18 dicembre 2012

IMU: PAGARE IL DOVUTO MA NON FATICANDO


Nella graduatoria dei paesi dove è attraente investire (“Doing Business“, Banca Mondiale) l’Italia è al 73 esimo posto su 183. Tra i fattori negativi il secondo peggiore è dovuto al “pagare le tasse” dove siamo al 131esimo posto! Qui non pesa solo il livello della pressione fiscale ma anche, e in parte preminente, la difficoltà, il tempo e i costi per l’espletamento degli innumerevoli adempimenti richiesti ai contribuenti. Ciò è dovuto al fatto che la nostra classe dirigente, burocrazia e politici, redige e amministra le norme fiscali senza alcuna considerazione per i costi dei relativi adempimenti a carico dei contribuenti, siano essi costi monetari o di tempo. Potrei citare parecchi casi di tributi per i quali questi costi sono multipli del gettito. Povero Einaudi, sempre lodato e sempre dimenticato!

Veniamo a un caso concreto: l’IMU a Milano. L’incremento rispetto all’ICI dovuta sino al 2011 è stato imponente. Per gli uffici l’aumento è del 240%: chi nel 2011 pagava 100 per un ufficio deve versare 340 nel 2012. Ma i nostri amministratori, caso unico tra le grandi città, hanno pensato di aggiungere anche una ciliegina sulla grossa torta, differenziando, per abitazioni e negozi, tra locali liberi e affittati. Così, un negozio locato paga 281 (fatta 100 l’ICI 2011) mentre se è libero il salasso sale a 342, cioè il 22% in più. Non capisco proprio che logica abbia questa norma visto che, semmai, un locale sfitto “usa” meno servizi pubblici di uno occupato, e non si vede proprio perché il Comune dovrebbe penalizzare il proprietario di un negozio che non riesce ad affittare per la crisi in atto e non certo per suo diletto, e già deve pagare imposte e spese condominiali senza avere alcun reddito. La norma è ovviamente “mascherata” di buonismo: invece di chiedere di pagare di più a chi ha i locali sfitti si concede uno sconto a chi li ha affittati, ma il risultato resta quello già detto.

Comunque sia, per attuare questa politica, forse retaggio di una vetero cultura proletaria, ecco che non si esita ad accollare a tutti i contribuenti un ulteriore gravoso adempimento. Già, perché a questo punto occorre verificare chi abbia il locale affittato e chi lo abbia libero. Il Comune non pensa nemmeno lontanamente di addossarsi questo compito verificando d’ufficio i contratti registrati e incrociandoli con gli immobili (sulla base dei dati catastali). Il compito viene addossato, come al solito, sui contribuenti per cui il regolamento stabilisce che, entro i primi di febbraio, tutti i proprietari di seconde case, negozi e laboratori che vogliono beneficiare dello sgravio gentilmente concesso (meglio sarebbe dire evitare l’ulteriore aggravio) devono inviare al Comune copia del contratto di locazione e dei documenti che certifichino la regolarità fiscale del contratto!

Altro tempo, altri costi e ancora un altro adempimento da ricordare per i contribuenti. Immagino poi gli uffici comunali ingorgati da montagne di contratti che dovranno incrociare con le dichiarazioni IMU e archiviare per tot anni, per non dire poi di tutti i casi di contratti di locazione aperti o chiusi durante l’anno per i quali si dovranno fare i calcoli del pro-rata, gli accertamenti da spedire, le contestazioni, i ricorsi. Ma ne valeva la pena? Dubito che il gettito addizionale su case e negozi sfitti, peraltro del tutto ingiustificato, sia significativo. Rispetto a questo, a quanto ammonteranno i costi amministrativi per il Comune e quelli che dovranno subire tutti i contribuenti, costi che sono solo uno spreco sociale?

Sono certo che non sia stata fatta alcuna stima costo/beneficio. Se si fosse guardato solo al gettito e non all’ideologia astratta era molto meglio applicare a tutti i negozi indistintamente un’aliquota lievemente superiore a quella statuita per i negozi locati senza ulteriori pastoie burocratiche. È triste vedere come questa cultura distorta non attecchisca solo a Roma ma anche a livello locale, nella città che dovrebbe rappresentare la punta avanzata del “doing business” in Italia.

 

Giorgio Ragazzi

 



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