3 ottobre 2012

Scrivono vari 03.10.2012


Scrive Anna Carena a Gianni Zenoni – Capisco bene come ci si possa innamorare di due alberi cresciuti sulle macerie in via Madonnina – san Carpoforo! Si teme che i nuovi progetti siano peggiorativi rispetto all’esistente, come appunto risulta ora da quell’orrendo e decontestualizzato progetto arassociati. Andiamo avanti? E sia! Ma non indietro! Sono una guida culturale e quando conduco i turisti nella zona di Brera spesso ci soffermiamo in quell’angolo, sotto quell’albero che offre rifugio, ombra e respiro di vecchia Milano a chi transita in quelle vie assolate. Direi che la sua funzione non è da poco per la collettività!

 

Scrive Vito Antonio Ayroldi a Guido Martinotti – Le parole e le metafore, se proprio si decide di parlar per metafore – che non è obbligatorio, anzi- almeno debbono essere attinenti. Lei cita: “Immaginate – scrive Sudjic – il campo di forza attorno a un cavo dell’alta tensione, scoppiettante di energia e lì lì per scaricare un lampo a 20.000 volts in uno qualsiasi dei punti della sua lunghezza, e avrete un’idea della natura della città contemporanea”. (Sudjic, 1993: p.334). Il richiamo di Sudjic all’energia elettrica offre un felice accostamento per un raccordo con il tema delle nuove tecnologie.”.

Ebbene, se avesse mai osservato con attenzione un uccellino posarsi su un cavo dell’alta tensione si sarebbe reso conto che, su un cavo dell’alta tensione, in uno qualsiasi dei punti della sua lunghezza… Non succede proprio nulla! Questo per ragioni note a chiunque abbia elementari conoscenze di fisica. Per giunta per Lei questo personaggio, Sudjic, ha fatto un felice accostamento con il tema delle nuove tecnologie. Ebbene questo signore presumibilmente ignora anche l’arcana ragione per cui gli arriva una voce dalla cornetta del telefono e magari riterrà un miracolo il riversarsi, dentro la moka, del caffè con il quale, forse, si sveglia al mattino. Quindi nessuna idea della città contemporanea è possibile acquisire da una metafora tanto bislacca ma semmai un’insulsa suggestione letteraria fuorviante almeno quanto il termine “città-metropolitana” lo sia per Lei, c.v.d.

 

Replica Guido Martinotti – Grazie prendo atto e ne parlerò a Sudjic. E anche a tutti quei cittadini ignoranti che si battono per non essere messi a contatto con reti ad alta tensione.

 

Scrive Felice Besostri a Guido Martinotti – In quel di Corsico amministratori poco accorti rilasciarono concesssioni edilizie in prossimità di linee di alta tensione. In tale case affacciandosi alle finestre i capelli sembravano la réclame della Presbitero e non per nulla è prevista l’inedificabilità nel campo delle linee di alta tensione, per il campo magnetico nocivo alla salute, anche se non partono saette dai fili di alta tensione.

 

Scrive Gaetano Moschetto – Sono un ingegnere e mi occupo di contabilizzazione e termoregolazione da diversi anni Nel vostro articolo “Ambiente: come la regione ci tartassa per figurare prima della classe” di Giorgio Ragazzi evidenzio delle evidenti inesattezze. Sfido qualunque esperto a consuntivare un risparmio del 5-7% dopo introduzione della contabilizzazione e termoregolazione, come avete scritto nell’articolo.

Dati alla mano di centinaia di impianti i dati di risparmio sono nettamente più alti. Dispongo di dati inconfutabili che posso mostrare a chiunque. In nord Europa (Germania, Danimarca, ecc) da anni hanno reso obbligatori questi sistemi e ne beneficiano. Sono folli anche loro, da anni? Non è corretto ed è forviante affermare “Se si considerano anche gli interessi e gli inevitabili interventi di manutenzione l’operazione comporta per l’utente una perdita certa e notevole.” Vi invito a verificare le vostri fonti e a fornire le corrette informazioni al pubblico.

 

Replica Giorgio Ragazzi – L’ingegner Moschetto critica, perché secondo lui troppo basse, le stime di risparmio ottenibile con l’istallazione di valvole per la termoregolazione, stime indicatemi da altri esperti del settore. Moschetto non fornisce però né stime né dati alternativi, quindi la sua è una critica sterile e vuota. Non sarà che egli se la prenda col mio articolo perché contrasta con gli interessi commerciali della sua società (“save-energy”)? Stimare i risparmi ottenibili è indubbiamente incerto e aleatorio. Il risparmio potrebbe essere notevole in un condominio di seconde case, se stimola i proprietari ad abbassare la temperatura quando non occupano l’appartamento (ma allora perché non lasciarli liberi di decidere sulla convenienza, invece di imporre per legge a tutti?). Il risparmio potrebbe invece essere minimo in condomini abitati tutto l’anno e con impianti già ben regolati, come nel caso del condominio dove abito io. Consideriamo questo caso concreto. Vi sono circa 250 caloriferi e secondo l’amministratore il solo servizio per contabilizzare il calore assorbito da ciascuno costerà ogni anno circa 1.500 euro che corrisponde al 4% del costo annuo per il gas consumato nel condominio: è molto probabile che solo questo costo supererà il beneficio del minor consumo, per non parlare dei costi di manutenzione delle valvole che negli anni peseranno certamente non poco. È evidente che non recupereremo mai l’investimento, circa 45 mila euro per termo valvole e modifiche alla caldaia. Il beneficio per l’ambiente sarà pressoché nullo; gli unici a festeggiare saranno le imprese come quella dell’ingegner Moschetto, mentre Formigoni andrà a molti convegni per sbandierare l’impegno ecologico della Regione, prima in Italia in questo settore. Si ripete l’esperienza dei sussidi al fotovoltaico e alle altre rinnovabili. A pagare è sempre il popolo bue.”

 



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