28 novembre 2012

musica


 

ŠOSTAKOVIČ

L’orchestra Verdi è in questi giorni in tournée con due concerti – uno a Mosca (in Sala Grande del Conservatorio) e l’altro a San Pietroburgo (nella Cappella Accademica di Stato) – con un programma tutto italiano (Rossini, Paganini, Verdi e Respighi). Prima di partire, giovedì e venerdì scorsi, ha voluto entrare nello spirito della grande Russia eseguendo la settima Sinfonia di Šostakovič e affidandola alla bacchetta di Oleg Caetani, direttore spesso suo ospite che non a caso, cresciuto in Italia, ha studiato al Conservatorio di Mosca e si è diplomato a quello di San Pietroburgo.

Dmitrij Šostakovič (1906-1975) è certamente, con i connazionali poco più anziani di lui Igor Stravinskij (1882-1971) e Sergej Prokof’ev (1891-1953), uno dei più importanti compositori del secolo scorso, e la sua opera più emblematica e ricca di emozionalità, anche se forse non proprio la più riuscita, è la settima Sinfonia, detta la “Leningrado” perché ispirata, dedicata, quanto meno scritta nell’anno del celeberrimo assedio della città da parte delle truppe germaniche.

Ricordiamo appena come la città di San Pietroburgo, che nel 1917 vide l’inizio della Rivoluzione russa e che alla morte di Lenin nel 1924 cambiò il nome in Leningrado conservandolo fino al referendum del 1991, fu cinta da assedio dalle forze germaniche di invasione l’8 settembre 1941 e liberata solo il 27 gennaio 1944, dopo aver visto morire di fame 800.000 persone su una popolazione di tre milioni di abitanti.

Questo terrificante evento, insieme alle notissime vicende che hanno visto Šostakovič alternativamente vittima e complice – o meglio perseguitato e sostenitore – della dittatura stalinista, fanno di questa Sinfonia uno degli snodi della storia della musica, non solo del novecento, ponendola al centro di non pochi problemi: il rapporto con il potere, con la storia, con le passioni e i tormenti che vi si vogliono descritti, con la biografia dell’autore, con il suo impegno sociale (quando c’è) e via di seguito. In una parola il tema dei rapporti fra la musica e il contesto in cui essa nasce.

Prima del concerto all’Auditorium vi è stata un’affollata conferenza a due voci: quelle dello storico Fausto Malcovati e del musicologo Enzo Beacco. Il primo un noto studioso della storia e del teatro russi, il secondo conosciuto da molti milanesi per aver scritto, per oltre vent’anni, i bei programmi di sala dei concerti della Società del Quartetto. Dai fascinosi interventi dei due oratori sono emerse tutte le contraddizioni che si manifestano normalmente nella esegesi musicale ma che emergono in particolare quando si affronta un’opera “storica” come questa “Leningrado”.

Innanzitutto un po’ di mistificazione: i primi due tempi della sinfonia (compreso l’Allegretto, con il famoso “tema dell’invasione”) furono scritti prima dell’inizio dell’assedio, quando probabilmente in città – ove risiedeva l’autore – non se ne aveva ancora sentore. Šostakovič poi fu uno dei primi evacuati – non appena aperta quella miracolosa via di fuga dalla città che beffò i tedeschi, attraverso il lago gelato – e fu sfollato in una cittadina della Siberia dove scrisse gli altri due tempi, sostanzialmente privo di notizie, o con notizie sommarie, sulle tragedie che si consumavano nella città del Baltico. Occorre aggiungere che Šostakovič aveva da poco ottenuto la riabilitazione – come musicista coerente con il “realismo comunista” – dalla disgrazia in cui era caduto nel 1934 dopo la prima della “Lady Macbeth del distretto di Mcensk“, accusato di “formalismo”, isolato e minacciato non solo di non poter più scrivere musica ma addirittura di essere incriminato. Quanto alla ispirazione dell’opera, Beacco ha acutamente fatto osservare come il ritmo del “tema dell’invasione” sia derivato – in modo peraltro poco nascosto – da quello del Bolero di Ravel, di pochi anni antecedente (1928), i cui intendimenti sono a dir poco all’opposto di quelli che sottendono la tragedia della guerra!

Da tutto ciò deriva la legittimità del sospetto che la “Settima” sia in realtà opera di regime, volta a esaltare il coraggio del popolo russo e la grandezza della sua leadership, una sorta di manifesto di propaganda politica – comunista e antitedesco – destinato a portare in tutte le Russie e nel mondo un preciso messaggio politico: siamo un popolo indomabile e invincibile.

Questo ovviamente nulla toglie alla bellezza della Sinfonia che, se non è proprio la migliore delle quindici scritte da Šostakovič, è certamente un’opera meravigliosa che offre l’occasione di riflettere sul significato ultimo della musica, che deve essere ascoltata, goduta e apprezzata a prescindere da tutto ciò che non le appartiene, che trova la propria ragione d’essere solo in se stessa, con buona pace di Wagner e dei tanti che hanno voluto investirla di responsabilità a lei estranee.

 

Da non perdere

Lunedì 10 dicembre ore 20, al Teatro alla Scala, si terrà un concerto straordinario dedicato al cardinale Carlo Maria Martini a favore del Museo Diocesano di Milano: il programma, intitolato “Viaggio in Italia”, alternerà musiche di Johann Sebastian Bach (Suite francese n.5 in sol maggiore e Suite inglese n. 2 in la minore, Aria variata in la minore, Concerto italiano) a musiche di Domenico Scarlatti (Aria in re minore K 32 e cinque Sonate, K 159, 278, 282, 289, 319) eseguite da uno dei loro maggiori specialisti, il pianista italo-iraniano Ramin Bahrami, di cui Piero Rattalino ha scritto che “…scompone la musica di Bach e la ricompone in modi che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso ma non l’ho domato, e spero che continui a essere com’è“. Il confronto fra i due Autori coetanei (entrambi del 1685) ma vissuti in ambiti assai diversi (Bach nella severa Turingia mitteleuropea, Scarlatti nei gaudenti mondi mediterranei di Napoli e di Madrid) sarà una vera, grande festa dello spirito.

Per informazioni e prenotazioni: 02 465.467.467 (da lunedì a venerdì ore 10/13 e 14/17), biglietteria@aragorn.it, www.vivaticket.it. Per ogni biglietto acquistato si riceverà un coupon “you and me” per visitare insieme a un amico la mostra “Costantino 313 d.C.” entro il 17 marzo 2013 pagando un solo biglietto.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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