10 ottobre 2012

A UN FIGLIO CHE COMPIE VENTANNI


Mio figlio Efrem (il nome significa “che cresce e dà frutto”) fra qualche giorno compie ventanni. Sapendo di provocarmi dice “Siete tutti uguali, destra e sinistra, non c’è nessuna differenza: pensate a far soldi… “. È quello che dicono la maggioranza dei ragazzi di oggi, quello che senti in ogni bar o sul tram. Il pensiero non mi consola. Mi colpisce ancor di più perché io da ragazzo sono cresciuto a “pane e politica”. Ogni giorno a tavola erano discussioni feroci tra mio fratello (sindacalista Cisl e favorevole al centrosinistra) e mio padre, con gli anni divenuto “scelbiano” e nostalgico del “centrismo”.

Mi colpisce perché sa che io e sua madre ogni giorno fatichiamo in un lavoro “sociale” facendoci spesso carico anche dei problemi altrui. Ma se mio figlio, che mi vuole bene, mi provoca, forse vuole “svegliarmi”, forse vuole un linguaggio crudo, vuole come diceva Hermann Hesse “verità che ti restano in mano come sassi”. Provo allora a scriverti, figlio mio, perché se parlassi m’interromperesti. Partiresti con un’escalation provocatoria, per ottenere da me il silenzio che ti lasci libero di sbagliare, che ti confermi questa “fame di vento” che è la vita oggi per un giovane. Destra e sinistra non sono eguali. Non lo sono nei valori, nel modo di approcciarsi alla realtà, nelle risposte che danno ai problemi.

Riducendo in modo estremo il concetto: la destra crede nel “homo homini lupus”, nella lotta per il controllo e il dominio, nella legge del chi vince ed è più forte ha sempre ragione, nella legge del “capo branco”. La sinistra crede nell’eguaglianza, ovvero che ogni uomo è tuo fratello, che sei responsabile della vita anche degli altri. C’è stata anche (ma molto rara) una destra liberale, un po’ paternalista, quando l’istruzione, la politica e il potere erano di pochi. Questa destra diceva “la proprietà obbliga“.

E c’è stata anche una sinistra illiberale, che voleva rendere “tutti uguali” dall’alto, secondo le direttive di una nomenclatura che però era più uguale degli altri. Certo nel tempo la sinistra ha preso qualcosa dalla destra e viceversa. Le lotte sociali e il progresso economico hanno fatto crescere i diritti e le opportunità per molti. Ma l’imprinting è sempre diverso. Se vuoi un’immagine più chiara, la destra è un padre severo, la sinistra è un padre premuroso.

Il padre severo è convinto che tu debba riuscire da solo ad affrontare le difficoltà, che un po’ di violenza e qualche dura prova ti saranno da palestra per affrontare la giungla della vita. Il padre premuroso ti sta a fianco, cerca di capire le tue difficoltà, cerca di aiutarti. Certo ci deve essere comunque “amore responsabile” ovvero si devono dire dei no e dei si … .

La verità non sta da una parte sola e non è un sasso dalle forme ben definite che puoi tenere in mano. Alla verità arrivi con un percorso, con una ricetta che ha bisogno di tanti ingredienti.

Diceva il monaco vietnamita Thich-nhat-hanh parlando a bambini (cito a memoria): “Cosa serve per cuocere una patata? Ci vuole la patata, poi la pentola, poi l’acqua, poi il fuoco. Ma se voi accendete un fuoco e poi lo spegnete, l’accendete e poi lo spegnete, ecc. … la patata non cuocerà mai. La costanza, la durata del fuoco, della passione, sarà quella alla fine determinante”. Ecco ci vuole passione, bisogna crederci per fare un percorso.

Mentre scrivo mi rendo conto che le immagini di chi “ufficialmente” fa politica nelle istituzioni più grandi è quanto di più lontano ci sia oggi dalla credibilità, dalla coerenza con un’idea di bene comune. Allora, Efrem, se tu vuoi dire che quelli che oggi vengono chiamati “politici” perché hanno incarichi, anche ben retribuiti, per occuparsi della cosa pubblica, sia “di destra” sia “di sinistra” hanno fallito, non ispirano fiducia, si parlano e si accordano solo fra loro, io non posso che darti ragione. Ma se tu fuggi dalla politica e dalla responsabilità, se non “accendi il fuoco”, se non provi a cambiare insieme con altri giovani saranno sempre i soliti pochi (magari con la maggioranza che si astiene) a governare le cose.

Cambia la società e quando l’avrai cambiata, cambia la società cambiata. Non innamorarti solo dell’abbattimento dello stato di cose presenti ma anche della costruzione di un mondo nuovo. Sappi che tutto questo non si fa da soli. Ogni tanto ci sarà un leader più rappresentativo che esprimerà la tendenza in cui credi, ma l’importante è camminare assieme. Cosi crescerai e darai frutti (e dai frutti si riconoscerà la bontà dell’albero). Buoni ventanni Efrem!

 

Pier Vito Antoniazzi


 



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