12 febbraio 2013

PDL-LEGA: UN DUO INAFFIDABILE, PAROLA DI PAGLIARINI


“… i numeri non sono né di destra né di sinistra. E i numeri e le statistiche dimostrano che in questa Italia non investe più nessuno. E se non s’investe non c’é sviluppo. E se non c’é sviluppo ci sarà sempre meno lavoro … prima non verrà rimborsato il debito pubblico, poi non saranno pagate le pensioni. E dopo? Signori Deputati della Repubblica italiana, questa é la situazione, e non rendersene conto, non dire la verità ai cittadini, non fare niente per correre ai ripari, non è onesto …

La fonte non è un discorso di Grillo in qualche piazza del tour Tsunami ma la pagina 3 della mia relazione di minoranza a una legge finanziaria: 7 Dicembre 1997 a Montecitorio. Non si è fatto niente, per correre ai ripari. Assolutamente niente. L’Euro ha abbassato i tassi d’interesse ma PD e Lega – PDL hanno usato i miliardi che abbiamo risparmiato sugli interessi passivi per aumentare la spesa pubblica. Un’autentica follia! Prima o poi i nodi inevitabilmente vengono al pettine. Sul Corriere Della Sera di venerdì 8 febbraio Antonio Polito scrive che “produciamo troppa poca ricchezza rispetto a quanta ne consumiamo”: verissimo, e questo sta andando avanti da anni, e così (sempre Polito) “si avverte rassegnazione, assuefazione a un destino di impoverimento e di declino”.

Il paese ha un disperato bisogno di “teste ben fatte” e di energia nuova. Fin’ora ne vedo solo due: Oscar Giannino e Umberto Ambrosoli. Luca Beltrami Gadola mi ha chiesto di Roberto Maroni. Gli rispondo subito: a mio giudizio il problema di Maroni e della Lega Nord è l’alleanza col PDL. Secondo me il PDL non è assolutamente credibile. Ecco perché: Il 19 giugno 07 la Regione Lombardia aveva approvato la proposta di legge al Parlamento (n° 0040) intitolata “Nuove norme per l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione”. Si trattava del cosiddetto “federalismo fiscale”.

Il testo era stato depositato dai consiglieri regionali della Lega Nord. Al “Pirellone” la discussione in commissione era cominciata il 30 Maggio e il documento era stato approvato a tempo di record il 19 giugno 07 con la “benevola astensione” di Ds, Margherita, Verdi, Ulivo e Unione, che, se fossero stati contrari alla legge, uscendo dall’aula ne avrebbero bloccata l’approvazione perché quel giorno la maggioranza di Formigoni non era in grado di garantire il numero legale (!!!). Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani avevano votato contro.

Tra le altre cose quel testo prevedeva che l’80 dell’IVA, le accise, le imposte sui tabacchi e sui giochi non sarebbero più “andate” a Roma ma sarebbero rimaste nei territori che le generavano. Adesso Maroni ci riprova e ripete dalla mattina alla sera che il 75% delle tasse pagate dai soggetti residenti in Lombardia deve restare sul territorio, ma con quel testo i vantaggi (non solo finanziari) per la Lombardia sarebbero stati ancora maggiori.

Il disegno di legge della regione Lombardia era stato presentato a entrambe le Camere. Aveva il numero 316 al Senato e il numero 692 alla Camera dei Deputati. Il deposito della legge era stato annunciato in aula rispettivamente il 6 maggio 2008 al Senato e il 3 maggio a Montecitorio.

