5 dicembre 2012

LE PRIMARIE REGIONALI CI VANNO STRETTE


Rieccoci alle urne. Siamo diventati quasi come gli svizzeri che alle urne ci vanno alcune volte ogni anno tra elezioni comunali, federali e referendum, anche questi ultimi comunali, cantonali e federali. Noi in più abbiamo le primarie che da qualche tempo ridanno voce agli elettori che finalmente possono scegliere un candidato invece di trovarsi liste prefabbricate o collegi uninominali.

Le primarie di coalizione per la scelta dei candidati alle prossime consultazioni regionali però mi vanno strette perché il tempo a disposizione dei candidati per convincermi nella scelta è troppo breve: in sostanza la macchina è partita – lentamente – solo dopo che l’8 di novembre Umberto Ambrosoli ha accettato di candidarsi o meglio dopo il 17 novembre, giorno nel quale si sono fissate le regole di svolgimento delle primarie.  Non solo, ma la rinata attenzione alla politica da parte della gente è stata tutta polarizzata dalle primarie di coalizione del centrosinistra per la scelta del candidato premier, concluse pochi giorni orsono. Dunque per queste primarie regionali meno di due settimane per riaccendere la passione elettorale.

Poco, troppo poco. Non solo e non tanto perché correndo come lepri per la Lombardia i candidati non riescono a farsi conoscere dagli elettori, accentuando comunque così un connotato milanocentrico, visto il loro insediamento sociale, ma anche perché si perde l’unica occasione di far conoscere a chi va al voto che cosa sia dal punto di vista amministrativo e politico la Regione. I rapporti tra il governo della Regione e i cittadini sono sempre stati molto tenui e il risultato è che a ogni elezione i cittadini fanno le loro scelte più per adesione di principio a un partito o a uno schieramento piuttosto che sulla base di giudizi sull’operato della Giunta regionale o dei consiglieri uscenti.

C’è poi un aspetto che rende questa consultazione non paragonabile alle primarie di coalizione da poco concluse: qui non abbiamo in campo due candidati forti, rappresentanti di due modi molto distanti di vedere la politica e in aperto antagonismo tra di loro ma tre candidati che si differenziano solo per alcuni aspetti dei rispettivi programmi – per quel che sino ad ora si sa – comunque tutti nell’ambito di quella che potremmo definire una politica di centrosinistra, accomunati soprattutto dal desiderio di dare un segnale di rottura rispetto al passato e al modo di gestire il potere da parte di Roberto Formigoni.

I media per primi, proprio per aver acceso i riflettori sui candidati da poco tempo, sembrano molto incerti nell’individuare diversità programmatiche tra i candidati e non prende ancora corpo, come per le appena trascorse primarie, la rete Internet tra Blog, social network, Facebook e Twitter.  Dunque probabilmente minor passione e, del pari, temo minor affluenza alle urne. Un’ultima considerazione. I tempi stretti non consentono di sottoporre pubblicamente la gestione formigoniana ad analisi critica puntuale e di dettaglio come invece sarebbe giusto e si finisce di parlare quasi esclusivamente della corruzione dilagante e della gestione corrotta della sanità.

Un maggior tempo avrebbe consentito di mettere meglio in luce i guasti al territorio, le scelte sbagliate in materia di infrastrutture, le “disattenzioni” rispetto a tutti i problemi che non si sarebbero prestati a “gestioni” adatte a privilegiare gli amici. Insomma, cogliere le occasioni delle primarie per anticipare i temi della battaglia finale, quella per le elezioni del nuovo governatore e della nuova assemblea regionale.

Luca Beltrami Gadola



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