17 ottobre 2012

EXPO, ALIMENTAZIONE E SALUTE: UN FLOP?


L’Expo dei padiglioni dunque si farà, celebrando il grande spreco in tempo di crisi nel supermercato del futuro. Le multinazionali del cibo esporranno i loro alimenti sempre più tecnologici – funzionali e nutraceutici – e i loro integratori, la Lombardia esporrà i suoi formaggi e salumi DOP in percorsi enogastronomici, i nutrizionisti celebreranno il loro storico fallimento per la prevenzione dell’obesità e i pedologi e gli economisti agrari il loro fallimento per contrastare la fame, la scienza ci spiegherà come l’unica speranza per l’umanità siano i semi geneticamente modificati … e nei padiglioni sarà difficile trovare qualcosa da mangiare che non sia tossico.

Quel che colpisce leggendo sui giornali le notizie relative all’Expo è che non si parla mai del contenuto culturale di questa manifestazione – nutrire il pianeta, energia per la vita – come se tutto fosse ovvio, come se tutte le iniziative fossero di per sé funzionali a questo obiettivo. Siamo tutti buoni, contro la fame nel mondo, contro l’esaurimento delle risorse del pianeta … ma ci siamo dimenticati completamente del monito di Carlin Petrini agli stati generali dell’Expo, applauditissimo e ignorato: che non un ettaro di terreno agricolo sia cementificato, che non un Kilowatt della manifestazione provenga da energie non rinnovabili.

Il 14 Settembre del 2011 l’Organizzazione Mondiale della sanità ha annunciato che le malattie cronico – degenerative – le malattie dell’abbondanza – hanno superato le malattie infettive – le classiche malattie della povertà – come problema sanitario mondiale: su 58 milioni di morti 36 milioni sono dovuti a malattie non trasmissibili, soprattutto cardiovascolari (48%), tumorali (21%), polmonari croniche (12%), diabete, e il maggior numero di morti lo si conta nei paesi poveri. Le cause sono il tabacco, l’obesità, la vita sedentaria, l’ipertensione, l’iperglicemia …. la globalizzazione della dieta occidentale.

Lo sapevamo anche prima ma è un bene che l’OMS ce lo ripeta perché i responsabili della sanità pubblica non sembrano essersene accorti: lo stesso messaggio riconosce che i costi per gestire queste patologie stanno diventando insostenibili e che i sistemi sanitari nazionali sono al collasso. L’aggiornamento al 2011 della revisione sistematica degli studi epidemiologici su alimentazione e cancro promossa dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul cancro (WCRF) conferma che i tumori dell’intestino, che sono oggi i tumori più frequenti nella nostra popolazione, riconoscono come fattori causali le carni conservate (che il WCRF raccomanda di non mangiare proprio), le carni rosse (che il WCRF raccomanda di moderare), e la carenza di alimenti ricchi di fibre (cereali integrali, legumi e verdure, che il WCRF raccomanda di mangiare quotidianamente).

Nutrire il pianeta, dunque, ma con cosa?

A fine gennaio 2012 il ministero dell’agricoltura americano (USDA) ha emesso una direttiva per la ristorazione scolastica che impegna tutto il paese a eliminare i cereali industrialmente raffinati dalla ristorazione scolastica (35 milioni di utenti): entro due anni tutti i prodotti a base di cereali dovranno avere come primo ingrediente un cereale integrale. L’amministrazione americana ha recepito il messaggio degli studi epidemiologici prospettici, che hanno concordemente confermato l’ipotesi che il consumo di fibre di cereali, non come integratori ma come cibi, è associato a minore rischio di obesità e a minore mortalità per malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente, e anche malattie infettive, queste ultime verosimilmente perché il buon funzionamento del sistema immunitario dipende dalla salute dell’intestino.

