21 novembre 2012

RESTO SU BERSANI


È possibile sostenere un candidato alle primarie senza scadere nell’adulazione o nella piaggeria? Forse. E senza parlare male degli altri? Difficile. Proviamo. I candidati alle primarie sono tutti di apprezzabile statura politica (ottimo il confronto su Sky24), ma Bersani mi sembra qualche spanna sopra gli altri. La crisi che viviamo, a differenza di quella del ’92-93, è una crisi che nasce dalla debolezza delle istituzioni politiche e dei partiti. Se ne esce con persone e partiti, forse diversi, certamente più autorevoli.

Bersani non abdica a un’idea della politica come organizzazione e azione collettiva. Lo ha sempre detto, ma soprattutto l’ha fatto. Ha tenuto a galla il PD nella tempesta antipartitica e l’ha tenuto insieme, dalla scelta di sostenere il governo Monti fino alla sua candidatura alle primarie. Favorendo la nascita del governo Monti ha messo l’emergenza nazionale (“Prima l’Italia”) davanti all’interesse immediato del partito (chiamare subito le elezioni contando di vincerle grazie allo sfascio del centro-destra). Non piccola cosa per un segretario di partito. Anche per questo Bersani ha oggi dietro di sé un PD più forte e più unito, condizione necessaria per candidare il centro-sinistra alla guida del paese.

Dunque mi piace chi lavora per unire e non chi punta sulle divisioni per vincere. Mi piace chi crede nell’azione di tanti e non nell’uomo solo al comando. Mi piace poco chi favoleggia di un partito leggero e maggioritario, capace di vincere da solo grazie al carisma o al bel portamento televisivo del suo leader. Mi piace chi riconosce nell’impegno personale in politica una risorsa preziosa e irrinunciabile per la democrazia. La rottamazione mi ricorda la decimazione, non il riconoscimento del merito. Apprezzo chi sa, chi sa fare, chi sa fare bene. Se Napolitano fosse stato rottamato per motivi anagrafici o per anzianità di servizio non si sarebbe fatta innovazione, solo tafazzismo.

Spero che Bersani vinca bene le primarie, magari al primo turno, anche se non sarà facile. Avrebbe meno condizionamenti e più spazio di manovra per allargare la coalizione. La destra spera in Renzi o in una vittoria risicata di Bersani, magari al secondo turno e con i voti determinanti di Vendola, risultato che le permetterebbe di riaprire il dialogo con Casini, e ribaltare i pronostici, o di tornare al governo con Monti pur perdendo le elezioni. Bersani è l’unica scelta di chi pensa che con le prossime elezioni sia terminato il ruolo del governo Monti – non necessariamente di alcune sue politiche – e si possa tornare alla normalità democratica: governa chi vince le elezioni. È l’inizio obbligato se vogliamo provare a fronteggiare la crisi di rappresentanza ereditata dall’era berlusconiana. Se Monti non si candiderà, i sostenitori del Monti-bis spieghino agli elettori italiani che il loro voto non servirà a molto perché il prossimo governo è già stato deciso in altra sede. Per il bene loro e della Nazione, naturalmente.

Non mi piace proprio chi cerca di vincere le primarie di centro-sinistra con i voti del centro-destra. Schizzinoso? Per carità, nessuno vuol fare l’esame del sangue agli elettori. Ma è semplicemente giusto che alla primarie del centro-sinistra partecipino solo gli elettori di centro-sinistra, comunque definiti. Lo ha perfino stabilito una sentenza della Corte Suprema USA – ricordata di recente da R. Levi sul Sole-24Ore – con cui è stata ritenuta illegittima la legge californiana che riconosceva solo le primarie “aperte” (tutti possono votare per qualsiasi primaria senza obbligo di registrazione). “La libertà di associazione – recita la sentenza – presuppone necessariamente la libertà di identificare le persone che costituiscono l’associazione e di limitare l’associazione a quelle sole persone. In nessun’altra area il diritto a escludere, proprio di una associazione, è più importante che nel processo di selezione del proprio candidato”. Punto. All’onorevole Iva Zanicchi (PdL) Renzi “piace da morire”, andrà a votare alle primarie del centro-sinistra perché “è l’occasione buona per svecchiare anche il PD e chissenefrega se per votare bisogna anche registrarsi”. Qualcuno avverta la signora che se si presenterà ai seggi, le verrà cortesemente, ma con fermezza, negato il diritto di voto.

Apprezzo Bersani perché è il più laico tra tutti i candidati alle primarie e non solo. Se il prossimo Presidente della Repubblica sarà, come probabile, di estrazione cattolica, mi sentirei più tranquillo con il governo in mano a un laico. Perché questioni decisive riguardanti i diritti civili, i temi eticamente sensibili e lo sviluppo scientifico e tecnologico in campo bio-medico passano per una sicura affermazione della laicità dello Stato. Non per caso su tutti questi temi l’agenda del governo Monti è vuota.

Conosco Bersani da tempo. E la simpatia che ho per lui non mi fa velo. È persona onesta, esperta e competente. È stato un ottimo ministro dell’Industria e dell’Economia. È capace di sintesi equilibrate, dote rara in politica, e sa semplificare questioni anche complesse, senza mai banalizzare. Ha pazienza e ironia, un’antica saggezza e l’occhiata lunga. Può guardare all’Europa e al mondo perché ha le radici ben salde nel grande capitale sociale della miglior provincia italiana. Ha simpatie juventine, ma lo voto lo stesso. Nessuno – si sa – è perfetto.

 

Stefano Draghi

 



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