5 dicembre 2012

IL TERRITORIO E LA POLPETTA DI PLASTICA


Sin da piccolo, privilegiato, quando uscivo sul terrazzo di casa e guardavo il suggestivo panorama del Golfo di Napoli, la mia attenzione veniva catturata da quel mostro d’acciaio grigio che era all’ancora a un miglio nautico circa dallo scoglio di Megaride, la portaerei americana Saratoga, USS CV60. Durante l’adolescenza, 1973 e dintorni, nei miei modesti trascorsi velici, dopo essere uscito illeso attraversando la selva di scafi blu dei contrabbandieri di sigarette che “manovravano” al Borgo Marinari alla presenza delle forze dell’ordine, andavo a bordeggiare con il Flying junior del circolo Savoia sotto la murata del mostro d’acciaio fino al limite della zona di bonaccia generata dall’enorme mole.

A piazza Municipio e dintorni si potevano ancora ammirare “for sale” i tappeti con la testa di JFK. Gli ultimi epigoni degli sciuscià si vendevano tra di loro i marinai americani per portarli nei night club del porto come in un libro di Curzio Malaparte. Lo sbarco alleato in Italia era avvenuto nel 1943 ma a Napoli si percepivano ancora tangibili i segni dell’evento, allo stadio giocava il Napoli di Vinicio con Gedeone Carmignani in porta e Clerici centrattacco, raggiungemmo anche il secondo posto, un miraggio. Maradona sarebbe arrivato undici anni dopo.

In Italia era in carica il II governo Andreotti (tra gli altri presenti in squadra: Gui, Tanassi, Rumor, Colombo, Evangelisti, Gava padre, Salvo Lima, Nicolazzi, De Lorenzo padre etc etc…), … lo avremmo poi rimpianto, nonostante tutto… . Il debito pubblico era al 44% del PIL (2). A Napoli ci fu l’epidemia di colera, che vergogna.

Per un giovane non era evidente il passaggio epocale. Era una recente repubblica in un’antica penisola dove i tentativi di unificazione erano iniziati con Ladislao d’Angiò, re di Napoli 1386 – 1414. L’evento era avvenuto trenta anni prima: L’Armistizio di Cassibile, 3 settembre 1943, quando il generale Castellano appose la firma in calce al documento dell’armistizio. Da quel momento in poi ci siamo consegnati mani e piedi legati al “dittatore benevolente” (Michele Salvati ArcipelagoMilano – 19 settembre – [video]).

In quel momento accettammo di mangiare gli hamburger di Mc Donald per generazioni (hamburger non comparabili alle salsicce al ragù di mia nonna, ma buonissimi). Ma Castellano, quando firmò, era all’oscuro di tutto ciò, forse si aspettava la penicillina … . Una medicina all’avanguardia, le autovetture di grossa cilindrata, le gomme da masticare, un modello di business tipicamente anglosassone, ma non una resa incondizionata in cambio di polpette. Potremmo riempire le colonne dei giornali degli effetti positivi e negativi sull’Italia del dittatore benevolente, ma non è questa la sede.

Sottolineo soltanto che il livello di inquinamento mondiale da polpetta americana è suggellato dal Big Mac Index pubblicato dalla prestigiosa rivista The Economist e ha dato luogo alla burgernomics. (il costo di un Big Mac come benchmark ).

Per quanto tempo ancora ci potremmo permettere ciò? Prima o poi questi benedetti hamburger finiranno e pensare che negli anni ’50 la famiglia media italiana mangiava carne una volta alla settimana, se andava bene. Oggi con un euro entri in uno shop Mc Donald e ti mangi una bella polpetta con una fetta di cipolla e una di cetriolo nel pane, il tutto innaffiato da una salsa di pomodoro speziata per un controvalore di 255 kcal, 13 g proteine, 30 g carboidrati, 9 g lipidi e 1,3 g di sale.

Siamo passati dai 19 kg/anno pro capite di carne del 1938 “sotto Mussolini” ai 101 kg/anno di carne “sotto Berlusconi” nel 2008 e il trend è in ulteriore crescita. Se la velocità di consumo di suolo, produzione di cibo continuerà a questi livelli, oltre che acquistare con un euro un panino le due fette di cipolla e cetriolo compreremo anche una polpetta di “plastica”.

 

Riccardo Lo Schiavo



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