7 novembre 2012

EXPO DI NEFANDEZZE URBANISTICO/ECONOMICHE IN TANGENZIALE EST


Nella Storia delle città troviamo strade, piazze, canali, fiumi e lungomari diventati famosi per la gradevolezza del loro disegno urbano, i loro fondali composti da edifici e opere di arredo urbano o da siti archeologici accumulati nel tempo che le hanno trasformate in vere e proprie “promenade” orgoglio delle città. Al contrario vi sono infrastrutture viarie che rappresentano la Storia recente e che si collocano generalmente nelle disastrate periferie italiane realizzate senza i piani particolareggiati previsti dall’articolo 13 titolo II della legge urbanistica del ’42, e dove agli errori originali si sono sommati: Varianti al PRG, leggi Speciali, Piani intergrati (PII) e urbanistica contrattata.

A Milano un grandioso aspetto di strada “sfortunata” potrebbe essere la Tangenziale Est.Già sbagliata in partenza perché troppo vicina a Milano per essere una Tangenziale e di conseguenza costruita prevalentemente su viadotto. Per questa ragione ha dovuto subire pochi anni dopo un difficoltoso e costoso allargamento per la terza corsia e risolvere anche il grave difetto di progettazione dello svincolo con viale Forlanini in direzione Aeroporto (uscita sulla corsia di sinistra). Ma la nomea di strada sbagliata già di per sé non bastava, perché è stata oggetto su ambo i lati una serie di interventi urbanistici maldestri, prevalentemente in Comune di Milano, che la fanno classificare come una strada “sfortunata”. Tutti questi errori sono amplificati dalla posizione della Tangenziale e dalla sua sopraelevazione che costituiscono un balcone dal quale apprezzare queste nefandezze realizzate ai suoi lati.

Partiamo dallo svincolo della autostrada del Sole a San Donato e andando verso nord notiamo:

a) Sulla destra un enorme deposito della linea MM3 paragonabile come estensione e attrezzature ai campi prova delle più grandi fabbriche di materiale rotabile del mondo, (con tanto di pista prove con torre di controllo) solo che qui però non si producono treni. Spreco di spazio e spesa caratteristici della megalomania dell’imprenditoria pubblica della “Milano da bere” degli anni ’80.

b) Sulla sinistra appare quello che resta del quartiere Santa Giulia progettato dagli archistar del momento con un buon disegno urbanistico e comprendente oltre alla residenza importanti funzioni terziario commerciali. Ora questo quartiere modello è la vergogna della città, costruito solo parzialmente, è privo delle urbanizzazioni e delle prestigiose funzioni che dovevano rendere vivo il quartiere. Fallito il primo operatore non si sa ora chi potrà completare l’ambizioso progetto.

c) Appena di fronte sul lato est c’è il vecchio borgo di Ponte Lambro, che una serie di interventi edilizi ha trasformato in un banale brano di periferia cittadina. Prima da un intervento di case popolari realizzato con due edifici a stecca lunghi circa 200 metri, frutto di una urbanistica da socialismo reale molto diffusa nell’hinterland milanese degli anni ’80 e chiamati “segni” sul territorio (S. Donato, Assago, ecc), preordinati a cancellare definitivamente il concetto dei Borghi che circondavano Milano per trasformarli in periferie dormitorio. Anche un recente PII, che avrebbe potuto invertire la tendenza, se avesse usato tipologie integrabili nel Borgo, ha seguito invece lo stesso concetto dei PII cittadini con i soliti condomini pluripiano. Visto il disastro urbanistico e anche sociale (sarà, ma spesso questi fenomeni vanno insieme) il Comune affidò poi a Renzo Piano l’incarico di recupero urbanistico e funzionale di Ponte Lambro, ma di questo interessante progetto non se n’è saputo più nulla, gli stecconi e gli alti condominii avevano reso ormai illusorio il recupero del Borgo.

