16 ottobre 2012

MILANO E LO SPACCIO DEGLI INNOCENTI


Milano ha tre grossi problemi: il clima, il traffico ma soprattutto quello più importante per cui è famosa in tutto il mondo e per cui tanta gente muore… l’inquinamento. Sono le 8 di sera del dieci settembre, una serata fresca, piacevole. Due uomini su un motorino percorrono una via nel pieno centro di Milano, via Muratori. È una strada piena di locali, pizzerie, ristoranti, bar, come tutta la zona intorno. Ma è lunedì sera. La Milano notturna è chiusa e la via è semideserta, come qualsiasi via della città a quell’ora della sera. I Milanesi o sono rientrati dal lavoro e stanno cenando o sono ancora in ufficio. La via Muratori è una via della vecchia Milano, appena fuori dalla cerchia dei navigli ma pur sempre in pieno centro. Pavè fatto di grossi pietroni, palazzi molto belli, balconi fioriti. Qui gli appartamenti, nonostante la crisi, costano ancora molto, sia in affitto sia da comprare … .

È una di quelle sere tranquille, in cui Milano si è appena risvegliata dalle vacanze. Si è tutti al lavoro ma con la testa ancora altrove. Anche Massimiliano, 43 anni e sua moglie, che stanno percorrendo a piedi la via sotto i lampioni che gettano una luce arancione sui loro passi, stanno pensando ad altro. Lei ha in braccio la bambina di un anno. È di origine sudamericana, bella, carnagione scura, fisico prorompente, 22 anni, si chiama Carolina. Marito è moglie hanno la testa altrove. Ma non è un altrove bello se, come lei scrive su Facebook, erano assillati da “gente mandata dal diavolo”.

Ma torniamo ai nostri due uomini sul motorino, non sono lì per caso, hanno un obiettivo. Avvistate le prede, marito e moglie, li raggiungono all’altezza di un passo carraio, pochi metri oltre una enoteca molto frequentata. I coniugi capiscono immediatamente di cosa si tratta. I killer scendono dal motorino, Massimiliano scappa verso il centro della città, la moglie nella direzione opposta, con la bimba in braccio. Fanno in tempo a fare qualche metro prima di essere raggiunti dai colpi mortali dei due assassini che, indisturbati, risalgono sullo scooter e si dileguano in pochi istanti. Massimiliano muore sul colpo, Carolina qualche ora dopo in ospedale. La bambina sopravvive, la madre l’ha protetta col corpo.

In casa dei due coniugi la polizia troverà, nei giorni successivi, modesti quantitativi di coca. La città è scossa. I giornali si tuffano nella vicenda, le televisioni pure. “Non si tratta di un’emergenza” si affretta a dichiarare il Prefetto “il delitto è legato al mondo del traffico di stupefacenti.” Acuta osservazione, davvero. Passati poco più di venti giorni Milano non ci pensa più. Si adegua alla propria normalità. Con un vago rossore ha dissimulato lo stupore, la vergogna, l’indignazione. Poi più nulla. Come sempre ha fatto.

E così mi sono permesso di parafrasare la pellicola di Roberto Benigni. Perché quello che era il sud e che ci faceva ridere nelle parole dell’avvocato che prelevava Benigni all’aeroporto era la palese negazione della realtà che ci circonda, la surreale ricostruzione del reale. Tutti ci aspettavamo che dicesse che il problema della Sicilia fosse la mafia. E invece, in un crescendo spettacolare, questa evidenza veniva negata per tre volte. Ma in questo film ci siamo finiti anche noi. Un film che però non è più una commedia ma la tragica rappresentazione di una realtà che è cambiata, da tanto tempo.

Massimiliano e Carolina erano due persone normali. E da persone normali sono venuti in contatto con il traffico internazionale di droga. Per fare soldi, per sopravvivere in tempi di crisi, per tirare avanti la baracca nel sogno dell’essere benestante. Non lo sappiamo, né sono qui per giudicarli. Solo constato che quella dei coniugi Spelta è una prassi ormai consolidata. Le forze dell’ordine lo sanno. Sono sempre di più le persone normali, che di giorno fanno un lavoro normale, liberi professionisti, imprenditori, commercianti, e decidono di giocarsi il jolly. La criminalità sfrutta il fatto che sono incensurati per far gestire loro una partita di droga, li usa come corrieri o come basi per la distribuzione.

Più sono normali meglio è. Alcuni lo fanno una volta, prendono i soldi e scappano (sempre per rimanere in ambito cinematografico). Altri si fanno prendere la mano perché i guadagni facili fanno gola a chiunque. Non so a quale categoria appartenessero i due coniugi uccisi in via Muratori. So per certo però che chi paga è sempre il meno esperto, quello che con le dinamiche di questo tipo non ha troppa familiarità. Che pensa di entrarci per il proprio guadagno non considerando che sta consegnando nelle mani della organizzazione più pericolosa il bene più prezioso, la propria libertà, in questo caso la vita, per pochi danari.

A Milano sta succedendo quel che al sud è successo da tempo. La criminalità organizzata sta rubando l’innocenza alla popolazione “normale”, ai cittadini, con il miraggio del guadagno facile, del “niente è sporco” o con la scusa del “ma dai lo fai una volta sola”. Questa è la vittoria culturale della mafia. Al sud come al nord. Pensare che la mafia sia normale. Pensare che se ci guadagno anche io la mia parte va bene lo stesso. Nel vuoto della politica i colletti bianchi lo hanno imparato da tempo. La cittadinanza si sta attrezzando.

 

Gaetano Nicosia

 



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