12 febbraio 2013

Scrivono vari 13.02.2013


Scrive Valeria Corbella ad ArcipelagoMilano – Buongiorno stimatissimi signori, pongo a voi esperti la seguente domanda da semplice “suddito amministrato” che si sente tradito: perchè dovrei votare in regione un professionista che ha ricevuto un incarico importante (ed è ben pagato per questo) della durata di anni 5 in comune e dopo soli anni 2 si permette di abbandonarlo incompiuto, costringendo i suoi superiori a sostituzioni con prevedibili impasse, faticosi rodaggi e possibili cambi di regia. perchè devo, io amministrato, assistere al plauso unanime, all’accettazione cum laude delle dimissioni dalle responsabilità (assunte in pompa magna una trentina di mesi prima) di assessori (in gamba) che ho votato con passione e fiducia? Qualcuno me lo spiega questo malcostume nazionale che non solleva mai una critica forte e chiara? Inutile dire che se gli enti amministrativi fossero aziende mai si permetterebbe ciò. Voglio aggiungere che non mi pare sufficiente la motivazione “strategica” per cui professionisti in gamba servono nei posti di maggior potere o nelle contingenze delle sfide elettorali. Se non si fosse capito mi riferisco a Lucia Castellano, Maria Grazia Guida (addirittura vice sindaco) e Bruno Tabacci. Grazie mille per una risposta (se ce n’è una…)

 

Scrive Vittoria Cesari Testa a Sergio D’Agostini – Occupandomi di questo problema da anni nel Comune di Sesto San Giovanni e a stretto contatto con gli altri comuni dell’interland milanese, concordo pienamente con quanto si afferma nel suddetto articolo e mi unisco volontieri all’auspicio che Lucia Castellano possa occuparsi del tema in Regione, continuando ed ampliando quanto intrapreso recentemente, soprattutto nel senso di porre Milano capofila per i comuni ad alta tensione abitativa della provincia, con l’obiettivo di soluzioni di respiro sovraccomunale ad un problema così importante in questo territorio, come in altre aree della Regione, che in tutta la passata legislatura non ha visto politiche significative in questo settore fondamentale per la vita e il benessere dei cittadini.

 

Scrive Elena Fadini Bettica a Franco D’Alfonso – Nel luglio 1944 inseguendo accompagnata da un impiegato di mio padre il camion che portava a Verona un gruppo di uomini raccolti nelle strade di Crema tra cui mio fratello Francesco sedicenne, mia madre fu costretta a fermarsi la sera a Brescia al comando tedesco e con i capi tedeschi cenò e sentì queste precise parole: “Non bastano 3000 lire bisogna darne 5000, non si riesce a farci dare dai fascisti abbastanza uomini da portare in Germania a lavorare”. Mia madre giunse a Verona quando il treno per la Baviera era già partito, ma … .mio fratello dopo un mese riuscì fortunosamente a tornare e subito si impegnò attivamente nella Resistenza. Non avendo restituito a Verona come richiesto il suo lasciapassare, fermava i camion tedeschi tra Crema e Milano che subito lo raccoglievano e dal retro lasciava cadere nei paesi attraversati la stampa antifascista. Poca cosa forse ma a 16-17 anni frequentando il liceo sembrava già molto.



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