16 gennaio 2013

REGIONE E SANITÀ: DOPO FORMIGONI UNA NUOVA SCOMMESSA


La sanità, anche in una regione dove raggiunge un servizio di qualità, necessità di un processo di razionalizzazione e riorganizzazione intorno a nuovi obiettivi che ne permettano la sostenibilità attraverso l’eliminazione degli sprechi e una riqualificazione della spesa. C’è bisogno di investire risorse nella prevenzione delle malattie affinché si possano poi effettuare risparmi maggiori facendo diminuire la necessità di cure ospedaliere e di lunghe cure farmacologiche. La diagnosi precoce prende le patologie sul nascere e con un percorso assistito si riducono al minimo i danni e i costi assistenziali, clinici e riabilitativi.

Non possiamo ignorare che il costo sempre maggiore dei ticket insieme con i tempi lunghi di visite specialistiche e analisi cliniche e strumentali attraverso lo SSN costringe chi ha un reddito sufficiente ad avvantaggiare visite in regime privatistico per tagliare i tempi, o ad affidarsi a strutture non convenzionate con lo SSN che fanno analisi cliniche e strumentali a costi vicino a quelli dei ticket e tempi ridotti ma senza nessun controllo sulla qualità dei servizi rilasciati. Tutto questo mette a repentaglio il concetto stesso di sistema universalistico. Razionalizzazione e riorganizzazione sono quindi le parole d’ordine anche per continuare a salvaguardare la possibilità di erogare un servizio universalistico di qualità ed efficacia.

C’è bisogno di deospedalizzare i servizi medici che possono essere assicurati con presidi più vicini al cittadino: i medici di base, che devono avere un numero inferiore di pazienti da seguire, devono associarsi insieme a medici specialisti del sistema sanitario nazionale a formare presidi sanitari distribuiti sul territorio aperti 24ore al giorno capaci di assistenza a domicilio e di essere centri di emergenza/urgenza. Le Aziende Ospedaliere devono essere un luogo di accesso alle cure sanitarie di secondo livello, fornendo prestazione ad alta tecnologia.

Il pronto soccorso (Il Dipartimento d’emergenza e accettazione o DEA) è un dipartimento dell’ospedale di moderna concezione e organizzazione ed è il reparto dove ogni prestazione ha il costo più alto in un’azienda ospedaliera e quello che richiederebbe servizi e specializzazioni più avanzate.

Oggi i DEA sono intasati da prestazioni non urgenti che comunque non possono essere evitate e che ingolfano le sale di attesa a causa delle insufficienze delle prestazioni di medicina di base che sono supplite, in modo improprio e costoso, dai DEA. La riorganizzazione della medicina di base in presidi polifunzionali funzionanti 24/24 con servizi a domicilio, aiuterebbe a diminuire l’uso improprio dei DEA. Infatti, bisogna fare in modo che si passi prima e si sia diritti da questi presidi per avere accesso a cure ospedaliere e al pronto soccorso.

La sostenibilità e riqualificazione della spesa sanitaria non può avvenire senza affrontare, poi, il rapporto critico tra politica, amministrazione e interessi. Rapporto che ha prodotto distorsioni e sprechi di risorse anche nella sanità. La politica deve uscire dalla gestione della sanità e deve tornare, attraverso il governo della regione, al suo ruolo di controllore. La gestione invece deve essere basata su stringenti criteri di merito e competenze scevri da ogni possibile commistione politica.

 

Giuseppe Rotondo

 



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