5 dicembre 2012

Scrivono vari 05.12.2012


Scrive Marco Romano a LBG – Quando tu eri presidente dell’Inarch mi invitavi alle vostre riunioni come testa di ponte dell’INU, e lì una sera ho proposto di riaprire i Navigli: mi hai guardato palesemente inorridito ma hai cortesemente glissato. Così ho fatto da solo. A quel tempo avevo uno studio professionale avviato e ho chiesto a una giovane architetta che lavorava con me di provare a disegnare il naviglio sopra le fotografie della cerchia come è oggi, e il risultato è stato sconfortante, perché un tratto di naviglio necessariamente strettissimo – voglio vedere come farebbero a consentirmi l’accesso al garage da piazza San Marco – con una schiera di case moderne non aveva nulla né di fascinoso né di romantico. Dato che di questo mi occupo, di bellezza della città, e dato anche che mi capita di verificare fin dove possibile l’attendibilità delle mie idee e magari di cambiarle, ecco che per l’appunto ho motivo di ritenere questa faccenda una assurdità: lo ho anche scritto sul Corriere.

PS Alle ultime elezioni comunale ho votato, per una vecchia frequentazione comune del PSI, Roberto Biscardini, che ora trovo tra i talebani della riapertura dei Navigli: non sapevo che la riapertura degli antichi canali, che abbondano in tutte le vecchie città europee e sono stati a suo tempo chiusi, fosse un tema del programma dei socialisti europei, che semmai dovrebbe cominciare con il canale dei Conciatori a Strasburgo, una gilda popolare che a suo tempo ha anche espresso il borgomastro della città.

 

Scrive Giorgio Panizzi a Massimo Gargiulo – Ho letto con interesse il suo articolo sulla Città metropolitana. Tema che sto seguendo a Roma, anche con il Circolo Fratelli Rosselli che ha organizzato un Seminario e stilato un documento in proposito. Le invio una mia lettera pubblicata recentemente su il Messaggero di Roma ringraziandola per l’attenzione.

“Con una miopia tipica di una classe dirigente ormai obsoleta si sta procedendo a un accorpamento dei Municipi senza affrontare il problema reale che è la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica. Solo a guardare il lato amministrativo del problema, l’Assemblea Capitolina non sembra che affronti il futuro assetto della Città metropolitana. Con l’elezione del Sindaco di Roma e la scadenza del mandato del Consiglio Provinciale di Roma la Provincia di Roma è soppressa e diventerà Città Metropolitana. Il Sindaco di Roma ne sarà Presiedente pro tempore e dovrà provvedere alla sua configurazione amministrativa. Tutti i Comuni della Provincia ne faranno parte, salvo potersene distaccare con procedure farraginose.

I Municipi di Roma non ne faranno parte. Continueranno a essere appendici ancor più macroscopiche – dato l’accorpamento previsto da una rozza legge – del Comune di Roma senza ottenere sostanzialmente quell’autonomia amministrativa e finanziaria che la legge, bontà sua, prevede e richiede. I cittadini saranno ancora più lontani dal Campidoglio. Ancora più lontani dalla Città Metropolitana e con meno diritti di quelli di tanti piccoli comuni e comunque di tutti i comuni dell’attuale Provincia di Roma che, per estensione e popolazione, sono minori del più piccolo Municipio di Roma.

Su queste colonne, nello scorso agosto, avevo proposto di ipotizzare una Roma come federazione dei 15 Municipi. Ogni Municipio, in questo caso, avrebbe pari dignità con gli altri comuni della Città Metropolitana. L’Assemblea Capitolina – ridotta per legge, come numero di Consiglieri – diventerebbe un’Assemblea Federale con Consiglieri eletti in secondo grado dai singoli Municipi che sarebbero pariteticamente rappresentati nell’Assemblea. I costi della politica sarebbero ridotti poiché le elezioni nei Municipi costano molto meno per ciascun Consigliere e si ridurrebbe soprattutto la richiesta di “risarcimenti” allo Stato per aver partecipato alle elezioni. “Risarcimenti” propri e “impropri”, comunque insufficienti, sia per gli eletti che per i non eletti, che divengono fonte di vari tipi di corruzione.

Infine e soprattutto i cittadini rivolgendosi direttamente ai Municipi potrebbero avere quel rapporto diretto che ora gli manca, anche per lo scarso peso che gli stessi Municipi hanno nell’ambito di Roma Capitale e che minore sarà quando ci sarà la Città Metropolitana, entro circa un anno. Un rinsavimento, ancorché tardivo, potrebbe avvenire se qualche forza politica o qualche Consigliere vorrà inserire nello Statuto che tra breve l’Assemblea Capitolina dovrà approvare, una norma transitoria o programmatica che tenga presente e renda possibile l’evoluzione indicata. Altrimenti ci lamenteremo tra noi, o ci indigneremo, come sempre, senza dare sbocchi propositivi alle nostre richieste e alle nostre indignazioni.”.

 

Risponde Massimo Gargiulo – Non conosco la legge su Roma Capitale e quali possano essere le relazioni tra questa e la nuova norma sulla Città metropolitana. Tuttavia lei tocca un punto centrale: la nuova Città metropolitana – Capitale o meno – non dovrà produrre un deficit di partecipazione rispetto a quella attuale, ma anzi, se possibile aumentarla. Da Milano ho sempre visto le Municipalità di Roma come una soluzione più avanzata rispetto al nostro decentramento amministrativo, mortificato nelle competenze e ancora di più da una suddivisione territoriale insulsa.

Da quello che lei scrive per le Municipalità di Roma si prospetta un arretramento. Per quanto riguarda la Città metropolitana di Milano, che a mio avviso avrebbe bisogno di maturare una soluzione a livello locale che venga ufficializzata con una legge speciale, io ipotizzo: – che le attuali Zone di Milano, una volta ridisegnate, vengano elevate al ruolo di Municipi e che gli attuali Comuni foranei vengano anch’essi portati al rango di Municipi. I Consiglieri dei Municipi, ridotti di numero, vengano eletti così come avviene oggi e le Giunte anch’esse abbondantemente dimagrite. – che il Sindaco della Città metropolitana e il Consiglio Metropolitano, con un numero di componenti indicativamente non inferiore a 30, vengano eletti con elezione diretta, eventualmente anche attraverso il meccanismo dei collegi, così come è avvenuto fino ad oggi per la Provincia. Che Sindaco, Giunta e Consiglieri vengano adeguatamente retribuiti.

Faccio notare che il rapporto residenti città di Milano e comuni della Provincia, anche senza considerare Monza e Brianza, è ben diverso di quello della città di Roma e dei comuni della sua Provincia e che nella Provincia di Milano, anche senza considerare Monza, vi sono Comuni che per numero di residenti a buon diritto si fregiano del titolo di Città così come a oggi concepito. Per questi motivi la mia proposta si differenzia necessariamente dalla sua in merito al governo della città metropolitana.

 



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