Nel 2010 e 2011 sono stati portati a termine due grandi studi prospettici su centinaia di migliaia di persone sul rapporto cibo e obesità. I cibi più associati ad aumento di peso sono le patatine, le patate, le carni conservate, le carni fresche, le bevande zuccherate, i dolciumi, i cereali raffinati, i succhi di frutta, mentre i cereali integrali, i semi oleaginosi e lo yogurt sono risultati protettivi.

Il 2 febbraio 2012 la rivista Nature pubblica un commento sugli effetti tossici dello zucchero aggiunto, definito come qualunque dolcificante che contiene la molecola di fruttosio, sostanzialmente il saccarosio (lo “zucchero”) e lo sciroppo di glucosio e fruttosio, che sta sostituendo lo zucchero nelle bevande e nei prodotti di pasticceria. L’articolo ricorda che nella storia dell’umanità i nostri antenati mangiavano zucchero solo sotto forma di frutta, che un tempo era disponibile solo nei pochi mesi dell’anno in cui giungeva a maturazione, e di miele, che però era ben protetto dalle api. La natura ha reso questi zuccheri ben difficili da ottenere, ma l’industria alimentare li ha resi onnipresenti: negli Stati Uniti si mangiano più di 600 chilocalorie di zucchero a testa al giorno, da noi quasi 400 (pari a 100 g), e queste quantità sono uno dei fattori della sindrome metabolica (gli altri sono troppe proteine, troppi grassi saturi e trans, troppo sale e troppo alcol, oltre alla vita sedentaria). Buona parte di questa enorme quantità di zucchero proviene dalle bevande zuccherate, che il WCRF raccomanda di evitare del tutto per la prevenzione dei tumori.

La cosiddetta sindrome metabolica, che riguarda oggi quasi un terzo della popolazione adulta, è una condizione definita dalla presenza di tre o più dei seguenti fattori: pressione alta, glicemia alta, trigliceridi alti, colesterolo HDL basso, adiposità addominale (definita da una circonferenza vita superiore ad 85 cm nelle donne e 100 cm negli uomini). Altre componenti della sindrome metabolica sono la resistenza insulinica, lo stato infiammatorio cronico, l’iperuricemia, l’obesità, e, nelle donne, l’eccesso di ormoni maschili. Si tratta del principale problema di salute pubblica del mondo occidentale. Chi ha la sindrome metabolica si ammala di più di diabete, di infarto, di ictus, di steatosi e di cirrosi epatica, di cancro, di Alzheimer. Ci sono sempre più indicazioni che la sindrome metabolica e i suoi determinanti influenzino negativamente anche la prognosi dei malati di cancro (in particolare di chi ha avuto un cancro della mammella o dell’intestino).

La prevalenza di queste patologie è in continuo aumento anche a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione, reso possibile dalla scomparsa della fame e delle malattie infettive come causa principale di morte, e dai successi della medicina per tener in vita gli anziani affetti da malattie croniche. Ne consegue un quadro di crescente domanda di prestazioni sanitarie che, accoppiato alla crescente offerta di tecnologie diagnostiche e terapeutiche sempre più avanzate e costose, prefigura un quadro di progressiva insostenibilità economica della sanità. Le malattie sono come la “monezza”: non basta preoccuparci di come farla sparire, occorre produrne meno. E tutte le malattie croniche che caratterizzano il mondo occidentale sono prevenibili.

Che fare dunque per l’Expo? perché non sia un flop totale? e perché non travolga nel suo fallimento la giunta Pisapia che peraltro sta facendo cose egregie per la città? Pensiamo a una Expo senza patatine: proibite per tutta la durata della manifestazione su tutto il territorio lombardo. Un’Expo senza bevande zuccherate e senza carni conservate, o con una tassa che ne raddoppi il prezzo in tutta la Lombardia. Un’Expo senza sciroppo di glucosio fruttosio. Un’Expo senza farina 0 e 00. Un’Expo senza cibi spazzatura. Un’Expo dove non avveleniamo i bambini.

 

Franco Berrino

 



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