16 ottobre 2012

COTTIMO FIDUCIARIO E TANGENTI


Il precipitare della situazione in Lombardia, in particolare con il coinvolgimento della criminalità organizzata nel voto di scambio evidenziano una vera e propria emergenza democratica. Il meccanismo praticamente funziona così: io ti finanzio la campagna elettorale attraverso il voto, dove servono le preferenze, oppure attraverso il pagamento delle spese relative alla competizione elettorale.

Successivamente, come in tutte le operazioni finanziarie, quanto investito viene restituito attraverso interessi o partecipazioni azionarie, in questo caso la monetizzazione di ciò, viene fatta attraverso gli appalti. È questo lo schema che sembra emergere dalle ultime inchieste relative alla gestione delle più importanti amministrazioni lombarde.

Ma cosa genera e permette tutto questo? Penso che un ruolo importante lo svolge l’istituzione del cottimo fiduciario che da un punto di vista giuridico è: “Nell’ordinamento italiano il cottimo fiduciario è una modalità di acquisizione di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, rientrante tra le cosiddette procedure in economia, semplificate rispetto alle procedure ordinarie in relazione al modesto valore del contratto o all’urgenza di provvedere. Può essere utilizzato per l’affidamento di un appalto pubblico di lavori, forniture o servizi a un imprenditore o, più in generale, a un operatore economico (il cottimista); ciò lo distingue dall’altra modalità di acquisizione in economia, l’amministrazione diretta, in cui le acquisizioni sono, invece, effettuate con materiali e mezzi propri o appositamente acquistati o noleggiati e con personale proprio della stazione appaltante, o eventualmente assunto per l’occasione, sotto la direzione di un funzionario della stessa (il responsabile del procedimento). Ci sono dei limiti negli importi, in particolare nei servizi, che però non vengono quasi mai rispettati, perché c’è sempre una deroga dovuta all’eccezionalità”.

La poca trasparenza nei contratti pubblici è molto frequente, ma non mi sembra che associazioni imprenditoriali e professionali siano sollecite nel denunciare queste storture, solo lo SNA (Sindacato Nazionale Agenti di Assicurazione) durante un’audizione presso l’Autorità per la Vigilanza dei Contratti Pubblici, ha ribadito la necessità di favorire la massima concorrenza indicando, come procedura da privilegiare, quella della gara pubblica, e ciò con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza nella scelta del soggetto aggiudicatario, prendendo spunto anche dalle sollecitazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza.

Soltanto qualche giorno fa i giornali titolavano relativamente all’Expo, “Più poteri a Giuseppe Sala su appalti e contratti. È entrata in una fase operativa, la macchina di Expo. Ed è per questo che il manager ha chiesto e ottenuto dal Consiglio di Amministrazione della società di gestione maggiori margini di manovra. Obiettivo: velocizzare il più possibile scelte e passaggi. È la necessità di correre, la motivazione con cui il board di Expo spa ha di fatto aumentato i poteri dell’amministratore delegato. Come? È stato innalzato l’importo massimo entro cui basterà solo la firma del manager per dare il via libera ad appalti per i lavori (il tetto sale da 5 a 10 milioni) e per l’acquisto dei cosiddetti “beni e servizi” (in questo caso si passa da 1 a 3 milioni). Una possibilità che riguarda anche le sponsorizzazioni”.

Ora in questo caso specifico, la serietà dell’Amministratore è una garanzia, ma non sempre è così e dobbiamo prevenire possibili storture. Non si può sempre limitare le situazioni degenerative con appelli di tipo moralistico o alla “vigilanza”, che senza reali poteri e strumenti giuridici rimane fine a se stessa.

Un maggiore ordinamento delle gare, in particolare sui servizi, è importante, perché spesso su importi non altissimi, ma sempre nel campo delle centinaia di migliaia di euro, dove c’è molto valore aggiunto, o per lo meno si fa finta ci sia, è più facile l’interferenza malavitosa, che si propaga come tante monadi. Un aspetto da molti sottovalutato è che in questo momento di crisi di liquidità e di impossibilità di rivolgersi al credito, le banche comprano i titoli di stato per salvare il paese e negano l’accesso a finanziamenti alle medie e piccole imprese, è molto frequente per un’azienda prendere, come socio di capitali qualche insospettabile. A questo punto è necessario che la politica, anche se limitata e screditata, si ponga il problema di riformare il sistema degli appalti.

Non si può delegare alla magistratura tutto questo, una magistratura che in una situazione di declino del paese è costretta a supplire anche alla politica industriale e ambientale, vedi Taranto. Magari il Comune di Milano, invece di appelli al rigorismo morale potrebbe cominciare a cambiare qualche regola.

 

Massimo Cingolani

 



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