9 gennaio 2013

LA NOSTRA SALUTE: PREVENZIONE PRIMARIA E POI LA CURA SANITARIA


La malattia è una sofferenza e diventa una violenza quando le scelte di sviluppo economico sospingono l’adozione e la diffusione di prodotti o innovazioni chimiche e fisiche di cui non sanno la nocività o di cui la si tace. L’immagine prevalente di produzioni e prodotti, infrastrutture o comportamenti è sempre quella dei soli benefici. Invece è necessario mettere in grado i cittadini di conoscere tutti i rischi che la loro salute corre nel territorio perché possano proteggersi e pretendere una riduzione della esposizione agli inquinanti e in particolare ai cancerogeni.

Questa l’introduzione di Antonella Nappi al Convegno”Difendiamo la salute: malattia , inquinanti e scelte urbane” organizzato dal tavolo Salute / Ambiente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano il 27 novembre. Sono seguite le relazioni di Paolo Crosignani, dell’Istituto dei tumori, che ha parlato di “Effetti a breve e lungo termine dell’inquinamento atmosferico sulla salute“; Laura Masiero della associazione A.P.P.L.E.: “Cellulare, Wi-fi, come proteggere la nostra salute?“; Paola Marciani, insegnante del corso di laurea di Scienze della Sicurezza Chimica e Tossicologica Ambientale (SSCTA): “Incenerire materie prime non conviene“; Maria Letizia Rabbone, Pediatri per un mondo possibile: “Inquinamento e salute dei bambini. Che cosa c’è da sapere , che cosa c’è da fare.

Attraverso grafici statistici molto eloquenti Crosignani ha illustrato, non senza un buon senso dell’umorismo, come l’inquinamento atmosferico costituisca un problema per la salute di tutta la popolazione, sia in termini di ospedalizzazioni in fasi acute di inquinamento atmosferico che di aggravamento dello stato di salute per ogni patologia ma soprattutto come induzione di processi patologici in tutta la popolazione. Non esiste una soglia al disotto della quale l’inquinamento non sia nocivo per la salute. Le particelle che si depositano nelle vie respiratorie non provocano solo il cancro e non solo infiammazioni che alterano la funzione respiratoria ma agiscono anche sulla circolazione del sangue che risente di una maggiore coagulabilità fino alla trombosi e inducono alterazioni elettrofisiologiche che possono portare a un infarto.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha quantificato l’aumento della mortalità e dei ricoveri per ogni incremento dell’inquinamento di 10 ug/m3 di polveri sottili per metro cubo d’aria, sia nei giorni di maggiore inquinamento che a lungo termine per tutte le cause. Alle medie di Milano: 52 ug/m3 sono 199 i decessi legati ai picchi di inquinamento e 1178 quelli annuali. Una riduzione di soli cinque micron per metro cubo ci farebbe avere 210 decessi in meno ogni anno. Si pensi che in Europa, il limite da non superare per le PM10 è di venti micron al metro cubo.

La maggiore incidenza degli agenti nocivi si abbatte sui bambini continua Maria Letizia Rabbone, i loro polmoni si formano nei primi anni di vita: dai 50 milioni di alveoli della nascita si passa a otto anni a 400-600 e crescono poi in estensione fino a 18 anni: da 2,8 mq si arriva a 32 mq. Le polveri sottili limitano e danneggiano questo processo. Ma quelle sottilissime possono penetrare già nella pancia della madre e quelle create dagli autoveicoli contengono inquinanti organici biologicamente attivi con un effetto sinergico nel tempo, entrano nella placenta e possono cambiare il DNA (Rabboni, Marciani). Le donne gravide residenti in vie molto trafficate hanno un rischio di morte neonatale del figlio aumentato del 50%. Per ogni incremento di 10ug/m3 l’incremento di mortalità dei bambini da 0-5 anni è di 1,6%; in Europa l’incremento annuo dei tumori infantili è di 1,2%, in Italia nel primo anno di vita è del 2-3%.

Gli inceneritori producono numerose sostanze tossiche tra cui le cosiddette “polveri” che si installano nei polmoni, ma anche nel sangue e perfino nella cellula e nel DNA, dice Paola Marciani, possono innescare mutazioni o alterazioni cellulari. Gli inceneritori vengono proposti ufficialmente come una fonte di energia alternativa invece il sistema attua uno spreco importante di energia perché viene distrutta con l’oggetto quella che lo ha prodotto e il costo complessivo della distruzione finisce sempre per essere perdita di materie prime in un pianeta che non riesce a rimpiazzarle.

La prima regola dovrebbe essere bandire la maggior parte degli usa e getta. Poi riutilizzare e solo infine riciclare che per quanto costi, secondo le statistiche, paga. Invece la presenza di inceneritori riduce drasticamente il ricorso alla raccolta differenziata, come dimostrano le statistiche, perché una volta costruiti vanno alimentati: il loro costo si ammortizza con grandi quantità di rifiuti (anche industriali e ospedalieri) e grazie a forme di sovvenzione che sottraggono risorse agli incentivi per le vere fonti energetiche sostenibili (eolico, solare) e per il risparmio energetico. L’incenerimento equivale al seppellimento o discarica, con i danni alla salute illustrati.

L’elettromagnetismo viene ancora negato come fattore di danno alla salute dal Ministero Italiano, Laura Masiero diverte nel suo confrontare dichiarazioni istituzionali italiane e straniere, ricerche dello IARC (Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro) e dell’ONU. Non si vuole ammettere che anche in questo caso non c’è soglia contro il danno né si tenta di contenerlo. L’economia fonda la sua dinamica nei prodotti elettromagnetici e le Istituzioni li promuovono senza tutela. È grave il problema di chi più di altri è sensibile all’elettromagnetismo: si deve isolare e subisce irrisione, perché si crede che la “normalità” sia priva di handicap.

Ci sono al mondo 6 miliardi di cellulari, con circa 4,3 miliardi di utilizzatori, altrettanto se non più nocivi sono i 3 miliardi di cordless, eppure siamo ancora in una fase di sperimentazione dell’azione di queste emissioni sul cervello umano, anche rispetto agli wi-fi. I tumori al cervello si sviluppano nell’arco di venti anni, sono in incremento del 40% per un uso di cellulari e cordless di 2.000 ore: pare molto, ma si deve pensare che con 30′ al giorno o 16 ore al mese ci si arriva in poco più di dieci anni.

I bambini hanno funto da cavie in questi anni ed è dimostrata la maggiore incidenza di tumori in relazione alla giovane età. Del resto l’assorbimento delle emissioni da cellulare a carico dell’orecchio è doppio nei bambini rispetto agli adulti. Limitiamo l’utilizzo di questi apparecchi e ricorriamo ai cavi, si tratta sempre di elettromagnetismo ma le emissioni sono molto inferiori.

 

Giovanna Cifoletti, Maresa De Filippi, Antonella Nappi



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