13 novembre 2012

IDENTIKIT DI UN CANDIDATO ALLA REGIONE


Partiamo dai numeri. Alle elezioni del 2000 Martinazzoli prese il 31,5% i partiti il 28,41% dei voti, Formigoni il 62,37% i partiti il 65,74%, i radicali (candidato e partito) il 3,3%, Nerio Nesi il 2%. L’affluenza alle urne fu del 75,79%. In valori assoluti 3.355.803 voti per Formigoni, Martinazzoli 1.692.474, radicali 178.406. La differenza è un abisso. Peggiore se possibile delle elezioni con candidato l’impareggiabile Masi, quando Lega e Formigoni presentatisi distinti presero meno voti che cinque anni dopo (da notare che anche nel 2000 i radicali stazionavano attorno al 3%). La percentuale dei votanti allora fu dell’84%.

Nel 2005 la situazione migliora Formigoni 2.842.374 (53,9%), 2.278.468 Sarfatti (43,2%). Liste provinciali Formigoni 2.462.480 (55,4%), Sarfatti 1.844.978 (42%). Con Penati nel 2010 la situazione peggiora: Formigoni prende il 56;10% con 2.704.000 voti (i partiti poco meno di 2.500.000 di voti con il 58%) mentre Penati si ferma al 33,27% con più di un milione di voti in meno e i partiti della coalizione prendono la stessa percentuale del presidente. I votanti sono l’8,3% in meno della tornata precedente.

Senza scendere nel dettaglio possiamo dire:

1. che gli elettori sono in costante calo

2. In regione Lombardia i voti al solo presidente sono stati il 17,2 la percentuale in assoluto più alta d’Italia

3. nel centro sinistra un candidato prende più voti se aggrega a sinistra perché esiste un bacino di elettori “radicali” consistente e più in generale il candidato “esterno” prende in più delle liste. Il fronte debole del centro sinistra è a sinistra (verso Grillo, verso l’astensione) più che al centro.

4. nel centro destra all’inverso Formigoni ha sempre preso percentualmente meno voti delle liste, il voto disgiunto in alcuni casi è significativo, Il centro centro fino a oggi non è stato concorrente reale. La Lega è il partito cresciuto percentualmente di più.

5. l’elettore premia la scelta bipolare e i candidati minori sono penalizzati sia che siano al centro, che non supera il 5%, sia che sia alle estreme

6. nel centro destra come nel centro sinistra per vincere è stato fino a oggi fondamentale allargare la coalizione allargare il numero di liste, il candidato era meno importante che nelle elezioni comunali lo si poteva costruire anche durante la campagna elettorale.

7. oggi probabilmente partendo da un numero di candidati competitivi alto probabilmente il meccanismo è invertito: conta più il candidato

Premesso che l’identikit del candidato così come quella della campagna è strettamente relazionato con questa legge elettorale, che caratteristiche deve avere il candidato:

a. Capacità di aggregare il fronte più vasto. La logica del maggioritario a un turno IMPONE di non tralasciare nulla per riaggregare tutti i segmenti e se possibile di andare oltre sia a sinistra che a destra. Ne consegue che il candidato deve essere il più possibile autorevole e il meno condizionato dall’eventuale partito di appartenenza. Non si tratta di discettare se si ripropone l’Unione, L’Ulivo o quant’altro si tratta di sapere che senza alleanze si è già perso. Tenere insieme estremi tra loro distanti non è però credibile con programmi o accordi è possibile solo attorno a un candidato/garante per gli elettori.

