30 gennaio 2013

MARIANGELA MELATO: UNA GRANDE MILANESE…


Una donna severa con se stessa, ma nello stesso tempo autoironica nel midollo; appassionata di diritti civili e politici, ma capace di ridere della vita. E una grande, grandissima artista nel mondo del teatro, del cinema e della televisione. Un talento, prestato ai più grandi palcoscenici e ai più capaci registi, che ha imparato da Giorgio Strehler e dal Piccolo della sua Milano a piangere sul palco e ha lavorato con artisti del calibro di Dario Fo, Pupi Avati, Garinei e Giovannini e molti altri, confermando la sua capacità poliedrica misurandosi con i testi più vari, dalle tragedie greche alle commedie musicali.

Mariangela, ho letto che qualcuno la considerava l’erede di Anna Magnani, ebbene sì, è vero: la stessa grinta, la stessa forza e potenza recitativa, lo stesso modo di prenderti e coinvolgerti e renderti spettatore attivo, perfettamente intrappolato, magicamente attratto, dal suo recitare che diventava parte stessa di te spettatore consapevole del grande magnetismo che emanava ogni sua battuta.

Queste immagini mi passano nella mente e rivivo come fosse un cortometraggio i vari personaggi che ha interpretato al cinema e a teatro, fino ad arrivare a uno dei suoi ultimi lavori: la sua impareggiabile interpretazione di Filumena Marturano con l’altrettanto grande Massimo Ranieri. Ha lasciato così nella memoria della vasta platea italiana che l’ha sempre amata e apprezzata, personaggi indimenticabili, da quelli sul grande schermo come Fiore, amante milanese di Giannini in “Mimì Metallurgico ferito nell’onore” e Raffaella Pavone Lanzetti in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” a quelli sul palcoscenico del teatro come nell'”Orestea” di Eschilo diretta da Luca Ronconi.

Attrice e donna forte, stupenda, meravigliosa interprete di ogni ruolo. Lei si vestiva addosso ogni personaggio e lo faceva suo e non era più l’attrice protagonista di un ruolo, ma diveniva ella stessa il ruolo, come se appartenesse davvero a lei quel che andava dipanandosi sul set cinematografico o sul palcoscenico del teatro. Mariangela sapeva darci delle grandissime emozioni che resteranno vive in tutti noi che l’abbiamo amata come attrice e come donna, che resteranno fisse nei nostri occhi e nelle nostre menti e soprattutto salde nel nostro cuore.

La scomparsa di Mariangela Melato è stata, per molti di noi, come perdere un parente, una di famiglia, per quanto assurdo possa sembrare, perché avevamo imparato ad apprezzarne la vivace schiettezza e la superba bravura. Davvero commovente che a ricordarla sia stata una donna, una politica che, come lei stessa ci ha raccontato, non la conosceva bene, ma cui era evidentemente legata da quei “contatti non fisici” che spesso uniscono le persone anche senza la conoscenza e la frequentazione.

Mi piace riportare, con il dovuto rispetto, un pezzetto del ricordo di Emma Bonino alle sue esequie: “In queste ore mi sono chiesta e ho chiesto in giro come definirla con poche parole, perché volevo mettere in questo breve ricordo un qualcosa di più corale. Tra le lacrime Renzo ha usato il trittico passione – pulizia – impegno; Irene di getto ha detto: grazia, simpatia, leggerezza. Una lottatrice combattente, l’ha definita Mimmo, anche nell’affrontare la malattia e il dolore. So anche che non amava essere definita una donna forte. La capisco. Per parte mia, mi rimarrà dentro come donna autenticamente coraggiosa, se per coraggio non si intende non provare paura, ma saper governare le proprie fragilità, le proprie paure, per farne forza, consapevolezza collettiva e potenzialmente contagiosa“.

Per tutte queste ragioni, Mariangela Melato, regina del palcoscenico, anticonformista per autenticità e non per moda, appassionata cittadina italiana, ci mancherai.

 

Ilaria Li Vigni

 



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