26 settembre 2012

SAN CARPOFORO ANGOLO MADONNINA: ANDIAMO AVANTI?


Nell’articolo su ArcipelagoMilano del dicembre 2010 mi chiedevo come fosse possibile sopportare nel centro storico di Milano i resti delle case bombardate nell’ultima guerra. Tra le cause citavo l’assuefazione dei cittadini al brutto, a tal punto che non giudicavano sconvenienti le cortine interrotte e i relativi frontespizi ciechi e magari, come in via Madonnina angolo San Carpoforo, si innamoravano di due alberi cresciuti sulle macerie arrivando addirittura a chiedere il loro vincolo a una Provincia agonizzante!

Questo è il caso di oggi; tra queste due vie la proprietà dopo sessantotto anni finalmente si dichiara disponibile alla ricostruzione e presenta un progetto. Subito si forma un comitato contro la nuova costruzione e favorevole al modesto statu-quo arboreo, smuovendo la volonterosa assessore all’Urbanistica che dovrà però barcamenarsi tra due esigenze delle quali una sola è culturalmente irrinunciabile, il disegno della città e la conservazione del Centro Storico.

È ormai tendenza urbanistica consolidata che nei centri storici europei si debbano ricostruire gli edifici demoliti dalle bombe nel loro plani-volumetrico precedente, e questo si è fatto in tutta Europa. Solo Milano è rimasta curiosamente indietro lasciando in bella vista numerosi palazzi diroccati e mi domando come ciò possa essere stato possibile. Spesso vi sono complicati problemi proprietari ma il loro numero mi pare francamente esagerato. Certamente c’è stata mancanza di volontà da parte dell’Amministrazione e questo nonostante l’ormai accettata prassi dell’Urbanistica Contrattata dove alle pressioni si potevano aggiungere incentivi.

Si deve anche ricordare il drammatico sovrapporsi di competenze che fanno del Comune un ente a sovranità urbanistica limitata anche sul suo stesso territorio. Soprintendenze ai monumenti, ai beni archeologici, enti Comunali, Provinciali e Regionali atti alle bonifiche dei terreni e alla fine anche complesse normative Procedurali Comunali, Provinciali e Regionali, hanno reso a volte impossibile realizzare quello che dovrebbe essere un Programma Economico di una Nuova Costruzione. Vorrei anche aggiungere la difficoltà dei rapporti tra tutti questi Enti che fan parte della nota giungla amministrativa che affligge il nostro paese. Con questo clima amministrativo non si sarebbe potuto ricostruire così rapidamente il ponte di Monstar e il Centro Storico di Dubrovnik demoliti o danneggiati dai bombardamenti della recente guerra civile nella ex Jugoslavia.

Ma un aspetto di questa situazione si può però condividere con il comitato; la pessima qualità del progetto. Non è accettabile che la Commissione Paesaggistica, che certamente lo avrà approvato, abbia ignorato uno dei suoi doveri, cioè quello di accertare la correttezza della Contestualizzazione dell’intervento. Questa procedura che illustra la genesi del progetto, diventa essenziale oggi quando il PGT rinuncia alle zone di espansione e punta al completamento e alla ristrutturazione del disegno urbano esistente.

Allora la Contestualizzazione del progetto, utile anche nelle zone periferiche, diventa irrinunciabile quando si opera nel Centro Storico e nel ripristino di una cortina edilizia preesistente e disegnata dalla Storia. Materiali, colori, ritmi di vuoti e pieni della facciata devono parlare lo stesso linguaggio degli edifici che lo circondano, per evitare che questo completamento si presenti come un corpo estraneo.

In Europa dove hanno affrontato la ricostruzione degli edifici bombardati prima di noi, si sono anche permessi a volte progetti del tutto Non Contestualizzati come l’edificio di Hans Hollein in piazza S. Stefano a Vienna che dopo venti anni appare oggi sempre come un edificio rovinato, non dalle bombe ma da una certa faciloneria culturale. Una fortuna ci resta a essere ultimi, tener conto degli errori degli altri, ma dobbiamo approfittarne per ridare ai Centri Storici l’immagine che la Storia aveva loro fornito. Certo si costruisce oggi con altre necessità tecnologiche ma l’istituto della Contestualizzazione deve affinare la sensibilità dei progettisti che in questo progetto obbiettivamente è mancata.

Quindi benvenuta la ricostruzione di una parte delicata del quartiere di Brera, se eseguita nella forma originale della cortina edilizia storica. Ma prestiamo attenzione al progetto e lasciamo perdere la Paulonia, dove se intervenisse la Provincia a rendere inedificabile l’area sarebbe l’ennesima dimostrazione che il Comune di Milano non può disporre del suo territorio (ma anche un punto in più per chi vuole eliminare le Province).

 

Gianni Zenoni

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti