3 ottobre 2012

IO, IL CARDINAL MARTINI E LA SINAGOGA


Giorni orsono alla Sinagoga di via della Guastalla, come sempre, c’era gente che pregava seduta nei banchi e altri che chiacchieravano perché s’incontravano con vecchi amici ritrovati. Io ho riconosciuto Orvieto che era medico e mio compagno di scuola in via della Spiga, dove vi era una sezione speciale pomeridiana riservata ai bambini israeliti e che fummo obbligati a frequentare dopo le Leggi del ’38 per la difesa della razza.

La Sinagoga per gli ebrei è da sempre “il luogo della discussione”. Tutto ciò farebbe rabbrividire un cattolico, poiché Gesù “ha cacciato i mercanti dal Tempio”. Il 25 e 26 settembre del 2012 dell’Era Cristiana corrispondono al mese di Tishri del 5.775 del lunario ebraico ed è caduto il Kippur, giorno di digiuno per l’espiazione dei peccati e per ricordare i morti ed io in quei giorni sono andato alla Sinagoga di Beth Shalom – la Casa della Pace – e a quella di via Guastalla con mio fratello, mio figlio e mia nipote Micol. Alla fine della funzione si recita il Kiddush, la preghiera dei morti e ho chiesto di aggiungere il nome del Cardinale Carlo Maria Martini a quello dei nostri cari scomparsi.

Tutti sanno chi sia stato il Cardinale Martini ed io ho avuto il privilegio di incontrarlo nella mia qualità di Presidente della Fiera di Milano. Con mia moglie Camilla abbiamo partecipato alle numerose sessioni della “Cattedra dei non credenti” tenute nell’Aula Magna dell’Università di Milano in via Festa del Perdono che venivano trasmesse contemporaneamente negli emicicli di diverse aule. La Cattedra dei non credenti fu un’iniziativa voluta verso la metà degli anni ottanta dal Cardinale, allora Arcivescovo di Milano, secondo il quale in ogni persona convive un credente e un non credente. In una serie d’incontri a tema il Cardinale invitava esponenti laici e religiosi.

Il fine dei dibattiti era di dare voce, su varie tematiche, a chi non si definisce “credente”, al fine di confrontarsi con il “credente” e con le ragioni delle rispettive idee; tali incontri furono occasione di approfondimenti e dialogo su grandi temi; gli interventi furono raccolti in diverse pubblicazioni (io ambiziosamente ritengo di essere un tardo illuminista di fede ebraica perché i Secoli dei Lumi furono meravigliosi per le Arti, le Scienze e il Sapere).

Quando le spoglie del Cardinale saranno sepolte nel Duomo di Milano gli porteremo un mazzo di fiori e qualche sassolino. Il mazzo di fiori secondo l’usanza cristiana e qualche sassolino secondo l’usanza ebraica. Gli ebrei dell’antica Palestina erano un popolo nomade e le spoglie dei loro morti venivano tumulate su un letto di sassi ricoperto dalla sabbia del deserto e contrassegnato con un grosso masso.

Anche il Rabbino emerito di via della Guastalla, Rav Giuseppe Laras ha portato due sacchetti di terra d’Israele, la Terra Santa, per la tomba del Cardinale. Martini ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Gerusalemme e lì avrebbe voluto essere sepolto. La Pace sia con Voi Cardinale Martini, “Sia con Voi la Pace” sarebbe la sua risposta, “Shalom hakem Cardinale Martini”, “Hakem Shalom” sarebbe la sua risposta, “Salam aleikum” direbbe un palestinese, “haleikum salam” sarebbe la sua risposta.

 

Guido Artom

 



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