19 febbraio 2013

teatro


LA RIVINCITA

Di Michele Santeramo

Regia Leo Muscato Con Michele Cipriani, Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Paola Fresa, Riccardo Lanzarone, Michele Sinisi,

Direttore tecnico Nicola Cambione Assistente alla regia Antonella Papeo Organizzazione Luca Marengo/Antonella Papeo Produzione Teatro Minimo In coproduzione con Bollenti Spiriti – Regione Pugila Assessorato alle politiche Giovanili e alla Cittadinanza In collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Andria

 

“Teatro minimo” è il nome della compagnia di Sinisi e Santeramo, ma anche il riassunto perfetto della poetica di questo spettacolo: una messa in scena fatta con niente. Niente scenografie (a parte due muretti di cartongesso dietro ai quali gli attori si nascondono e si cambiano quando non sono in scena e che si muovono in avanti solo nella scena finale), niente musiche, niente effetti, niente costumi (la storia è ambientata ai giorni nostri e i vestiti potrebbero tranquillamente venire dagli armadi degli attori); niente di niente, insomma.

Niente tranne tre cose “minime” e fondamentali: un bel testo, dei bravi attori e un’idea registica.

La vicenda è quella di due uomini alle prese con problemi economici e voglia (o non-voglia) di paternità, ma si inserisce in un contesto che diventa il vero protagonista, con un banchiere insensibile, due baristi-strozzini, un avvocato opportunista, due mogli molto diverse fra loro e un tessuto sociale fatto di lavoro sottopagato e buchi nella terra agricola scavati di notte per sotterrare rifiuti tossici (che si rivelano essere poi la causa della quasi-sterilità del protagonista). Il dramma è trattato però con la cifra della commedia e non c’è spazio per patetismo o retorica, anche se la critica finale alle banche – forse anche a causa della troppa attualità – risulta un po’ scontata.

L’andamento del testo ha un ritmo brillante e incalzante che tiene viva l’attenzione del pubblico e suscita molte risate, ma che forse rimane troppo identico dall’inizio alla fine. Se questo da un lato rischia di indebolire l’azione drammatica, visto che ai personaggi succedono in modo quasi ciclico sempre le stesse cose (s’indebitano, guadagnano un po’, pagano i debiti e poi s’indebitano di nuovo), dall’altro rende l’idea di una ripetizione sistematica che – dal punto di vista tematico – è molto interessante.

Il linguaggio è semplice e diretto, mai generico, e ha un’autorialità ben precisa, riconoscibile in altri testi di Santeramo, come ad esempio Sequestro all’italiana: i personaggi hanno un particolare equilibrio nell’utilizzare termini e costruzioni sintattiche poco complessi, popolari, quasi dialettali, ma nel formulare con essi argomentazioni ironiche e talvolta intellettualmente sofisticate; si tratta di un’interessantissima forma di ibrido fra il realismo dell’ambientazione, delle problematiche, dei toni e appunto del linguaggio, e una sorta di non-realismo che emerge quando i personaggi commentano la situazione in cui loro stessi si trovano con uno sguardo lucido e distaccato che chi agisce come agiscono loro, dall’interno, non potrebbe avere.

Leo Muscato riesce a rendere teatrale una trama che forse avrebbe avuto bisogno del cinema (infatti in origine era una sceneggiatura), facendo in modo che siano gli attori a “creare gli spazi”, muovendosi e incontrandosi con soluzione di continuità anche se si passa da una scena in banca a una in campagna.

Gli attori sono bravi ma soprattutto – quel che fa la differenza – sono affiatati e si lasciano andare nel gioco teatrale con fiducia reciproca, risultando per questo motivo molto veri e naturali, a riprova del valore che può avere un lavoro “di compagnia” ben guidato e che si appoggia su un testo solido. Uno spettacolo fatto con niente, da vedere.

 

In scena

Al Teatro Elfo Puccini dal 29 gennaio al 24 febbraio Romeo e Giulietta, regia di Ferdinando Bruni.

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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