9 gennaio 2013

libri – IL MANOSCRITTO


IL MANOSCRITTO

Come la riscoperta di un libro perduto cambiò la storia della cultura europea

Stephen Greenblatt

Rizzoli, settembre 2012,

pp. 368, euro 22

libri_01Subito, gli uccelli te, o dea, e il tuo giungere manifestano,/ toccati nel cuore dalla tua forza./Quindi fiere e armenti balzano su pascoli fecondi/e attraversano fiumi impetuosi: così preso da incanto/ti segue con desiderio ogni animale, là dove sempre lo spingi

Questo l’incipit sbalorditivo del “De rerum natura” di Lucrezio, I sec. a.C., seguace di Epicuro, IV sec. a. C. Seimilaquattrocento righe in esametri, sei libri senza titolo, una bellezza lirica estenuante, una meditazione filosofica rivoluzionaria. Un libro svanito nel nulla, ostracizzato sia dai pagani che dai cristiani per il suo contenuto controcorrente, in quanto inno all’ateismo e alla scienza, fondamenti del pensiero moderno.

Il manoscritto” di Greenblatt si snoda su tre direttrici che si intersecano: la prima è il racconto del recupero del prezioso poema, che solo per coincidenze fortunose è riuscito a giungere fino a noi, sopravvissuto a incendi, inondazioni, guerre, i “denti del tempo”, l’oblio, l’Indice della Chiesa. La seconda narra la vicenda umana del suo scopritore, l’umanista Poggio Bracciolini, vicenda inserita in un quadro storico, con abbondanza di particolari sulla storia dei Papi e delle eresie represse nei roghi, da Huss a Giordano Bruno. In particolare si fa luce su Giovanni XXIII, il papa presso il quale Poggio iniziò la sua carriera, cancellato dal novero ufficiale dei papi per indegnità

La terza si addentra nella filosofia e nella scienza dell’autore, di una modernità sconcertante, in quanto confermata dalle ricerche sperimentali attuali: siamo fatti della stessa sostanza delle stelle, come dimostrato oggi dalla scoperta di un amminoacido, uguale a quello dell’uomo, nella coda di una cometa.

Secondo Lucrezio viventi, natura, universo, tutti siamo atomi (Democrito) che si aggregano, si trasformano, si distruggono in un processo senza fine di creazione e distruzione, in una evoluzione continua di “atomi vuoto, vuoto atomi”, al di fuori di qualsiasi divinità, che esiste ma è indifferente al destino degli uomini. La religione è frutto di superstizione, per sfuggire al dolore e alla morte. L’anima è come noi materia, perciò mortale. Scopo dell’uomo è il perseguimento del piacere, la fuga dal dolore, la ricerca della felicità, di cui parla anche la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, americana, del 1776. Lo stupore, stemperato nella poesia, accompagna l’uomo, solo, dinnanzi al nulla.

Per mille anni non si seppe quasi più nulla del De rerum natura: solo una breve menzione biografica di S. Gerolamo del IV sec. d.C., ove si accennava al suicidio di Lucrezio per amore, notizia che da sola decretò l’ukase contro il poeta da parte della Chiesa; brevi cenni nel IX secolo alla Corte di Carlo Magno, altri seicento anni di silenzio e poi il fatidico 1417.

In quell’anno, nel Monastero di Fulda in Germania, il breve gesto di un umanista, cacciatore di libri, per prendere da uno scaffale polveroso una pergamena in latino, la successiva folgorazione e il riconoscimento, tutto ciò cambiò la storia della cultura europea. Quel testo era il meraviglioso De rerum natura di Lucrezio, così come menzionato da Quintiliano, ben noto al fortunato e dotto umanista, Poggio Baracciolini, segretario apostolico di ben otto papi. Il testo ricopiato da un amanuense giunse a Firenze, e consegnato a Niccolò Niccoli grande collezionista e amico di Bracciolini. Si conoscono quaranta manoscritti circolanti nel ‘400, uno redatto anche da Niccolò Machiavelli. Poi Gutemberg diede immortalità ai libri.

Nella metà del 1700 un’altra fortunata coincidenza permise la riscoperta di Lucrezio: alcuni scavi a Ercolano fecero riemergere la Villa dei Papiri, sommersa dalla lava del Vesuvio nel 79 d.C., e consentirono il recupero, in quella che si rivelò la biblioteca della villa, di oggetti che sembravano radici annerite e che si rivelarono essere volumi-libri. Tra questi anche il De rerum natura. Solo nel 1987, 235 anni dopo il ritrovamento di Ercolano, grazie a tecniche avanzate è stato possibile il pieno recupero di quei testi.

Una sorte di giallo storico vertiginoso l’opera di Greenblatt, da leggersi tutto di un fiato, un inno all’intelligenza e alla curiosità umana: non per nulla vincitrice del Pulitzer 2012 per la saggistica.

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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