10 ottobre 2012

MILANO: UNA NUOVA PAGINA DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE


Il Forum sulla Cooperazione internazionale, promosso dal Ministro Andrea Riccardi e tenutosi a Milano nei primi giorni di ottobre, ha avuto sicuramente un merito: quello di rimettere la cooperazione e la solidarietà internazionale al centro del dibattito pubblico. Il fatto che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Mario Monti, una folta schiera di altri Ministri, abbiano dedicato, tutti insieme, tempo e parole a un settore che negli ultimi anni è stato, sotto tutti i punti di vista, massacrato, non può che aver sollevato l’orgoglio ferito di una delle cosiddette eccellenze italiane.

L’obiettivo era quello di avviare una battaglia culturale per il rilancio della cooperazione in Italia. E credo sia stato raggiunto. Certo, rimangono dei nodi grossi da sciogliere. L’esito della riforma della Legge 49/87, quello che ne sarà in termini di architettura della cooperazione italiana e la questione delle risorse, solo per citare i più aggrovigliati. Tuttavia, di là da quelli che saranno i risultati concreti del Forum, misurabili davvero soltanto con il prossimo governo, ci sono due cose che dal mio parziale punto di vista sono già da considerarsi importanti.

La prima è stata l’eccezionale mobilitazione della Città di Milano. Dall’amministrazione comunale ai consigli di zona, dai volontari alle organizzazioni non governative, dalle associazioni di migranti a quelle di quartiere, dalle fondazioni e le imprese alle università, tutta la città si “è mossa” per dare il suo contributo. Per quanto riguarda, in particolare, l’impegno del Comune, questo si è reso concreto, oltre che nella co-organizzazione dell’evento, anche nel coordinamento di un “Fuori Forum”, promosso per coinvolgere e sensibilizzare il più possibile la città sui temi della cooperazione, dell’integrazione e dello sviluppo. Un calendario (ancora in corso) d’incontri, dibattiti, concerti e laboratori per bambini che ha preso vita grazie alla partecipazione diretta dei cittadini. Una mobilitazione che ha fatto eco a quella più “tecnica”, ma non meno appassionata, dei dieci gruppi di lavoro, attivati a livello nazionale dal Ministro Riccardi, cinque mesi prima del Forum.

Nel quadro di questo processo di consultazione sui temi della cooperazione, un gruppo (assai plurale) ha lavorato sul ruolo delle Diaspore e delle comunità migranti nella cooperazione. L’aver dedicato un intero capitolo del dibattito del Forum a questa questione è, a mio avviso, di vitale importanza per la rigenerazione della cooperazione italiana. Se prima si ragionava in termini di migrazione e sviluppo – la cooperazione per ridurre i flussi migratori, o detta ancora più banalmente, “aiutiamoli a casa loro” – durante il lavoro preparatorio al Forum si è affermato il paradigma di sviluppo e migrazioni, dell’impatto delle migrazioni sullo sviluppo qui e sullo sviluppo , grazie alla persona che migra: un ponte tra territori diversi, capace di attivare risorse e collegamenti di natura differente, e non solo agente economico.

È emersa dunque la necessità di promuovere politiche, locali e nazionali, che siano coerenti, trasversali e transnazionali e che sappiano andare oltre il seppur importante obiettivo, assunto a livello internazionale, della riduzione dei costi delle rimesse. Politiche capaci di mettere al centro il migrante, spesso stanco di considerarsi solo come tale, partendo da un presupposto: Nulla su di noi senza di noi.

Per chi considera la persona migrante solamente come un beneficiario delle azioni d’integrazione, di welfare o di cooperazione, e per chi si limita a pensare il coinvolgimento e il protagonismo unicamente come sostegno al volontariato o come la garanzia di quote “colorate” – perdonate il cinismo – ora il Forum ha fornito uno strumento in più di comprensione. È l’ha fornito proprio nella città che ospiterà tra meno di tre anni un evento il cui successo dipende molto dal tipo di valorizzazione e possibilità di partecipazione che si offrirà al mondo internazionale che già la abita.

L’Ufficio Cooperazione e Solidarietà Internazionale del Comune è impegnato da anni su questo fronte attraverso il Programma Milano per il Co-sviluppo e le altre attività di cooperazione decentrata. Ma perché queste azioni siano rafforzate e sostenibili, anche in vista del 2015, serve non solo pensare la cooperazione come attività trasversale a tutta l’amministrazione e in dialogo con il resto delle politiche della città (soprattutto con quelle d’inclusione e integrazione), ma vi è il bisogno di un partenariato su questi temi, con tutte le istituzioni coinvolte nella realizzazione di EXPO.

Si pone dunque un tema di responsabilità: la responsabilità di un impegno serio, anche in termini finanziari, sulla cooperazione internazionale e sulla cooperazione decentrata. E la responsabilità di sviluppare una narrazione comune che spieghi che investire non significa togliere qui, una narrazione che tenga insieme il miglioramento delle competenze dei migranti con il rafforzamento delle nostre strutture amministrative, o molto più semplicemente, il miglioramento della qualità della vita nei luoghi di origine con lo sviluppo dei luoghi di accoglienza.

Elementi che, come si è detto al Forum, tutta la cooperazione allo sviluppo dovrebbe integrare, nel ripensare i suoi attori e i suoi obiettivi, nell’ottica di un’azione realmente paritaria.

 

Cristina Severi


 



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