19 febbraio 2013

UNA SVOLTA PER I TRASPORTI IN LOMBARDIA


Lasciare in Lombardia che la pianificazione territoriale e la programmazione e organizzazione dei servizi andassero, malamente, ciascuno per conto proprio ha generato mostri: 1) Una marmellata insediativa in fuga dalla rendita urbana, avida di suolo al punto che il consumo quest’ultimo è andato accelerando, nonostante la quasi stazionarietà della popolazione. 2) Servizi di trasporto pubblico, che non fanno “sistema”, incapaci di soddisfare esigenze di spostamento sempre più diversificate, di servire insediamenti sempre più sparpagliati, con la conseguenza che è aumentato il numero dei “forzati dell’auto”.

3) Crescente congestionamento delle infrastrutture stradali, cui si è risposto programmando nuove strade e, soprattutto, nuove autostrade (le uniche che, in teoria, si ripagano con l’esazione di pedaggi). Una risposta molto costosa, vista l’antropizzazione comunque elevata dei territori attraversati e ulteriormente consumatrice di suolo. Ma anche una risposta a rischio, vista la scarsa disponibilità a fornire le risorse necessarie da parte dei soggetti privati in teoria impegnati nel finanziamento di opere come Tem e Pedemontana. 4) Una qualità dell’aria che non ha beneficiato quanto sarebbe stato possibile delle minori emissioni consentite dagli avanzamenti tecnologici nel campo dei motori proprio perché troppe auto continuano a circolare per troppi chilometri in strade troppo congestionate.

A questa costosa anarchia programmatoria ha fatto da incongruo pendant il disegno formigoniano di concentrazione monopolistica della gestione dei servizi ferroviari (con la fusione tra Le Nord e Trenitalia per i servizi regionali). Disegno che ora qualcuno sogna di ampliare con l’adesione al conglomerato della milanese ATM. Più che un sogno un incubo, in cui le inefficienze non si sommano ma si moltiplicano e il potere di resistenza a qualsiasi processo di innovazione e di concorrenza non si moltiplica ma si eleva a potenza. La legge regionale di riforma del Trasporto pubblico locale (LR 6/2012) voluta dall’assessore Cattaneo e che tutti i partiti hanno approvato in Consiglio prevede lotti così grandi per le (future) gare relative ai servizi su gomma da prefigurare procedure competitive cui di fatto possono partecipare solo gli operatori già esistenti, magari consorziati tra loro per raggiungere le dimensioni minime necessarie. Insomma: finta concorrenza.

Per fortuna, il programma della coalizione, del patto civico che sostiene la candidatura di Umberto Ambrosoli alla presidenza della Lombardia su entrambe le questioni è chiarissimo.

La pianificazione delle infrastrutture e dei servizi di trasporto deve essere integrata con la pianificazione territoriale e con le politiche volte a favorire la mobilità abitativa sul territorio, al fine di servire realmente i bisogni dei cittadini […] garantendo soprattutto i cittadini meno abbienti” (p. 50). Poche pagine prima è chiarito che tra gli obiettivi della politica ambientale e territoriale è “una regione a consumo zero di suolo, attraverso il riuso delle aree urbanizzate e del patrimonio edilizio esistente e la diffusa manutenzione degli spazi aperti naturali” (p. 45). E naturalmente si può attuare un rigoroso regime di compensazione tra nuovi metri quadri costruiti e vecchi metri quadri da restituire alla natura.

Pianificazione, regolazione e incentivazione dei servizi e delle infrastrutture non richiedono la proprietà e il monopolio regionale della gestione, che creano conflitti di interesse e distorcono le scelte politiche […] Utilizzare tutte le potenzialità della concorrenza regolamentata e la presenza di più operatori (anche in bacini di traffico più piccoli rispetto a quelli previsti dalla legge regionale), sia nel settore ferroviario che in quello urbano ed extraurbano sarà utile per migliorare le prestazioni del sistema. Programmazione integrata dei servizi non significa gestione monopolistica e neppure bacini di traffico molto grandi (come quelli voluti dalla Legge regionale di settore, che andrà modificata), inevitabili prede degli operatori esistenti” (pp. 50-51).

Queste affermazioni non si prestano a equivoci. Lasciano presagire una svolta di grande portata, di cui beneficeranno tutti i cittadini lombardi, sia quelli che utilizzano i mezzi pubblici, sia quelli che utilizzano quelli privati (e non possono fare diversamente) sia quelli (e per fortuna sono la maggioranza) che pagano le tasse e perciò forniscono le risorse pubbliche che il settore assorbe.

Per completare il quadro della svolta che attende la politica delle infrastrutture e dei trasporti in Lombardia se vincerà Ambrosoli il 24 e 25 febbraio è bene leggere a pp. 52: “La Regione esigerà la valutazione indipendente – condotta secondo i migliori standard internazionali – di tutte le opere infrastrutturali localizzate sul territorio lombardo, affinché vengano realizzate le opere più utili con le risorse limitate a disposizione“. Una prassi diffusa in molti paesi, una rivoluzione copernicana in Italia. Anche sotto questo profilo, la Lombardia di Ambrosoli si allineerà alle migliori e più avanzate regioni europee e del mondo. Lasciamo alla Lega il sogno provinciale di una macroregione del Nord chiusa nel vecchiume culturale, nella pratica del clientelismo territoriale, del protezionismo e del social – capitalismo comunale.

 

Andrea Boitani



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