d)  Sullo stesso lato della tangenziale tra Ponte Lambro e Monluè hanno appena demolito dopo venti anni di cattiva esposizione la mega struttura abbandonata di uno degli alberghi che la Regione aveva incentivato per i Mondiali di Calcio, anche in contrasto con le previsioni del PRG. Controllo politico degli interventi, ancora operatori avventurieri e una serie di passaggi di proprietà ci avevano lasciato questo monumento, come simbolo dell’incapacità di governare la città negli eventi eccezionali. Ma venti anni sono tanti, possiamo dire che una intera generazione di automobilisti ha avuto modo di imprimersi nella mente lo squallido aspetto della struttura abbandonata.

e) Appena più avanti il nuovo svincolo di Linate ci collega all’aeroporto più amato dai milanesi, incastrato tra quartieri residenziali dei comuni limitrofi che costringono spesso a cambiare le rotte di decollo per il fastidio del rumore. Questo aeroporto destinato a chiudere per la mancanza di zone di espansione e di sicurezza, resta la spina nel fianco allo sviluppo di Malpensa portandogli via l’utenza. Quando per le olimpiadi di Atene, fu costruito il nuovo aeroporto Venizelos, quello esistente a Glyfada, pur grosso il doppio di Linate, altrettanto amato dagli Ateniesi ma circondato anche lì dall’abitato, è stato dismesso. E ora il Venizelos, collegato con il metrò al centro di Atene, è diventato un efficiente HUB, quello che sarebbe stato probabilmente Malpensa senza Linate.

f) Passato lo svincolo per l’Aeroporto sul lato ovest appare la “Magliana” di Milano, costruita però cinquanta anni dopo l’originale di Roma. È il quartiere Rubattino, frutto di un PII che urbanisticamente compie il madornale errore di collocare uffici e commercio a filo della via Pitteri verso la città, relegando invece la residenza raggruppata con un’alta densità fondiaria vicino al rumore e all’inquinamento della Tangenziale Est, mentre ogni logica urbanistica avrebbe consigliato il contrario, residenza su via Pitteri e uffici e commercio verso la Tangenziale. I residenti di questo quartiere, essendo in una delle tante “zone intercluse” provocate dalla barriera ferroviaria e non prevedendo il PII infrastrutture per ovviare a questo inconveniente, hanno oltretutto gravi problemi di collegamento con la città.

g) Dopo la “Magliana di Milano”, sul lato est si vedono le tracce di enorme errore di previsione: la realizzazione tra Milano e Segrate delle nuove Dogane con accesso ferroviario e autostradale quando già si sapeva che con la realizzazione della Comunità Europea tutte queste funzioni sarebbero state inutili. La classica cattedrale nel deserto, di cui ora non si sa che fare, e intanto un’altra porzione di territorio è stato sottratto al verde

h) Dopo un’attimo di tranquillità attraversando Parco Lambro e il cimitero di Lambrate sulla destra si comincia a intravedere uno dei complessi ospedalieri privati più importante d’Europa, realizzato con una megalomania costruttiva fuori dal comune. Eppure il San Raffaele è un ospedale efficientissimo, dotato di tutte le strumentazioni più sofisticate e di istituti di ricerca e universitari tra i più produttivi e addirittura con l’unico esempio in Italia di metrò sopraelevato completamente automatico che lo collega alla fermata di Cascina Gobba della MM2. Ma questa infrastruttura sanitaria di cui la Lombardia si faceva giustamente vanto è improvvisamente fallita, e solo una cordata di salvataggio permetterà di mantenere a Milano una delle strutture ospedaliere più conosciuta in tutto il mondo. Ma vi rendete conto? Fallita!

E qui siamo alla fine del percorso milanese della Tangenziale est, dove imprenditoria privata e pubblica hanno concentrato il peggio in tutti i campi: infrastrutture, sanità, trasporti, urbanistica, residenza e accoglienza. Che si tratti solo di incidenti fortuiti o di un lato oscuro di questa Milano dove politici e imprenditori non sempre hanno lavorato nell’interesse della Città? Ma loro evidentemente ne sono coscienti perché hanno portato l’EXPO 2015 dall’altra parte della città.

Gianni Zenoni



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti