10 ottobre 2012

CI SONO COMITATI E COMITATI


Non è vero che a Milano la società civile è latente, che fa sentire poco la sua presenza: quella dei comitati è una variegata folla di cittadinanza attiva, con punti in comune ma anche tante differenze al suo interno. E una incomunicabilità reciproca spesso non casuale.

Ci sono i ComitatixMilano e i Comitati cittadini. I primi, nati dall’esperienza della campagna elettorale che ha portato all’elezione di Giuliano Pisapia, da oltre un anno lavorano in più forme sul territorio per favorire e allargare la partecipazione e la condivisione del cambiamento. Gli altri (attivi da decenni, o solo da pochi mesi) si strutturano intorno a contingenze e problematiche specifiche delle zone: dai parcheggi che mancano al degrado urbano, dalla movida selvaggia agli edifici abbandonati; proprio il coordinamento dei Comitati cittadini ha organizzato – mercoledì 26/9 al teatro Elfo Puccini – un incontro pubblico al quale hanno preso parte anche gli assessori Castellano, D’Alfonso e Granelli. All’ordine del giorno apprezzamenti e critiche, a oltre un anno dall’insediamento del Sindaco e della Giunta; soprattutto la cronaca di tante storie e situazioni locali difficili.

Ferma restando la serietà e legittimità delle richieste di risultati concreti, quello che colpisce è però un altro aspetto: l’estrema frammentazione dell’impegno civico e delle risorse. Un articolo di qualche giorno fa su Repubblica evidenziava che oltre 10.000 milanesi aderiscono a qualcuno di questi gruppi operativi, composti a volte solo da poche decine di persone. Una miriade di micro costellazioni che spesso danno l’impressione di non dialogare tra loro: perché?

Anche i ComitatixMilano, ex comitati per Pisapia sindaco, sono un movimento che opera nelle zone: territorialità e partecipazione le parole chiave per comprenderne l’anima. Che cosa li distingue allora, o dovrebbe distinguerli, dagli altri comitati? Il fatto di non esaurirsi intorno a un singolo scopo, ma di proporre anche un metodo, uno spirito, un modo di agire e di essere. Perché non conta soltanto il fare ma ciò che ne sta alla base. Avrebbero potuto diventare una sorta di tramite tra tutte le realtà associative esistenti e l’amministrazione stessa. “Antenne sulla città”, li aveva più volte definiti a suo tempo Pisapia. Purtroppo questo non è successo, o succede solo in misura limitata.

Così gli “altri” (i comitati cittadini), continuano a seguire la loro strada, con i mezzi e i contatti che ritengono più idonei, e non pensano di poter trovare nei ComitatixMilano un alleato, un intermediario privilegiato attraverso cui rivolgere le proprie istanze al Sindaco e alla Giunta; tanto che nell’incontro all’Elfo, in tutta la serata, non li hanno nominati o citati neanche una volta, neppure una parola sulla loro esistenza e attività. D’altra parte, dei ComitatixMilano non c’era praticamente nessuno presente. Come se si parlassero lingue diverse, se si vivesse in due Milano differenti che coesistono sullo stesso territorio ma che raramente si intersecano. C’era Paolo Limonta, è vero, che dei ComitatixMilano è il coordinatore: non era però lì in questa veste, bensì in quanto responsabile dell’Ufficio per la Città; e in questo ruolo istituzionale è intervenuto, riportando tra l’altro un’interessante proposta del Sindaco per un tavolo sulle periferie.

Anche agli assessori le cose non sono forse molto più chiare, probabilmente ignorano quanti e quali comitati, associazioni, movimenti esistono, come lavorano e che cosa fanno. Comitato viene inteso in termini generici, semplicemente un insieme di abitanti che ha qualcosa da dire, che segnala un problema o che si impegna per risolverlo.

Intanto all’Elfo si sono affrontati temi molto interessanti. Nelle voci dei rappresentanti dei diversi gruppi c’era una città in molti casi sconosciuta, abitati periferici “dimenticati”, urgenze da affrontare che spaziano geograficamente dalla Comasina a Bonola, da viale Abruzzi al Cimitero Maggiore; storie di insediamenti urbani di confine che, a sentirne raccontare, sembrano proprio off limits, stridono con l’immagine della Milano metropoli europea. A seconda della gravità delle situazioni, ecco i moderati e gli arrabbiati; chi riconosce l’impegno positivo della Giunta e chi invece lo ritiene insufficiente o volto nella direzione sbagliata. Perché i comitati di quartiere non guardano in faccia a nessuno, non sono “tifosi” di Pisapia: osservano la realtà dei fatti, stilano un bilancio; se i conti tornano bene, altrimenti partono le proteste, si alzano i toni. Cose già viste, da sempre.

Chi sta da una parte e chi sta dall’altra, quindi: solito gioco di ruoli. Dopo un’assemblea come questa la sensazione è che il modello di democrazia partecipativa sul quale si è fondata la campagna elettorale arancione sia ancora lontanissimo; e forse la responsabilità non è solo del Sindaco e degli assessori. Spesso chi vive i disagi di un quartiere non sa o non è interessato a sapere che al punto cardinale opposto (o invece a solo poche centinaia di metri) si affrontano emergenze analoghe. In tempi e luoghi diversi, più individui e più collettività, ignorandolo reciprocamente, si confrontano con le stesse realtà. Ciascuno teme un po’, in fondo, di perdere la propria legittimità e ragion d’essere. Un esempio? Nella sola via Padova si contano 70 associazioni e comitati. Tanti, troppi? Nell’intera zona 2, della quale via Padova fa parte, questo numero si moltiplica esponenzialmente. Certo è un segnale di ricchezza, sociale e culturale, però si nota anche tanta dispersione di energie.

Alla base sta l’inestinguibile tendenza a considerare il giardino sotto casa il centro del mondo, o almeno il centro di Milano. Ci si dimentica che in molti casi non è utile risolvere una situazione contingente se non si va a fondo, ricercandone l’origine e la rete di cause. Se il tema è il consumo di suolo non basta opporsi alla costruzione del grattacielo a pochissimi metri da casa mia, che toglierà luce alla mia finestra. Questo è a volte (anche se non sempre) il limite dei comitati di scopo. Un limite che i ComitatixMilano hanno invece tutte le caratteristiche e l’ampiezza di respiro per superare. Molte delle persone che ci lavorano o ci hanno lavorato con entusiasmo e passione da un po’ di tempo si rivolgono l’un l’altro questa preoccupata domanda: “come possiamo inserirci, ora, nel tanto affollato universo associativo milanese, quale valore aggiunto portiamo?”. Se non hanno titolo per essere un tramite con il Sindaco e la Giunta, se chi opera nei quartieri li conosce (o riconosce) solo fino a un certo punto e non li considera comunque un interlocutore … .

La potenzialità è enorme, ma non trova la strada per esprimersi a pieno: eppure i ComitatixMilano sono la vera novità nel panorama politico metropolitano degli ultimi anni, una forza fresca, dinamica, aperta a tutti, un contenitore di idee e di competenze dal quale si entra e si esce liberamente. Rappresentano una volontà di cambiare Milano in grado di superare i confini ristretti per entrare in sintonia con la città nel suo complesso e con chi la abita. Ampliare l’orizzonte, pensare in grande, costruire una visione d’insieme può aiutare a valutare anche un problema piccolo e prossimo con strumenti più efficaci. Il rischio, reale, è però quello di non riuscire a trovare (più) un’adeguata collocazione e il canale giusto per essere incisivi. Quella da affrontare, senza rimandi, è una difficoltà sostanziale in mezzo al percorso: in che modo allargarsi, evitare l’autoreferenzialità, proporre/riproporre la democrazia partecipativa a tutti coloro che, dopo avere votato Pisapia, sono tornati alla loro vita e alla loro professione.

Come possono i ComitatixMilano essere una risorsa stimolante che invogli a dedicare tempo ed energie al bene comune? Il lavoro incomincia ora. Presto ci sarà, come lo scorso anno, l’appuntamento della Duegiorni dei ComitatixMilano: varrebbe la pena di mettere questo tema al primo posto nel programma.

 

Eleonora Poli



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