31 ottobre 2012

CRISI: ECOLOGISTI PER SOPRAVVIVERE


La natura della crisi che stiamo vivendo è a carattere sistemico, epocale, non riguarda solo l’economia e la finanza, ma anche l’ecosistema, religioni, migrazioni, nuove geografie politiche. Il nostro mondo di valori e la cultura su cui si è basata finora la nostra vita su questo pianeta mostrano tutti i loro limiti come strumenti di interpretazione e di gestione della crisi. Costituirebbe un pericoloso errore interpretativo e pratico equiparare crisi a catastrofe, piuttosto è necessario considerarla la condizione per il cambiamento. Di fronte a una crisi di queste proporzioni, occorre mettere in discussione il paradigma in base al quale si è organizzata la nostra società. Il modello di sviluppo quantitativo e illimitato, che informa di sé la globalizzazione, non si sta rivelando sostenibile e necessita di essere rapidamente rivisto.

La crescita economica illimitata e il deterioramento conseguente dell’ambiente richiedono politiche eco-compatibili, che non mettano a repentaglio la nostra sopravvivenza. Per questo diverse persone, conosciute e specializzate nei loro rispettivi campi: filosofia, economia, biologia, medicina, mondo dei media e della comunicazione, partendo da considerazioni inerenti il clima, i suoi cambiamenti e i rischi ecologici a esso connessi, hanno dialogato e intessuto un discorso che abbraccia i diversi punti di vista della sfida ecologica come metafora importante per una lettura complessiva dei tanti problemi del Pianeta.

Ciò che è sorprendente è la sintonia e la coerenza che accompagna la definizione di uno spazio pubblico per la conoscenza infinitamente dilatato dall’interattività digitale. Qui la consapevolezza dei limiti della specializzazione in relazione agli sviluppi tecnico-scientifici e alle loro possibili, ma non sempre auspicabili, applicazioni, esprime una cultura della cittadinanza condivisa caratterizzata da un’etica della responsabilità. Quindi dalla reciprocità verso l’altro da sé esistente e futuro. Il discorso prodotto da questo dialogo tra differenze è diventato un libro edito da Springer, per la collana I Blu, a cura di Pier Mario Biava ed Ervin Laszlo “Il senso ritrovato“.

Il filo conduttore del confronto è l’informazione che ha originato l’Universo e ha permesso la nascita della vita sulla Terra, un’unità organica, un flusso di dati che è a rischio ogni volta che gli uomini pensano esclusivamente in modo unilaterale e miope. Per uno sguardo capace di futuro occorre una nuova visione che cambi la conoscenza specialistica e la inserisca nel ‘paradigma scientifico’ della complessità in una prospettiva olistica. L’universo è un sistema che si evolve con una sua logica e una direzione. L’azione dell’uomo, quando ignora le relazioni sistemiche con le quali essa interagisce, dà luogo a catastrofi. Accade con l’ambiente e la biosfera, con la riduzione della biodiversità, ma accade anche sul piano culturale e sociale con gli integralismi e i genocidi che si mettono in atto nel mondo.

Cambiare il “paradigma” significa modificare il comportamento e osservare diversamente quel che accade. L’interazione consapevole tra l’uso dei segnali, dei messaggi e delle informazioni non solo per l’organismo umano ma anche per l’organismo sociale, per la comunità e per la società ha costituito la base dell’incontro fecondo tra esperienze e discipline differenti. Così dalle origini dell’universo con Ervin Laszlo all’equilibrio dell’ecosistema con Fiorello Cortiana, si sono trattati le reti sociali e il mondo economico con Giulio Sapelli, si è visto come le culture antiche hanno affrontato i cambiamenti con Monica Centanni. E ancora: dalla malattia vista come patologia della comunicazione nell’organismo con Pier Mario Biava al contenuto e significato del cibo che mangiamo con l’immunologo Attilio Speciani. La crisi sistemica del paradigma della modernità e la necessità del cambiamento dei modelli di comunicazione con lo sguardo di giornalisti come Marina Terragni, Michele Mezza, Cipriana Dall’Orto o con organizzatori di conoscenza come Frieda Brioschi di Wikimedia/Wikipedia.

Il libro evidenzia la consapevolezza che tutte le cose dell’universo sono interconnesse in una rete e come ogni modifica nel tessuto di questa abbia ripercussioni in altri punti. Il pensiero corre immediatamente all’ambiente e all’ecosistema, per il quale è necessaria una nuova cultura che non rompa l’equilibrio di quella rete, ma la cosa vale anche per la natura libera e accessibile delle reti dell’informazione o per la partecipazione informata alle reti istituzionali e ai loro processi deliberativi. Una nuova cultura significa un nuovo modo di vedere le cose, che implichi il rispetto dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. Un nuovo paradigma e un nuovo sistema valoriale, appunto, dove il lavoro non veda lo scambio con la salute dell’uomo e dell’ambiente, la sicurezza non veda lo scambio con la libertà, ma ci siano un nuovo patto tra salute ambiente e lavoro, così come tra partecipazione, libertà e sicurezza. La soluzione per la crisi dell’ILVA può costituire un esempio, questo richiede un ecologismo per il terzo millennio.

Francesco Conti

 

 

 



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