3 ottobre 2012

RAGAZZI: IN BIBLIOTECA PER CRESCERE


La scorsa settimana in Sala Alessi a Palazzo Marino si è svolto un incontro aperto sul rapporto tra biblioteche di pubblica lettura e nuove generazioni; la sala non è stata scelta a caso, e per la seconda volta in pochi mesi le biblioteche sono entrate nel cuore del Consiglio Comunale, vicino a chi governa la città, coinvolgendo nel dibattito insegnanti, bibliotecari, scrittori, editori, amministratori, e associazioni che lavorano sul territorio.

Si è parlato di ragazzi, spazi, esperienze, buone pratiche, di nuovi strumenti e tecnologie, di ciò che viene fatto anche nella nostra città, e di ciò che si può fare o che si può fare meglio, di quello che manca, perché quella straordinaria opportunità di cultura diffusa costituita dalle nostre biblioteche, sia sempre di più anche a misura dei nostri figli, studenti, nipoti.

Se è vero che a leggere e ad amare i libri si impara da piccoli, è altrettanto vero che tra i dieci e i sedici anni – quando non si è più gli stessi bambini di prima, né ci si sente ancora dei giovani adulti – può essere facile perdere per strada quella curiosità. E sono proprio loro, i ragazzi e le ragazze, che possono aiutarci a capirne il perché e a trovare soluzioni perché quelle risorse culturali vivaci e uniche che abbiamo diffuse in città, siano anche da loro percepite come accessibili e accoglienti, e adatte a mantenere quella curiosità.

Con semplicità e freschezza i ragazzini di una scuola media di Milano hanno espresso i loro desiderata in un minidocumentario realizzato ad hoc per l’incontro. Alla domanda “Cosa ci piace di una biblioteca o cosa ci piacerebbe trovare?” le risposte più frequenti sono state queste: spazi accoglienti e accessibili, colori, fantasia, personale che ci accompagni e ci aiuti a scegliere, un luogo dove ci sia ‘vita’. Non desideri impossibili quindi, e quando questi trovano rispondenza, succede che la biblioteca diventa “il posto migliore che ho conosciuto”, come dice Marius, ragazzino rom di 16 anni, protagonista di un documentario realizzato in una delle nostre biblioteche rionali.

La biblioteca non è la scuola, dice Michel Melot in un bel libro che si chiama “La saggezza del bibliotecario”, anzi la sua virtù è quella di distanziarsi da essa, di lasciare ai suoi lettori libera scelta e libero arbitrio. I ragazzi che vanno in biblioteca si spogliano del loro vestito di scolari, ma diventano cittadini, ci vanno perchè hanno bisogno di questi luoghi, di luoghi che sono anche comunità e non solo studio solitario, e sperano di trovare spazi, strumenti e modalità, che gli assomigliano.

Oggi ancora di più di ieri, perché spesso i giovani utenti non hanno nelle loro case e nelle loro scuole, il posto ideale deve leggere, approfondire, fare ricerca e anche ritrovarsi. In questi ultimi dieci anni molte biblioteche scolastiche sono scomparse o si sono spente, a causa di interventi ormai solo sporadici e senza un disegno di sistema del Ministero: quelle che rimangono cercano sempre più faticosamente di sopravvivere, tenute in piedi da insegnanti sensibili e da genitori volenterosi, senza il personale dedicato e formato, perdendo il loro ruolo fondamentale di laboratorio di apprendimento e non semplice prestito di libri.

Resta però rilevante il ruolo prezioso che gli insegnanti hanno nella educazione e accompagnamento dei ragazzi verso la lettura; tutte le letture, che siano nell’ambito della narrativa o della scienza, e non si capisce perché, nella gran parte dei casi, l’educazione alla lettura e ai testi, sia lasciata soprattutto agli insegnanti delle materie umanistiche.

In un periodo di penuria di risorse e di progetti a sistema, la biblioteca di pubblica lettura assume per i ragazzi (e gli insegnanti) un valore ancora maggiore, se non viene intesa come puro accessorio alla scuola stessa. La collaborazione con il mondo della scuola è per il Sistema delle Biblioteche un supporto fondamentale, ma non esauriente, perché la scuola può essere il punto di inizio, perché i giovani lettori si muovano in seguito con più autonomia e diventino spontaneamente frequentatori di biblioteche.

Per incentivare, attirare, e sviluppare progetti con e per i ragazzi, occorre che alle biblioteche siano destinate ogni anno risorse (finanziarie, di personale, in formazione) stabili e costanti, anche per dare seguito e allargare iniziative di promozione alla lettura partite in passato con progetti condivisi con Fondazioni o Enti privati e che necessitano di andare avanti con le loro gambe.

Nel bilancio comunale 2012 invece c’è un decremento degli investimenti sul capitolo specifico delle iniziative per ragazzi, che è sceso dai 20.000 euro (già pochi) del 2011, a 8.000 nel 2012. Come c’è una cronica fatica a rispondere in quantità e qualità adeguata alla richiesta di maggiori strumentazioni e accessi informatici (più postazioni computer, più applicazioni, migliori e aggiornate, e reti più veloci).

Iniziative specifiche e a largo raggio che coinvolgano sistematicamente anche le scuole con questa penuria di risorse stentano a decollare, ad avere continuità e a essere conosciute, (come il Fondo Storico per Ragazzi, le iniziative partite con i progetti partecipati con la Fondazione Cariplo “Ci vediamo in Biblioteca”), senza contare che per avere maggiore successo dovrebbero essere supportate da un’attenzione costante e puntuale alla manutenzione e alla cura delle nostre biblioteche di zona, che per il loro valore di strumento di coesione sociale per i territori meriterebbero investimenti consistenti per valorizzarle e renderle riconoscibili.

Oltre all’impegno di dedicare maggiori risorse a questo comparto, ritengo che, per colpire il bersaglio in questo momento di scarsezza di risorse, il primo passo possa essere un investimento di energie comuni per realizzare un’indagine qualitativa sui bisogni e desideri dei ragazzi delle scuole secondarie inferiori e nel primo biennio delle superiori, che coinvolga nel confronto gli studenti stessi, gli insegnanti, i bibliotecari, e possa mettere in circolo tutte le buone pratiche già esistenti. Il discorso quindi non si esaurirà con il pomeriggio trascorso in Sala Alessi, ma proseguirà con approfondimenti a piccoli gruppi per ricavare indicazioni il più possibile concrete, che ci aiutino a strutturare proposte veramente a misura di quella parte giovane della cittadinanza che se adesso è un “non pubblico” potrebbe diventare il grande nuovo pubblico degli anni a venire.

 

Paola Bocci

 

 



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