Era un buon testo. Non c’entrava niente col federalismo, ma era un buon testo. Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2008 Berlusconi aveva riempito tutte le piazze con gazebo e banchetti dove veniva distribuito un documento con l’elenco di sette missioni. La sesta missione era “il federalismo”. Il dettaglio della “sesta missione” era descritto facendo preciso riferimento alla proposta di legge della Regione Lombardia. La promessa, nero su bianco, era: “Approvazione, a tal fine, da parte del Parlamento, della proposta di legge “Nuove norme per l’attuazione dell’art. 119 della Costituzione” adottata dal Consiglio Regionale della Lombardia il 19 giugno 2007″. Oltre alle tasse la legge della Regione Lombardia conteneva molti altri principi validi, come quello che prevedeva che gli aiuti per integrare i soldi a disposizione dei territori più poveri dovevano “tenere conto del costo della vita in ciascuna regione e dell’evasione fiscale”. Questi sono due punti che ho predicato fino alla noia. Vediamoli.

Costo della vita: con 1.000 euro al mese a Crotone una famiglia è povera ma ha comunque un potere d’acquisto superiore a quello di una famiglia milanese che incassa 1.200 Euro. Quindi tutti i ragionamenti devono essere fatti sulla base del potere d’acquisto. Evasione fiscale: pensate a tre persone: la prima guadagna 1.500 e dichiara 1.500. La seconda guadagna 1.300 e dichiara 1.300. La seconda è più povera della prima, d’accordo? La terza guadagna 3.000 e dichiara 800. La terza ufficialmente è più povera delle prime due ma la verità è che non è più povera. La verità è che evade di più. La Regione Lombardia aveva raccomandato al Parlamento di considerare queste semplici regolette e il partito di Berlusconi aveva dichiarato che le avrebbe portate in gazzetta Ufficiale.

Per la cronaca, Massimo Bordignon aveva commentato così l’inserimento della legge della Regione Lombardia nel programma elettorale del PDL (fonte: www.lavoce.info): “La vera bomba nel programma del Pdl è però l’impegno, esplicitamente preso, di fare approvare dal Parlamento nazionale la proposta di legge sull’articolo 119 approvato dal consiglio regionale della Lombardia nel 2007…. La proposta lombarda è tutto tranne che vaga e generica. Prevede, tanto per dire, che sia attribuito alle Regioni (con possibilità di modifiche regionali nelle aliquote e detrazioni) il 15 per cento della base imponibile Irpef, l’80 per cento del gettito Iva, tutto il gettito delle accise sulla benzina, l’imposta sui tabacchi, quella sui giochi eccetera. A spanne, si tratta di circa 15 miliardi di euro di entrate in più per la sola Lombardia” (nota: ai tempi la mia stima era molto superiore).

Ma a Formigoni, il Presidente della Regione che aveva depositato la proposta di legge alla Camera e al Senato, qualcuno aveva fatto cambiare idea. Ecco due titoli del Sole 24 Ore: 6 giugno 2008 “Formigoni frena sulla formula lombarda: ok al testo delle Regioni“. 7 giugno: “Formigoni: il modello lombardo è una proposta, non l’unica accettabile“. Incredibile, vero? Maroni era intervenuto e su La Stampa del 21 giugno si poteva leggere: “Sul federalismo Silvio rispetti i patti. Lo vogliamo alla Lombarda. Adesso il PDL ingoi un rospo: il federalismo alla lombarda“. Calderoli invece di arrabbiarsi, di ricordare a Berlusconi la promessa fatta in campagna elettorale, invece di dimettersi di corsa dal Governo, ha seguito l’esempio di Formigoni. Ecco il titolo di un articolo sul Sole 24 Ore del 18 luglio: “Calderoli parte dal modello Regioni“. Poi sulla proposta della Regione Lombardia è caduto il silenzio e a Roma Lega e PDL hanno approvato un documento fortemente centralista e lontana mille miglia dall’abc del federalismo e dalla proposta della Regione Lombardia, con tanti saluti alle promesse elettorali. Adesso si ricomincia da capo, ma sulla base di quello che abbiamo visto in questi anni la credibilità dell’accoppiata Lega – PDL mi sembra piuttosto deteriorata.

 

Giancarlo Pagliarini


 



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