3 ottobre 2012

FIORITO E MINETTI MASCHERE DELLA CONTEMPORANEITÀ


Ai miei tempi c’era Mario Chiesa, mariuolo vero, come disse Craxi e come dimostrò il seguito, ma formalmente corretto: fingeva di far politica, di amministrare, coltivava un aspetto di anonima rispettabilità. Ora abbiamo Fiorito e Minetti, che furoreggiano impuniti e scostumati, nella misura in cui glielo permettono l’età e la stazza. Lei esibendo ciò che da sempre è il suo patrimonio professionale, lui inondando i media di fanfaronate, ammiccamenti, minacce da brigante ottocentesco. Dimettersi, sparire, cambiar vita? Vi rideranno in faccia: son convinti di aver forse avuto un incidente di percorso, ma che sostanzialmente anche da questo usciranno vincenti, grazie alla popolarità guadagnata e alla grinta senza vergogna con cui si battono. E non è detto che abbian torto.

Cos’è successo in questi vent’anni? È successo che i luoghi della formazione della classe dirigente politica, i partiti, già profondamente corrosi dall’esercizio del potere nei lunghi anni del dopoguerra e del miracolo economico in regime di monopolio, sono usciti annichiliti dalla prima tangentopoli. È successo che anche l’opposizione, vissuta all’ombra della guerra fredda, ci ha messo vent’anni di troppo a evolversi. È successo infine che, nel vuoto, si è affermata la videocrazia populista di Berlusconi, madre perfettamente riconoscibile delle attuali figure di veline e tronisti che hanno preso ed esercitano il potere istituzionale come stiamo vedendo. Prendersela troppo con loro, al di là del sacrosanto intervento della magistratura, sarebbe fin ingeneroso: così son stati allevati e selezionati, così funzionano.

Forse è più produttivo metter di fronte alle loro responsabilità politici, intellettuali, giornalisti, maestri di pensiero liberali, ma non bacchettoni, e progressisti, ma moderni, e persino religiosi, ma di mondo, che in questi anni hanno giustificato, spiegato o persino benedetto una deriva di spettacolarizzazione e di ingaglioffimento della politica, con il retropensiero che alla fine, dietro e sopra queste marionette, avrebbero continuato a comandare loro.

Roberto Formigoni, quando ha stravolto la lista per accogliere la Minetti, pensava di dare alla sua squadra un di più tecnico amministrativo? Un collegamento con le giovani generazioni che cercano un futuro? La Polverini, quando presenziava alle feste in costume, immaginava di raccogliere l’eredità culturale dell’antica Roma? I furbi hanno creduto che la schiuma di sottoproletariato femminile in cerca di successo di via Olgettina, che la schiuma di sottoproletariato criminale allevato intorno alle sezioni missine della periferia di Roma potessero far comodo. Purtroppo per loro, per la fortuna del paese se non è troppo tardi, la furbizia ha preso la mano, il giocattolo è esploso.

E adesso? Una campagna d’opinione severa contro la corruzione, un meccanismo rigoroso di rinnovamento, non solo a partire dall’anagrafe, ma dalle qualità politiche e morali, con meccanismi certi, pubblici, di selezione. Congressi contendibili, primarie contendibili, partiti regolati dalla legge, con obblighi di trasparenza. E istituzioni con compensi certi, pubblici, parametrati alle responsabilità. Non c’è da inventare chissà che, gli esempi in Europa non mancano. Non possiamo aspettare un’opinione pubblica severa, dobbiamo costruirla.

 

Marilena Adamo

 



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