b. Capacità di dare garanzie valide alle liste provinciali e ai partiti minori. A pochi piace partecipare decubertianamente. L’attuale legge elettorale fissa limiti per l’ingresso in consiglio regionale alle liste provinciali, è uno sbarramento modesto ma pur sempre uno sbarramento. Il candidato dovrebbe fare in modo che questo sbarramento fosse superabile dagli alleati se vuole che si mobilitino sul serio, considerando che si tratta di elezioni a un turno

c. Capacità di attrarre voti dalla parte avversa. Qui le cose si complicano. In genere si pensa che per attrarre il voto degli avversari bisogna spostarsi al centro. Io non credo, in genere tra l’originale e la copia si preferisce l’originale. Al contrario un candidato forte ben profilato può spostare qualcosa. Il primo criterio per capire quale profilo è vedere il competitore quindi scherzando si potrebbe dire: se Albertini è maschio, single, cattolico, di vasta esperienza, moderato, non più giovanissimo, professionista della politica; il candidato del centrosinistra potrebbe essere femmina (tra l’altro il centrosinistra non ha mai avuto leader femminili in Lombardia mentre Moratti, Colli, hanno caratterizzato in modo femminile il centrodestra), con famiglia (almeno prole), laico, di esperienza ma in settori diversi, più radicale, più giovane, non professionista della politica. Ripeto scherzando. Quando come nel caso di Albertini/Fumagalli si scelse un alternativa tra fotocopie vinse l’originale.

d. Capacità di presentare una squadra.

e. Capacità di inserire nelle liste figure di spicco.

f. Capacità di scegliere il terreno del confronto. È forse la questione centrale. Occorre una Unique selling proposition che certo non è una novità nelle campagne elettorali dai tempi di Eisenhower ma che in Lombardia manca da tempo. Il centro sinistra è stato spesso cacofonico.

g. Capacità di fare un fund raising significativo. Senza quattrini è inutile partire. La campagna elettorale costa, avere certezza del budget in partenza è indispensabile, tanto più che le liste godono del rimborso elettorale, ma non la lista del presidente.

h. Capacità di dare garanzie sul dopo. Per intenderci evitare la fuga alla Ferrante/Fumagalli garantire una presenza alla Sarfatti.

i. Capacità di selezionare e di rivolgersi ai vari target con un programma di dettaglio. Spesso si dice che è meglio avere un programma stringato che un librone, con il risultato di proporre ovvietà generiche ma sono elezioni regionali quindi elezioni che sommano comunità territori molto diversi tra loro con scarsa identità comune e bisogna avere una risposta per tutti.

l. Capacità di fantasia. Il voto non è quasi mai il risultato di un percorso razionale, l’immaginario pesa spesso più del reale, occorre avere un “i have a dream”. Quindi all’autorevolezza occorre combinare la creatività.

m. Meno rilevanti invece la notorietà e il radicamento sul territorio. Penati era uno sconosciuto quando batte la Colli, Albertini o Vendola pure. Diciamo che l’indice di notorietà è rilevante solo se abbinato a un’alta valutazione delle qualità professionali o del passato del candidato, ma la politica è piena di star sonoramente trombate e di sconosciuti eletti. Essendo elezioni regionali un eccesso di localismo pesa negativamente in particolare un eccesso di milanesismo gioca un ruolo negativo.

Dove cercare i voti? Nel 1970 votava in Lombardia il 95% degli elettori, nel 1985 il 92% (a propositi quello che oggi si chiama centrosinistra era allora riparametrato ampiamente maggioritario), nel 1995 l’84%, nel 2005 il 72,87% con circa 300.000 schede non valide di cui 80.000 bianche. Nel 2010 ha votato il 64,63% .

Non ci vuole molta fantasia per capire che il bacino da raggiungere è quello dell’astensione.

Come cercare i voti? Personalizzando la campagna. La differenza tra berlusconiani e antiberlusconiani era netta e sedimentata da tempo, oggi non è più possibile puntare solo su un discorso di schieramento.

Il centro sinistra da troppo tempo non ha leader forti sul territorio, la campagna elettorale può crearlo il leader.

I simboli dei partiti/liste devono seguire non precedere il candidato. Lo stesso deve avvenire nei collegi provinciali, bisogna mettere in lista quanti più candidati competitivi possibile, meglio una durissima lotta sulle preferenze con candidati scatenati alla ricerca del voto personale che un semplice richiamo agli schieramenti.

 

Walter Marossi



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