10 ottobre 2012

MM. LA RABBIA DEI MILANESI


Non si è ancora spenta l’eco dello sciopero generale dei trasporti pubblici che, tra le altre città, ha colpito anche la nostra. Altrove le cose sono andate lisce, qui no: gente che ha cercato di impedire l’abbassarsi delle saracinesche all’ingresso delle stazioni, proteste violente dei passeggeri e, ciliegina sulla torta, un incidente sulla linea rossa – il malore di un passeggero – che ha costretto il convoglio a fermarsi, provocando le conseguenze del caso come l’accumularsi di ritardi, l’evacuazione in galleria dei passeggeri con intervento di pompieri ambulanze e personale.
Lasciamo da parte le facezie dell’opposizione che si è affrettata a chiedere le dimissioni di Bruno Rota, presidente di Atm, in carica da un anno e che in quest’anno avrebbe dovuto rimediare alla cattiva gestione durata quattro anni del suo predecessore, Elio Catania, fortemente voluto da Letizia Moratti e dalla precedente Giunta. Di quest’ultimo abbiamo ancora fresca la memoria per le sue acrobazie societarie nel cercare di aumentarsi i già lauti compensi – circa 500.000 euro l’anno –, non pago dei 7 milioni di liquidazione pagategli dalle Ferrovie dello Stato per due anni di presidenza disastrosa, alla quale pose termine il ministro Tommaso Padoa Schioppa per evitare il peggio.
Ciò detto il martedì nero della MM ha sollevato molti interrogativi e, come sempre, la ricerca delle responsabilità, senza particolare successo: chi ha attaccato Rota, chi l’assessore ai trasporti Maran, chi il Sindaco. Niente di nuovo. Eppure invece qualcosa di nuovo c’è stato: il comportamento dei milanesi, che hanno smentito la loro fama di persone pazienti e fondamentalmente poco inclini alla rissa. Questa volta si sono viste scene insolite per la nostra città. Perché?
Chi abitualmente viaggia in metropolitana il mattino o la sera nelle ore di punta avrà notato che le facce di suoi compagni di viaggio da tempo si sono incupite e peggiorano di giorno in giorno. La crisi morde, i precari sono più precari che mai e già se la passano meglio di chi un lavoro l’ha perso e non ha magari nemmeno la possibilità di una cassa integrazione guadagni. Il Governo ha fatto manovre sulle spalle dei più deboli che altrove hanno invaso le piazze. Le cronache giudiziarie parlano quotidianamente di scandali, di appropriazione e scialo di denaro pubblico e i colpevoli o i probabili colpevoli mostrano un atteggiamento arrogante e sprezzante. I nervi della gente sono scoperti e di questo dovrebbe tener conto il Governo, perché quando le manovre si scaricano solo in periferia, sulla gente comune, sono le amministrazioni locali che ne sentono i contraccolpi.
Anche dove le amministrazioni locali stanno ben governando e, con vere acrobazie, tentano di attenuare gli effetti perversi della crisi economica – e morale – l’insofferenza della gente diventa palpabile e ci si avvicina pericolosamente al “disordine” pubblico. Nelle stanze romane questi rumori della periferia si sentono poco eppure dovrebbero tendere l’orecchio perché questi rumori sono la spia di una situazione ideale per spianare la strada alla demagogia e al populismo.
E’ ora che i provvedimenti prendano la strada della maggior equità per ridare senso di cittadinanza collettiva. I partiti politici non riescono più a coagulare attorno a sé i consensi e i dissensi della gente e a rappresentarli provocando un’inarrestabile deriva verso l’individualismo che si scioglie miracolosamente nelle proteste di massa. Brutte pagine di storia passata col timore che si ripetano.

Luca Beltrami Gadola



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