30 gennaio 2013

MILANO: IN COMUNE VA IN ONDA IL RIMPASTO


Tra noi e i nostri lettori si è creato un rapporto molto stretto, quasi una comunità. L’espressione delle opinioni dei nostri redattori (una cinquantina di abituali collaboratori e tutti a titolo non oneroso per il giornale) ha suscitato spesso consenso e più raramente critica.  Questa volta riteniamo di dover dar voce a chi ci legge, per quel che siamo riusciti a cogliere dai loro commenti.
Veniamo dunque al “rimpasto”. Secondo il dizionario alla voce rimpasto si legge “Consiste nella sostituzione di uno o più Ministri all’interno del Governo, perché costoro non godono più della fiducia del Presidente del Consiglio, o per altre cause (malattia, morte, dimissioni etc.)”. Poiché non è morto nessuno, restano in piedi le altre ipotesi: dimissioni o mancanza di fiducia, le prime evidenti la seconda meno. Certamente né gli assessori partenti hanno manifestato una grande voglia di restare, rispettando il contratto con la città, né sembra che nessuno si sia dato molto da fare per trattenerli.
É un rimpasto provvisorio, e già questo è curioso: un rimpasto con annuncio di uno successivo a breve; un rimpasto che passa quasi nell’indifferenza dell’opinione pubblica e dei media, stretto com’è dall’urgenza politica delle elezioni nazionali e regionali, e dunque proprio normale amministrazione non è.
Se ne va la vicesindaco che, a quanto si è potuto capire, ha anche cambiato area di appartenenza; se ne va l’assessore al bilancio considerato a torto o a ragione uno degli artefici della vittoria di Pisapia, almeno per il valore simbolico che ebbe il suo approdare ai lidi della sinistra; se ne va un assessore venuto della società civile molto autorevole, tant’è che capeggia la lista Ambrosoli in Regione; forse se ne va anche qualcun altro come Maurizio Baruffi, capo di Gabinetto del Sindaco. Cambia un quarto dell’esecutivo e bisogna sostituire quelli che almeno teoricamente erano il numero 2 e il numero 3; per ritrovare la sostituzione in corsa di un vicesindaco e assessore al bilancio occorre risalire alla giunta Bucalossi e alla dipartita di Meda.
Un tempo sarebbe stato un terremoto politico oggi non si vede nessuno mettersi le mani nei capelli semmai, salvo qualche cauto strillo dell’opposizione, forse frenata dal fatto che altrove i rimpasti si sono fatti con tintinnio di manette. Non mancano i sospiri di sollievo.
Non è nostro compito dare pagelle agli assessori tuttavia ci si avvicina rapidamente alla metà della legislatura e il tagliando meriterebbe una riflessione più attenta e un dibattito ben più consistente che travalichi il cerchio magico. La luna di miele tra nuova amministrazione e città rischia di tramontare.
Una delle promesse della campagna elettorale era quella che non vi sarebbe più stato “un uomo solo al comando” ma una gestione collettiva e partecipata dell’amministrazione, una nouvelle vague colorata di arancione. Un rimpasto con la scelta di donne e uomini nuovi sarebbe sembrata l’occasione migliore per confermare questa volontà di ampliare la partecipazione, magari proponendo una consultazione allargata in sedicesimo, qualcosa di simile alle primarie che hanno rafforzato ovunque il centro sinistra.
Invece nulla di tutto ciò. L’arancione appare un po’ stinto e il rituale di questo rimpasto non sembra una gran novità: consultazione dei partiti, promozione dei capigruppo, come negli anni ‘70, con l’aggiunta di un esterno voluto dal sindaco. Partecipazione e dibattito allargato meno di zero. Valutazione dell’operato dei partenti ancora meno, manco fossero stati ospiti di un Grand Hotel (gente che va gente che viene) e non membri di una Giunta. Fossimo in un campo di calcio scatterebbe per il centro sinistra in Comune il cartellino giallo dell’ammonizione.
Non è un buon viatico per le elezioni regionali, soprattutto per un candidato che, come Umberto Ambrosoli, si richiama alle ragioni del successo delle ultime comunali.

ArcipelagoMilano



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