7 novembre 2012

teatro


 

SENZA FAMIGLIA

di Magdalena Barile, regia Aldo Cassano

con Matteo Barbè, Natascia Curci, Giovanni Franzoni, Nicola Stravalaci, Debora Zuin

assistente alla regia Antonio Spitaleri, scene Petra Trombini, luci Anna Merlo, costumi Lucia Lapolla, audio Luigi Galmozzi, organizzazione Giulia Telli produzione Crt Teatro

 

Forse non tutti sono fatti per essere liberi? Questo sembra chiederci Magdalena Barile con il suo Senza famiglia, storia di una donna che, estremizzando gli insegnamenti della madre (che predica libertà, indipendenza ed emancipazione femminile), finisce per uccidere il marito e i due figli.

La scrittura graffiante, un cast di bravi attori e la regia di Aldo Cassano, molto attento al ritmo e ai tempi comici, danno vita a uno spettacolo che riesce a suscitare nel pubblico grande interesse e a mantenerlo vivo – col giusto dosaggio di movimento, musiche, energia e cambio di costumi – per tutta la durata.

S’inizia coi due nipoti sui pattini a rotelle che spingono come pazzi la nonna su una carrozzina, finché questa non li ferma, puntando loro contro una P38, e comincia a raccontare la storia di un padre che, per insegnare al figlio a non fidarsi di nessuno, l’ha fatto buttare dall’alto di una scala senza poi prenderlo. La cifra tragicomica continua quando la nonna, dopo essere morta, risorge e decide di insegnare alla figlia tutto quello che, in vita, non è stata capace di trasmetterle.

La donna, infatti, è sposata con un marito gretto e insignificante (fin troppo?), soprannominato dalla nonna Minus Abens, e si dedica con eccessiva abnegazione alla vita familiare e ai due figli, una ragazza che vorrebbe tagliarsi la testa con il trinciapolli e un ragazzo convinto di essere una donna.

I nipoti adorano la nonna, alla quale assomigliano – per un cosiddetto spirito di ribellione – molto più che alla madre e al padre; non a caso la nonna è interpretata (bene) da un uomo, Giovanni Franzoni. Gli “esercizi di libertà” proposti dalla nonna durante una villeggiatura al mare sembrano riuscire nel tentativo di cambiare radicalmente (in modo affatto realistico, ma coerente con la cifra volutamente grottesca dello spettacolo) la donna che – in quello che sembra essere un happy end – decide di restare sulla scala dalla quale ha deciso di non buttarsi.

Sembra un lieto fine perché la donna, a differenza del bambino della storia con cui la nonna ha aperto lo spettacolo, non ha bisogno di buttarsi e di non essere presa dal genitore e sembra aver raggiunto senza troppi traumi un’autonomia e un’autosufficienza – una vera e propria “libertà” – che sembrava per lei irraggiungibile.

Ma Magdalena Barile per fortuna non vuole – come sembrerebbe a un certo punto – “fare la morale” e neppure elogiare indiscriminatamente un’idea forse un po’ datata di emancipazione e libertà, ma vuole offrire al pubblico un paradosso con cui interrogarsi; la donna, infatti, in overdose da indipendenza, torna ad essere “schiava”, stavolta dell’approvazione della madre morta, per ottenere la quale decide di uccidere il marito e i figli. Fino a che punto, allora, una libertà innaturale si può trasformare in una non-libertà ancora maggiore? Cosa significa, nel 2012, per le donne, essere “emancipate”? È giusto per i ragazzi seguire dei modelli, ed è giusto scegliersi questi modelli all’interno della propria famiglia? Cosa significa essere liberi? Possono esserlo tutti? O forse nessuno, dal momento che esserlo vorrebbe dire conformarsi a un’idea preesistente – propria (come fa la nonna), o suggerita da altri (come fa la figlia) – di libertà?

 

CRT Teatro, dal 6 al 14 novembre

 

In scena

Fino al 10 novembre al Piccolo Teatro Studio
Edipo Re, drammaturgia e regia di Marco Isidori.

Al Piccolo Teatro Grassi dal 7 al 18 novembre John Gabriel Borkman di Henrik Ibsen, regia di Piero Maccarinelli.

Allo Spazio Tertulliano dal fino all’11 novembre Superfamily party, scritto e diretto da Michelangelo Zeno.

Al Teatro I dal 7 al 26 novembre Hilda, di Maria NDiaye, regia di Renzo Martinelli.

Al Teatro Pim Off dal 10 al 12 novembre Infactory, testo e regia di Matteo Latino.

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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