16 ottobre 2012

L’INFINITA ADOLESCENZA SOCIALE


Esistono, e oggi le differenze tra l’una e l’altra sono particolarmente evidenti, due “adolescenze”: l’adolescenza “biologica”, che è il passaggio dallo sviluppo puberale alla completa maturazione fisica e psichica dell’individuo, e l’adolescenza “sociale”, ovvero lo status in cui vive un individuo che non è più, fisicamente e psichicamente, un bambino, ma che non ha ancora assunto un ruolo sociale tipico dell’età adulta. Se l’adolescenza biologica è, grosso modo, una “invariante” del genere umano, l’adolescenza sociale assume caratteristiche peculiari e dilatazioni temporali spesso molto significative, essenzialmente legate al tipo di contesto socio-economico nel quale viene vissuta.

In molte parti del mondo, generalmente quelle economicamente meno avanzate, l’adolescenza sociale è molto breve, fino a restringersi a un simbolico rito iniziatico dal quale si passa immediatamente a uno stile di vita e a una assunzione di responsabilità tipiche dell’adulto: dal lavorare al procreare. Alle nostre “latitudini”, invece, nell’adolescenza sociale ci si attarda sempre di più e spesso ben oltre i più ragionevoli confini di quel processo biologico di completa maturazione fisica e psichica prima citato.

Non solo: mentre in un passato non lontano il modello sociale adulto rappresentava per gli adolescenti uno sprone alla crescita, se non altro per il desiderio di cambiarlo anche drasticamente, oggi è il modello adolescenziale a rappresentare una fortissima suggestione per gli adulti che cercano in ogni modo di emularlo. Non è un caso se un tempo era la figlia adolescente a desiderare di indossare i vestiti della mamma, mentre oggi sono le mamme a cercare di “entrare” a tutti i costi nei jeans o nelle T-shirt delle figlie.

In questo scenario osserviamo una adolescenza, per altro sovraesposta alle sollecitazioni di nuovi e sempre più potenti strumenti di comunicazione, in cui tutti gli indicatori relativi ai comportamenti che noi consideriamo a rischio peggiorano di anno in anno e, soprattutto, fanno registrare una significativa anticipazione. Lì dove iniziare prima a fumare, a bere, ad avere comportamenti sessuali slegati dalla componente affettiva, è dannoso soprattutto perché, essendo inevitabilmente minore il livello di maturità e il conseguente senso di responsabilità, il rischio sottoso a tali comportamenti risulta accresciuto.

Non si può dire, d’altra parte, che in questi anni non si siano tentati – da parte delle istituzioni e dell’associazionismo volontario – interventi per intercettare questi comportamenti a rischio e cercare di prevenirli o correggerli. È per questo che – con le persone che sarebbero state poi i Soci Fondatori di Laboratorio Adolescenza – ci siamo chiesti a lungo se in un “mondo” dove tutto manca meno che le “Associazioni” (solo a Milano ce ne sono centinaia, e decine che si indirizzano verso l’adolescenza) avesse senso crearne una in più. Alla fine abbiamo pensato che un contributo culturale e progettuale significativo avremmo potuto darlo a due condizioni: che Laboratorio Adolescenza facesse della “multidisciplinarietà” la propria connotazione distintiva e che lavorasse non “sugli” adolescenti, ma “con” gli adolescenti.

Credo che la presenza, tra i fondatori di Laboratorio Adolescenza, già solo di Silvano Bertelloni, Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, di Carlo Buzzi, Direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento e già Direttore di Ricerca dello storico Istituto IARD di Milano, di Fulvio Scaparro, psicologo dell’infanzia e fondatore dell’Associazione Genitori Ancòra, di Michele Del Vecchio, dirigente dell’Istituto Varalli di Milano, di Marina Picca, Presidente della Società Italiana di Cure Primarie Pediatriche, di Riccardo Renzi, giornalista del Corriere della Sera e cofondatore e poi direttore di Corriere Salute, di Massimo Tafi, esperto di comunicazione, di Emanuela Duina, membro della Commissione Educazione del Consiglio di Zona 5 del Comune di Milano ma soprattutto, come lei stessa si definisce, “madre di due meravigliosi figli adolescenti”, sia una buona garanzia di multidisciplinarietà.

Quanto al metodo di lavoro, la prima iniziativa in programma “Adolescenza età di confine”, (che sarà presentata a Milano sabato 20 ottobre alla ore 10.00 presso la Sala conferenze Spazio del Sole e della Luna in Via Ulisse Dini 7) è un progetto di educazione alla salute globale dell’adolescente destinato a pediatri, medici di famiglia, operatori socio psicopedagogici dell’età evolutiva, insegnanti e genitori, ma progettato con gli adolescenti. Saranno infatti quattro gruppi di studenti dell’Istituto Varalli che definiranno, sulla base delle loro esigenze formative e informative, gli argomenti da trattare nelle giornate formative e gli stessi adolescenti parteciperanno ai lavori con un question time rivolto ai relatori.

Naturalmente, Laboratorio Adolescenza è aperta al contributo di idee e all’impegno di chiunque – condividendone finalità e statuto – sia interessato all’adolescenza, vuoi per motivi professionali vuoi per motivi personali. Grazie, quindi, ad ArcipelagoMilano, per questa importante vetrina che ci ha messo a disposizione.

 

Maurizio Tucci*

 

*Presidente Laboratorio Adolescenza

 



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