12 febbraio 2013

NUOVA ATTENZIONE AL PROBLEMA CASA


Ringrazio Sergio D’Agostini per le parole di stima, che ricambio con convinzione. Lo ringrazio anche per aver messo a fuoco in modo lucido ed efficace un tema che, a mio parere, dovrebbe essere tra le priorità nell’agenda politica nazionale, prima ancora che in quella regionale: l’emergenza abitativa. È di tutta evidenza l’insufficienza di risposte che lo Stato ha fornito alla domanda di casa negli ultimi anni. Altrettanto sconcertante, come ben sottolinea D’Agostini, è il tracollo ignominioso della politica della Regione Lombardia e di Aler su questo fronte.

Ci toccherà, se arriveremo al governo della Regione, ripartire dalle ceneri fumanti di una politica regionale dell’abitare, che ha mostrato non solo l’incapacità ad affrontare e risolvere il problema, ma ha evidenziato, progressivamente, tutta la lontananza possibile dai bisogni della città e tutta la possibile collusione con interessi economici privati e con il malaffare. È stato durissimo per noi amministratori comunali confrontarci con due colossi che avevano perso ogni senso del servizio pubblico, ogni capacità di impostare politiche abitative nella direzione del miglioramento della qualità della vita degli inquilini. Questi due colossi detenevano il potere economico e quello gestionale, depauperando così, di fatto, il Comune di ogni potere di cambiamento reale dello “status quo”. Eppure Aler Milano è un ente con grandi potenzialità, con molte risorse umane valide, professionisti che hanno saputo lavorare a fianco a fianco con il Comune per risolvere i problemi. Ma con una governance d’insostenibile ambiguità, per usare un eufemismo.

Da dove ripartiremo quindi dopo questo sfacelo? Il primo punto all’ordine del giorno sarà, evidentemente, l’aumento dell’offerta abitativa. Come? Muovendo da quello che c’è’ già, come abbiamo fatto a Milano. Terminare le opere edilizie incompiute, ristrutturare gli appartamenti sfitti, la Lombardia ne è piena, come ne è piena la nostra città. Contemporaneamente, va costruita una programmazione congiunta tra la Regione e i privati che risponda ai bisogni emergenti della popolazione, seguendo i cambiamenti della società contemporanea in materia di diritto all’abitare dignitoso (penso alle residenze temporanee, al cohousing, alle residenze per studenti, per giovani coppie. Penso all’esempio virtuoso delle quattro corti di Stadera, da replicare assolutamente dove possibile, in tutta la Regione.)

Nello stesso tempo, bisogna metter mano alla riforma della legge regionale n.27 del 2009, che disciplina la determinazione dei canoni e la valorizzazione del patrimonio residenziale pubblico. Bisogna renderla più conforme ai reali bisogni degli inquilini, a partire dai canoni di locazione. Ma è anche un’altra la riforma che non può aspettare: quella delle Aler. Attualmente, come già detto, le Aler rispondono solo alla Regione, con una gestione aziendalistica e autoreferenziale. Deve essere invece chiara la distanza tra la Regione, ente che legifera e fornisce le linee d’indirizzo generale, e i Comuni che, insieme alle Aler, gestiscono il patrimonio abitativo pubblico.

Infine, alla nuova Regione il compito di avviare un processo di cambiamento nella cultura del servizio pubblico dell’edilizia residenziale. Questo servizio accompagna il cittadino per una parte della propria vita, non è un diritto acquisito che (come accade attualmente) si tramanda addirittura di padre in figlio, nella più totale mancanza di controllo da parte degli enti pubblici. Se non entriamo in quest’ordine d’idee, non basteranno milioni di case popolari a saziare una domanda sempre crescente. L’edilizia residenziale deve diventare un servizio flessibile, non statico. E accanto ad esso devono essere impostate una serie di risposte alla domanda di casa, che coinvolgano anche i privati, attraverso le Agenzie per la Casa: l’ente pubblico diventa così garante dell’incontro tra domanda e offerta di alloggi tra privati.

Solo con questa impostazione dinamica del problema abitativo e con l’imprescindibile apporto dei privati si può affrontare seriamente l’emergenza abitativa in Lombardia. Da quando ho scelto di candidarmi in Regione, di comune accordo con il sindaco Pisapia, l’ho fatto anche e soprattutto perché il Comune di Milano e tutti i comuni della provincia possano avere davvero in Regione un alleato per realizzare la svolta che consentirà di sbloccare le case per chi ne ha bisogno e rilanciare l’economia legata a questo cambiamento, per favorire una ripresa occupazionale.

 

Lucia Castellano



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