7 novembre 2012

AVETE BUSSATO E NON VI È STATO APERTO


Avete bussato e non vi è stato aperto. Potremmo parafrasare così il Vangelo di Luca per descrivere il rapporto, vecchio ormai di qualche lustro, tra partiti politici della sinistra e società civile. Fra gli intellettuali “organici” a questo schieramento, come si diceva una volta, la tribù più affollata era quella dei sociologi ma ora gli intellettuali organici, e non solo loro, sembra siano stati sbarcati e gli effetti si vedono. L’atteggiamento e i giudizi della sinistra nel suo insieme verso Grillo e il suo successo, e in forma minore verso Renzi e il suo di successo, sono il risultato di quest’abbandono e di questa sorta di diaspora.

Capire la società, le sue evoluzioni e i suoi mutamenti era ed è il ruolo della classe politica e con questo ruolo poco ha a che vedere il problema della “forma partito”; oggi, però, tutto si discute e di tutte le erbe la società civile fà un fascio: e dei politici e della politica e della forma partito. Un brontolio sordo si sente, una sorta di coro greco: “se è così meglio ricominciare da zero”. Com’è potuto accadere che senza fare un plissé la sinistra sia passata dall’applaudire Grillo spellandosi le mani, il primo Grillo quello della satira mordente, al considerarlo ora il suo peggior nemico? Sola superficialità? No. Solo consuetudine al potere, atteggiamento da casta ottusa, il non saper cogliere nella satira che colpisce i tuoi avversari quello che comunque riguarda anche te.

Ormai la frittata è fatta, Grillo e il Movimento 5 stelle c’è e ce lo teniamo per un pezzo e con lui l’instabilità che porterà nella politica italiana. Difficile inseguirlo sul suo terreno, il web. Ci si può provare ma bisogna avere la gente adatta. Non basta conoscere tecnicamente come “smanettare”, bisogna essere tra gli adepti, quelli che per lunga consuetudine ne hanno adottato il linguaggio, la sintassi, il comportamento sociale. La formazione dei giovani quadri della politica di sinistra non è delle migliori in questa direzione, basta partecipare a una qualunque riunione di circolo per capirlo: i giovani sono vecchi, i vecchi sono esclusi e perdonati.

Che il web sia uno strumento potente la sinistra dovrebbe averlo capito, anzi lo ha capito senz’altro quando al web ha attribuito, di nuovo applaudendo, il merito di essere stato il principale strumento di rivolta contro le dittature del sud del Mediterraneo. C’è però ancora differenza tra cogliere l’esistenza di uno strumento e saperlo usare. Temo che la corsa sia forse persa. Come dice Giorgio Galli nella videointervista su questo numero di ArcipelagoMilano, oltrecché altrove anche in questo campo la politica italiana ha perso la guerra ma la pace è tutt’altro che vicina.

Tra tutti i disastri che gli abituali maitres à penser ci hanno elargito a proposito del dilagare elettorale del Movimento 5 Stelle – l’instabilità politica, lo spianare la vittoria alla destra succhiando voti alla sinistra, il costringere tutti gli altri pur di governare a dar vita a pateracchi consociativi, e così via – ne manca sempre uno: la crescita di ruolo della burocrazia. Come ho già avuto modo di notare la settimana scorsa, i politici passano ma la burocrazia resta. Tuttavia quando un governo, sia esso nazionale o più semplicemente comunale, vive momenti di grande incertezza e più che a governare pensa a sopravvivere, ecco che la burocrazia occupa subdolamente gli spazi della politica.

Nel nostro Paese questo è più grave che altrove perché da sempre i nostri governanti, di destra o di sinistra che fossero, hanno trattato la burocrazia o come un gruppo di pretoriani o come vassalli corrotti del loro potere, mai come servitori dello Stato e tutori del bene comune, al cui banchetto spesso li scopriamo come avidi commensali. Ma veniamo al sodo: dove comunque pensa la sinistra e il Pd in particolare di ricominciare? Da un documento vecchio di poche settimane come “Italia bene comune”? Chi lo dovesse ancora leggere avrà una curiosa impressione: è un documento didatticamente dalemiano al quale vien voglia di ribattere: ma fino a ieri voi dove eravate? Ora, qui e adesso invece abbiamo il “Manifesto per la Lombardia”. Il manifesto fa un passo avanti ma forse non basta: quando nell’ultimo paragrafo si parla di “Patto Civico” bisogna essere chiari. Di che si tratta? Un patto di collaborazione? Chi fa che cosa? Quali sono i comportamenti richiesti alla società civile e quali quelli richiesti agli eletti perché il patto tenga? Alla società civile non servono più lezioni e nemmeno ripetizioni ma idee e responsabilità condivisa come condiviso deve essere il potere. Per concludere: dopo il manifesto comunque ci vuole il programma.

 

Luca Beltrami Gadola



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