ancor più sorprendente è che, non avendo ovviamente il Comune i soldi per ordinare e acquistare un’opera così impegnativa, vi hanno provveduto con una sottoscrizione alcuni cittadini, moderni mecenati, che hanno accettato di essere ricompensati solo con una targa apposta sotto la tela che li ricorderà insieme al nome dell’autore. Come qualche secolo fa.

Link al video della inaugurazione dell’opera:

http://www.youtube.com/watch?v=B0kbN9h8xWc&feature=youtu.be

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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