28 novembre 2012

PIAZZA DEGLI AFFARI O DEI MONUMENTI SIMBOLICI


Resto basito dal festeggiamento organizzato dal Comune per la conferma della scultura di Cattelan che per quaranta anni presidierà la piazza degli Affari, proprio davanti al palazzo Mezzanotte sede della Borsa di Milano. Fin dall’inizio ho considerato questa scelta di pessimo gusto, ma cerco di spiegarne le ragioni.

Questa piazza è sempre stata dimenticata, senza gli elementi di arredo urbano che ne completassero l’impianto urbanistico e che sarebbero stati necessari a dare un aspetto “civile” a questa nuda piazza. E questa rinuncia al suo disegno urbano è sempre stata incomprensibile, stante l’equilibrata proporzione volumetrica degli edifici che la circondano con dignitose architetture. Basta pensare alla piazza della Scala prima e dopo la sistemazione dell’architetto Portoghesi. Oggi è uno spazio dal quale traggono un aumento d’importanza i già rilevanti edifici che la formano grazie proprio a questo progetto di arredo urbano. Quindi nessun dubbio che la piazza andasse completata per ridarle il suo ruolo di dignitoso spazio civile.

Ma quando si decide di caratterizzare una piazza con un monumento o un’opera d’arte è importante collegare il loro significato alla funzione prevalente della piazza o degli edifici che la circondano, e qui non c’erano dubbi. Il nome “piazza degli Affari” e la presenza del palazzo dell’architetto Mezzanotte sede della Borsa di Milano, la più importante del paese, suggeriva un monumento o una opera d’arte che meglio si adattasse alla importante funzione. Come il monumento alla Giustizia presiede le piazze dei Tribunali (meno che a Milano), questa piazza andava decorata con un riferimento all’importante funzione Borsistica.

Durante questa crisi economica nella quale gli speaker dei telegiornali ci hanno dato notizie giornaliere sull’andamento delle quotazioni da tutto il mondo, il fondale dello schermo ci ha sempre mostrato le facciate dei vari Palazzi delle Borse collocate in piazze dal disegno urbano irreprensibile. Tra le più belle abbiamo apprezzato quelle con ì monumenti all’Orso o al Toro simboli appunto delle fasi del lavoro di Borsa. Quando in Italia lo speaker ci dava le ultime notizie con sullo sfondo il palazzo della borsa di Milano, solo una volta è apparso con l’opera di Cattelan ben visibile, poi un senso di dignità ha prevalso e ora il palazzo della Borsa appare però solo parzialmente o sbieco, in modo da cancellare alla vista una presenza considerata probabilmente inopportuna per l’immagine della città e offensiva per chi ci lavora.

Se invece questa presenza si vuole interpretare politicamente come un segno di disprezzo per la società di mercato, mi sembra paradossale che mentre si tirano giù le statue dei padri del socialismo reale in tutto il mondo, qui si elevi un segno di disprezzo verso una economia ormai diffusa ovunque, anche nei paesi dove si abbattono gli ex idoli. Mi sorprende anche il silenzio della società civile e della stessa direzione della Borsa che doveva impegnarsi contro questo gesto ostile alla funzione e ai suoi operatori.

Il lavoro che si svolge nella sede principale della capitale finanziaria del paese va rispettato e se mai aiutato a valorizzarne l’importante funzione. Il rapporto tra le piazze e i monumenti od opere d’arte che le presidiano, specie se promosso dalla stessa Amministrazione, deve essere positivo e mai “contro”, ne va di mezzo l’immagine della città.

Ma che l’operazione sia anomala viene dimostrato anche dal suo utilizzo per quaranta anni. Non conosco in tutto il mondo altri monumenti a termine prestabilito. Solo nel momento nel quale non esiste più il loro significato o questo diventa negativo, allora possono essere rimossi. Ma quaranta anni cosa vuol dire? In una città seria con i monumenti e le opere d’arte non si scherza e questa vera e propria bravata ritengo peserà negativamente sulla stessa immagine della città proprio nel periodo dell’EXPO.

Gianni Zenoni

 

 



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