12 dicembre 2012

LA CITTÀ, IL GRATTACIELO E LA NUOVA PIAZZA


Una volta tanto il rapporto tra il pubblico, l’amministrazione milanese, e il privato (fondi pensione, assicurazioni, fondazioni bancarie coordinati dalla società immobiliare Hines e dal suo amministratore Manfredi Catella) sembra aver funzionato e il giorno di Sant’Ambrogio Milano ha inaugurato una nuova grande piazza nel cuore del tessuto urbano. Di fronte alla stazione Garibaldi, sopraelevata di circa sei metri sul livello stradale, la piazza funziona da snodo che mette finalmente in comunicazione Brera, Porta Nuova e il quartiere Isola da sempre diviso dalla città dal taglio della linea ferroviaria.

I milanesi da anni hanno visto crescere i grattacieli in quella area e oggi sono molto curiosi di capire cosa ne verrà fuori per loro e per la vita dei cittadini. Così sono accorsi numerosi per il taglio del nastro: una popolazione composita e formata soprattutto da architetti di ogni età che parevano soddisfatti, infatti, non ho sentito critiche ma solo compiacimento sferzato da un freddo gelido che però non allontanava nessuno. In effetti vi hanno lavorato venti studi di architettura di otto nazionalità diverse con l’idea di creare un sistema urbano con aree verdi, strade pedonali e piste ciclabili, che copre quasi 300.000 metri quadri delle aree dismesse dello scalo ferroviario.

La piazza è bella, rotonda (80 metri di diametro) progettata dall’architetto Cesar Pelli così come il grattacielo posto verso nord, edificio che con il suo alto pinnacolo, in concorrenza con la Madonnina, pone lo spazio quasi come un contraltare a piazza del Duomo. Il cerchio si completa con un edificio basso e si protende con uno spiazzo verso nord est: una piattaforma un po’ panoramica dove si trova un campetto di pattinaggio e, al momento, una sequenza di chioschetti – piccole baite alpine dove si vendono salumi e ricordi di Natale (il cotè popolare della piazza, per il resto destinata a negozi o uffici chic).

Alla base delle costruzioni, sempre a pianta tonda, un portico/pensilina sorretto da pilastrini sghembi e sottili (per fortuna offrono poca superficie per incollarci volantini e scritte varie). La tettoia è doppia: una falda superiore in vetro disegnato a quadrettini chiari e scuri (piccoli pannelli fotovoltaici) e sottostante un bersò con doghe di legno su cui si arrampicheranno dei glicini che al momento sono solo dei miseri rametti ma che con la primavera cresceranno veloci portando un elemento di fresca naturalezza in uno spazio solido tutto disegnato.

Insomma dal punto di vista architettonico è un effetto grandioso e tutto studiato con cura, ma per quale uso? Intanto auguriamoci che abbia un uso e che si riempia di negozi e posti di lavoro perché solo la presenza continuativa di giorno e di notte di tanta gente decreterà il vero successo del luogo; speriamo non resti semideserto come la vicina piazza posta ai piedi della torre della Regione.

Se piazza Duomo è il grande campo del popolo, luogo di manifestazioni, festeggiamenti, passeggio di turisti e immigrati, questo nuovo spazio (a parte gli uffici e le banche) sembra piuttosto destinato per shopping e movida: la posizione da questo punto di vista è straordinaria perché è direttamente collegato con un tratto di strada a rampa con corso Como che notoriamente alla sera rigurgita di persone che potrebbero sciamare nella sovrastante piazza, dotata di una lunghissima e sinuosa panchina scultura (105 metri) che delimita i bordi delle fontane centrali, serpentone dove sedersi a chiacchierare.

Ci domandiamo, quando saranno finite tutte le opere, a chi andrà la manutenzione di tutti gli spazi pubblici che sono tanto più belli quanto più puliti, non rotti e non ingombrati di oggetti fatiscenti spuntati come funghi e abbandonati. Panchine sbrecciate, pavimenti in pietra costellati di macchie nere delle cicche americane, tags insensate sono tutti elementi di degrado che tolgono ogni grazia ai luoghi.

A questo proposito ricordiamo che questa piazza è stata intestata a Gae Aulenti autrice di un’altra piazza, alla stazione Cadorna, che è diventata in tempo brevissimo un luogo di degrado (le piazze di fronte alle stazioni sono sfortunate). Oggi ci sono i ponteggi e dei restauri in corso ma se si vuole onorare veramente l’architetto Aulenti la prima cosa è tenere costantemente a posto quel luogo, l’unico suo intervento milanese.

 

Giovanna Franco Repellini

 



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