10 ottobre 2012

cinema


 

 A SIMPLE LIFE

di Ann Hui

[Hong Kong, 2011, 118′]

con: Andy Lau, Deannie Yip

È semplice la vita di Ah Tao (Deannie Yip, bravissima), da sessant’anni premurosa domestica nella famiglia di Roger (Andy Lau). Lui, ricco produttore cinematografico di Hong Kong, è stato cresciuto da Tao. A Simple Life di Ann Hui [Hong Kong, 2011, 118′] prende spunto dalla storia vera di Roger Lee – produttore del film – e della domestica con la quale è diventato grande.

Quando un piccolo infarto costringe Ah Tao a ritirarsi in una casa di riposo, Roger non l’abbandona e inizia ad accudirla con zelo. Questa è, in breve, la trama raccontata nel film; una storia semplice – appunto – costruita sui temi dell’amore, della vecchiaia, della malattia degenerante in morte. Argomenti che si prestano facilmente allo scivolare nel sentimentalismo più banale, alla ricerca dell’emozione forzata.

Ma la regista posa delicatamente la telecamera sui corpi, i gesti e gli sguardi di Tao e Roger, riuscendo a infiltrarsi profondamente nel loro animo, restituendo allo spettatore la bellezza di una relazione pacata e sincera. La semplicità di Ann Hui, allora, non va confusa con la banalità che sarebbe schizzata attraverso la spettacolarizzazione dei sentimenti.

A Simple Life è un film semplice, sia come storia sia come struttura. È semplice a partire dal titolo che racchiude in sé la definizione perfetta del film. Le vicende si susseguono lineari, senza bruschi salti temporali o colpi di scena. La telecamera è “leggera”, rispettosa. Entra nell’intimità senza essere invadente e indiscreta.

Allo stesso modo, il rapporto tra Tao e Roger vive di una stima reciproca grande senza mai cadere nel pietismo. È semplice. Alla fine, sarà semplice anche la morte di Ah Tao: il dolore è trattato in modo reverente e soave. Noi, in sala, ci commuoviamo rendendoci conto di come una lacrima possa essere semplice, ma mai banale.

Paolo Schipani

In sala: il film sarà proiettato martedì 16 ottobre alle ore 21.00 al Cinematografo La Filanda di Cornaredo (MI). Ed è inserito all’interno della rassegna Serate d’essai – ottobre 2012.

 

ELLES

di Malgoska Szumowska [Sponsoring, Francia, Polonia, Germania, 2011, 96′]

con Juliette Binoche, Anaïs Demoustier, Joanna Kulig, Louis-Do de Lencquesaing

 Anna (Juliette Binoche) è una giornalista di mezza età che vive gli agi di una comune condizione borghese e le sofferenze di un figlio ribelle e un marito distaccato e assente. Un articolo sulla prostituzione giovanile la avvicina a un mondo fino a quel momento a lei sconosciuto.

“È come fumare, è difficile smettere” sostiene una delle due ragazze intervistate. In realtà è qualcosa di molto più complesso del fumo. L’ossessione della miseria che pervade Alicja (Anaïs Demoustier) e Charlotte (Joanna Kulig), è più forte del desiderio di riappropriarsi del loro corpo. Queste giovani donne sono scappate dall’odore dei fast food e dalle faticose ore da baby sitter attirate da qualcosa che “non ti impegna troppo tempo”. Il rapporto con il tempo e la fatica, appunto, è fondamentale per comprendere l’antitesi con la giornalista; Anna si è servita di queste per basi per raggiungere le proprie conquiste sociali.

Attraverso gli occhi e la curiosità della donna, radicalmente ancorata alle sue abitudini e sicurezze, Malgoska Szumowska ci mostra come una combinazione di gioventù e malizia riesca a spogliare la borghesia maschile di ogni velo, rivelandone la veste più sincera ma triviale. I racconti delle due ragazze sono spregiudicati e carichi di perversione. Diventano all’occorrenza psicologhe, amiche, amanti per soddisfare le richieste di uomini annoiati e depressi, alla disperata ricerca di una trasgressione che li allontani, anche solo per qualche istante, dalle consuetudini del focolare domestico.

Il loro distacco è quasi inumano, la loro innata capacità di comando e dominazione dell’universo maschile affascina Anna al punto da sedurla, lei così inadatta a esercitare il controllo sui propri uomini di casa. L’antitesi tra questi due mondi, apparentemente inavvicinabili, e l’intensa attrazione tra loro sono l’anima di Elles. La regista ha voluto denunciare una piaga spesso trascurata ma dilagante, ci è riuscita grazie alla potenza espressiva di Juliette Binoche ma con una forse eccessiva generalizzazione demonizzazione di tutto il genere maschile.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Eliseo

 

 questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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