16 gennaio 2013

I TRASPORTI DEL NOSTRO SCONTENTO


È uscito un librino del Mulino “I trasporti del nostro scontento”, di Andrea Boitani, docente dell’Università Cattolica di Milano. Riguarda le dimensioni nazionali della mobilità, ma vi si possono trarre spunti rilevanti anche per i problemi lombardi e milanesi. Un tema è addirittura ispirato da un’iniziativa milanese di successo, che è l’Area C, cioè il primo caso in Italia con cui si usano tariffe invece che divieti per limitare la congestione. Non è una differenza di poco conto: significa, a parità di risultati, che chi ha molto bisogno di usare le macchina per andare in centro (o è molto ricco) lo potrà fare pagando, e con quei soldi si potrà finanziare il trasporto pubblico. Il divieto invece non fa distinzioni tra chi ha più o meno bisogno della macchina, e non genera risorse per le casse pubbliche.

Ma le cose del libro per le quali le amministrazioni lombarde e milanesi possono gloriarsi finiscono qui. Il trasporto pubblico locale a Milano e in Lombardia non solo non è mai stato messo seriamente in gara per aumentarne l’efficienza, ma sono state approvate specifiche leggi per rendere molto più difficile in futuro la messa in gara (per questo, non si distinguono molto dal resto del paese). Non si può dimenticare che l’Italia è caratterizzata da tariffe molto inferiori alla media europea, e inefficienze nella produzione dei servizi molto elevate. Ridurre i costi di produzione con un po’ di vera concorrenza consentirebbe o di aumentare e migliorare i servizi, o di alleviare gli oneri per le dissanguate amministrazioni locali, che spesso su questo tema piangono “lacrime di coccodrillo”.

Di specifico però si sono fuse le due società pubbliche ferroviarie, una della regione (le Nord) e l’altra di FS, senza che vi siano tracce di miglioramento dei servizi o di diminuzione dei costi. Per le autostrade lombarde valgono le disgrazie nazionali: gli utenti non sono difesi da nessuno, e per questo motivo, fino all’avvento della crisi, i concessionari pubblici e privati hanno goduto di rilevanti profitti indebiti, tanto da scatenare guerre per il loro controllo, episodi di sospetta corruzione, e comunque di rampante clientelismo.

Anche per gli aereoporti lombardi il libro di Boitani suggerisce spunti importanti, e addirittura illumina come esempio negativo di gestione pubblica la vicenda di Malpensa. Sono note le dichiarazioni di molti amministratori lombardi, per fortuna del passato, che Malpensa sarebbe diventata un “hub” internazionale grazie alla loro capacità politica di forzare Alitalia a una presenza massiccia nello scalo. Questo, contro ogni evidente logica industriale e geografica. Infatti Alitalia, dopo pochi anni, non ha retto i costi di due “hub” (e i contribuenti hanno poi pagato caro l’errore), e appariva evidente che la domanda d’affari, quella più redditizia, era così dispersa nell’area padana da rendere del tutto irrealistico cercare di concentrarla a Malpensa. E Boitani ricorda che questa visione “sovietica”, di scelte politiche che ignorano il mercato, appare ancora emergere con forza nel recente piano nazionale degli aereoporti.

Teniamo per ultime le argomentazioni più controcorrente, ma più condivisibili, dell’autore: il “cambio modale” e l’ambiente. Sostiene Boitani che mentre è ragionevole e necessario promuovere il cambio modale nelle aree più dense e congestionate, cioè i centri storici, occorre molto maggior realismo nel perseguire la stessa politica nelle aree meno dense. Qui infatti gli spostamenti tendono a essere molto meno concentrati nello spazio e nel tempo, cioè sarebbero servibili dal trasporto collettivo (treni soprattutto, ma anche autobus), solo a costi intollerabili per le casse pubbliche. Già ora infatti i mezzi che non viaggiano verso le aree centrali sono sottoutilizzati, e generano la grande parte dei deficit. Un treno o un autobus pieno, anche con le attuali bassissime tariffe italiane, richiede relativamente pochi sussidi.

Poi non bisogna dimenticare che chi si serve dei mezzi pubblici per andare a lavorare nei centri urbani appartiene generalmente a categorie studentesche e impiegatizie, e paga tariffe molto basse, mentre chi non può godere di questi servizi perche, risiede in aree disperse e lavora in aree altrettanto disperse più frequentemente appartiene a categorie operaie, e paga cifre stratosferiche in tasse sulla benzina e avendone in cambio una viabilità locale del tutto inadeguata.

Infine l’ambiente: le emissioni dei veicoli stradali che nocciono alla salute sono straordinariamente diminuite nei decenni passati (SOx, NOx, CO, piombo tetraetile). Anche il particolato è molto diminuito a livello nazionale. Rimane “sopra soglia” nella pianura lombarda anche a causa di condizioni atmosferiche ed emissioni domestiche e industriali particolarmente sfavorevoli.

Anche questa è un’osservazione che esorta a una grande cautela nel puntare a costosissime (e spesso irrealistiche) politiche di cambio modale, già perseguite in Italia da decenni con elevate tasse e sussidi, senza conseguire risultati di rilievo, e questo non certo per caso. Molto meglio puntare sul progresso tecnico dei veicoli, grazie anche ai pressanti standard europei (Euro 4, 5, 6 ecc.).

Insomma, molta materia per riflettere, soprattutto per la futura amministrazione regionale.

 

Marco Ponti

 



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