21 novembre 2012

I LIBERALI PER AMBROSOLI


Chiedo ospitalità ad ArcipelagoMilano, per manifestare la disponibilità dei liberali lombardi a collaborare con Umberto Ambrosoli per sostenere la sua candidatura a Presidente della Regione. Ciò per come si presenta la persona e per ragioni politiche.

La persona corrisponde a un modello giusto. Appartiene a una famiglia della solida tradizione della cultura laico liberale, vive della sua professione e già nei suoi primi passi da candidato dimostra di concepire l’incarico propostogli quale servizio civile e non come scalata al potere. Ciò traspare dalla circospezione con cui è arrivato a dichiararsi disponibile alla candidatura e dal modo creativo con cui ha impostato il contatto con i cittadini elettori. Un contatto imperniato sui temi concreti del progetto da costruire per la Regione, attraverso non solo le strutture di partito bensì con l’apertura fisiologica alle proposte e ai contributi di chi vuol prendervi parte. Senza cedere alle contrapposizioni prive di contenuto programmatico circa il futuro governo regionale, che invece le primarie – in questo caso necessariamente frettolose – innescherebbero per forza.

Quanto alla situazione politica, riteniamo che Ambrosoli costituisca un segno del profondo cambiamento del modo di concepire la gestione dell’istituto regionale. Prima di tutto, nel definire il criterio di formazione della maggioranza, che deve essere la convergenza delle culture riformatrici. Esse, pur distinte, possono ben concordare sulla necessità di valutare i fatti e le effettive condizioni della convivenza. L’intervento pubblico va inteso come un’azione per sciogliere i nodi posti dai conflitti sociali – che costituiscono la condizione normale della democrazia – piuttosto che come un’occasione di potere per chi condivide l’appartenenza a un gruppo, secondo una concezione che i due candidati che si stanno profilando nel centro destra non garantiscono di cambiare.

Ambrosoli può ben rappresentare la volontà di puntare a scelte politiche completamente diverse dalle proposte leghiste e, in generale, della concezione populistico conservatrice. Non mi dilungo sulla ovvia ragione per cui il mondo democratico e liberale non può – pur riconoscendo la realtà e la consistenza della Lega – che respingerne le impostazioni più significative, dal rifiuto, non solo rituale, dell’unione nazionale, alle sostanziali venature razziste e xenofobe, allo spirito di comunità chiusa dedita a costruire nuovi privilegi con l’alibi di combattere i difetti e i limiti del centralismo, fino alle davvero non certo esaltanti prove amministrative fornite in ormai tanti anni.

Diversi sono i temi ai fini della partecipazione del mondo liberale in Lombardia. In primo luogo va rigorosamente regolamentato il consumo del territorio, che da tempo sta determinando una grigia e indistinta periferia che si estende dalla città fino alle provincie. In Lombardia – più ancora che altrove – si vanno infatti cancellando le individualità storiche dei borghi fagocitati dal cemento, con gravi danni per il paesaggio, fino ai laghi e alla Valtellina. Va dunque data attuazione all’area metropolitana e in genere ad autorità sovracomunali, per la gestione dei servizi maggiori, dallo smaltimento di rifiuti ai trasporti e così via. Va rafforzata la politica agricola con servizi e incentivi a quella che rimane una grande risorsa della regione, disattendendo la politica miope dei leghisti, eversiva e antieuropea, che aveva difeso i privilegi e gli evasori delle quote latte. Va ridimensionata la spesa, evitando opere faraoniche, per giungere a un minor prelievo diretto e indiretto, liberando risorse per le imprese e le famiglie.

In definitiva si tratta, dopo un ventennio, di togliere il governo dalle mani dei popolar conservatori, uscendo dal mito secondo cui risultati positivi nel governo della Regione Lombardia sarebbero raggiungibili solo al prezzo di restare nella chiusa logica delle relazioni consolidate e dei soliti circoli di privilegio.

Come si vede lo scontro è sui temi concreti e non certo privi di corposità negli interessi. Al riguardo va tenuto nel giusto conto che gli ambienti popolar conservatori, sono in Lombardia piuttosto robusti e sempre pronti ad alleanze con la Lega, il che li rende elettoralmente ancora più robusti: è indispensabile dunque costruire intorno a un candidato giusto, come Ambrosoli, un progetto alternativo che colleghi i filoni politici, senz’altro diversi, del mondo laico e liberale con quello della sinistra nelle sue varie anime.

La circospezione praticata da Ambrosoli è molto utile perché lo mostra distante dai riti egemoni finalizzati all’assorbimento degli altri, secondo un antico vizio autolesionista di certa vetero sinistra. Con Ambrosoli è quindi possibile costruire una solida alleanza per un balzo in avanti della convivenza civile nella Regione Lombardia. L’obiettivo non è evitare il conflitto ma imperniare l’azione politica come proposta ai cittadini, i quali, quando mancano le proposte, si rifugiano nella protesta più sterile o nei vari leaderismi che, vecchi e nuovi che siano, risultano sempre vuoti di contenuti.

 

Giammarco Brenelli



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti